[Corriere Economia – 16/01/2012 – di Paolo Gasperini]
Nel residenziale, grazie agli sconti del 36% e 55%, il fatturato delle manutenzioni supera quello delle nuove realizzazioni
Edilizia. Un settore in ristrutturazione
Calo del 5,4% nel 2011 per il business celle costruzioni, previsioni negative anche per il 2012. Non residenziale meglio dell`abitativo. Dalla proroga delle agevolazioni fiscali una boccata d`ossigeno
L`economia tira quando va bene l`industria delle costruzioni. è un luogo comune che affonda le sue radici nell`ultimo dopoguerra quando il manifatturiero era il volano del boom e costruire nuovi edifici serviva per dare una sede a nuove aziende e dare una casa agli operai che emigravano nel Triangolo del Nord.
Oggi non è più così, ma quel luogo comune ha ancora un fondo indubbio di verità e i numeri presentati dall`Ance, l`Associazione dei costruttori edili, non lasciano dubbi sul fatto che la crisi delle costruzioni proceda di pari passo con quella dell`economia in generale. La questione se poi si tratti di una causa o di un effetto non ha gran rilievo.
Le cifre
Il settore delle costruzioni oggi vale oltre 140 miliardi dì euro, pari a circa il 9% del Pil senza tenere conto dell`indotto. Il giro d`affari si suddivide in parti pressochè uguali tra abitazioni e non residenziale. Nel 2011 il calo di fatturato complessivo è stimato nel 5,4%: le costruzioni di case nuove sono diminuite del 12,4% (2010), mentre il calo del non residenziale è stato più contenuto (-7,9%), dovuto soprattutto alle minori commesse dell`edilizia pubblica (-10,5%) mentre le edificazioni private hanno registrato una flessione del 6%.
Unico dato positivo è l`aumento delle attività di ristrutturazione, che fanno segnare un lieve incremento per il quarto anno consecutivo. Il business è trainato soprattutto dalle agevolazioni fiscali e da questo punto di vista è lecito essere abbastanza ottimisti anche per il prossimo futuro considerando che il decreto Salva Italia ha reso strutturale il bonus del 36% sulla manutenzione straordinaria, e prorogato di un anno il 55% sul risparmio energetico. Poi anche questi interventi saranno detraibili al 36%. Nel comparto residenziale, il valore delle manutenzioni oggi sopravanza di 10 miliardi di euro quelle delle costruzioni; quattro anni fa il rapporto era inverso.
Il trend
Negative le previsioni per il 2012, che dovrebbe vedere un ulteriore calo del 3,8%, con una diminuzione più accentuata per le nuove costruzioni residenziali, stimate in discesa del 6% mentre il non residenziale privato dovrebbe scendere del 4%. Cumulando i dati da quando è cominciata la crisi immobiliare nel 2008, e tenendo conto delle previsioni al 2012, i numeri però diventano davvero imponenti: l`edilizia nel complesso a fine quinquennio registrerà una perdita del 24,1% in valore corrente. In termini reali (tenendo quindi conto dell`inflazione) significa un`erosione di un terzo del fatturato.
Sono numeri da tracollo quelli delle abitazioni nuove, con giro d`affari sceso del 40,4%; il non residenziale privato ha avuto un trend meno negativo, con una riduzione del 23,3%. Le commesse pubbliche fanno segnare -37,2%, mentre la manutenzione risulta in aumento del 6,3%. Sono cifre che hanno portato alla diminuzione del 19% delle imprese operanti nel settore (intendendo come tali quelle iscritte alle Casse edili) e che quindi stanno avendo una forte ricaduta sull`occupazione. Bisogna tenere presente che, sempre secondo stime Ance, ogni miliardo di fatturato comporta in media l`attività di 17 mila addetti.
Le cause
La diminuzione della domanda è certo la causa principale, ma non l`unica. Bisogna considerare anche la sovrabbondanza di offerta immessa sul mercato a metà dello scorso decennio e che ha creato uno stock difficile da smaltire. E poi le costruzioni soffrono la difficoltà di avere finanziamenti: il rapporto Ance evidenzia un calo del 25% per i mutui riguardanti l`edilizia abitativa e del 30,4% per quelli nel non residenziale.
E infine c`è il comportamento dell`amministrazione pubblica, che non solo ha ridotto drasticamente i bandi, ma ha anche allungato i tempi di pagamento dei lavori. Nel secondo semestre 2011, i tempi medi di saldo hanno raggiunto gli 8 mesi (1 mese e mezzo in più rispetto al primo semestre). Il ritardo medio, oltre i tre mesi che dovrebbero essere lo standard, è di 159 giorni, 45 in più rispetto a maggio 2011. Con punte che superano i due anni.