[Il Sole 24 Ore – 07/11/2011 – di Ma.Fe.]
Ance: un piano di risanamento
«La più grande infrastruttura che ci aspetta è la manutenzione del Paese». Con queste parole, pronunciate sotto la pioggia battente e con un inevitabile riferimento alla cronaca, il presidente dell`Ance, Paolo Buzzetti, ha chiuso il forum dedicato all`unità d`Italia e all`«impresa di costruire il Paese», che ieri a Torino ha visto premiate 14 imprese con 150 di attività alle spalle e altre 77 con un secolo di vita.
Se la storia rivela il ruolo fondamentale che l`edilizia ha svolto nella costruzione del Paese, della sua identità e del suo sviluppo, a preoccupare è il presente, segnato da quella spaventosa
contrazione degli investimenti pubblici che contraddistingue le fasi di crisi. La priorità, come ha sottolineato la presidente Emma Marcegaglia in un video intervento, «restano le infrastrutture, che da sempre sono in cima alle priorità che rivendichiamo per l`Italia». Ma quali infrastrutture? Le grandi opere, certo, ma anche quelle piccole, come l`elenco di 1.100 interventi di manutenzione e messa in sicurezza che l`Ance aveva presentato al Governo e che per ora sono rimaste lettera morta. Quello che chiedono i costruttori è «un grande piano di risanamento», sull`esempio di quello messo a punto dall`Italia nel secondo dopoguerra: per questo chiamano a raccolta i sindaci per «un grande programma di rilancio delle città» e più in generale chiedono alla politica di attivare tutte quelle leve che consentono di efficientare il sistema a costo zero, a partire dalla semplificazione amministrativa.
Anche perchè, è emerso ieri a Torino, le risorse ci sono. «Nelle casse dei Comuni sono bloccati 44 miliardi che non possono essere spesi per il Patto di stabilità», ha denunciato il vice presidente dell`Anci, Enrico Borghi, mentre l`ad Unicredit, Federico Ghizzoni, ha ricordato come in Italia le potenzialità del project financing siano ancora tutte da sfruttare: «I capitali non mancano, ma la strutturale incertezza sulle tariffe scoraggia tutti gli investitori che cercano rendite anche non elevatissime ma stabili nel tempo».
Dunque per uscire dalla crisi forse «non serve tanto il Ponte sullo stretto di Messina», come ha detto Cesare Romiti strappando un applauso alla platea dei costruttori, ma un grande sforzo per la protezione e la manutenzione del territorio. Una battaglia su cui l`Ance si dice pronta a fare la sua parte: «Non ci possiamo arrendere – ha concluso Buzzetti -, ci vuole grinta nel pretendere le cose giuste e non tollerare più le cose non tollerabili. Bisogna tornare a essere responsabili e forzare la politica in questo senso».