[Il Sole 24 Ore – 05/07/2012 – di Mauro Salerno]
Legge obiettivo, concluso il 34% delle grandi opere
Santoro (Autorità appalti): trattative private in quattro anni dal 7% al 37,6%
A dieci anni dal varo della Legge obiettivo un’opera su tre è «già conclusa», ma la promessa dei cantieri a tempi e costi certi grazie ai general contractor è rimasta sulla carta. Nel frattempo è esplosa la quantità di appalti affidati nel mercato “grigio” della trattativa privata. E aumenta anche il peso del contenzioso. Nel 50% dei casi i cantieri sono gestiti a colpi di varianti progettuali, mentre il rapporto tra costruttore e amministrazioni finisce davanti ad arbitri che nove volte su dieci danno ragione alle imprese, facendo lievitare i costi. C’è un’analisi a 360 gradi dei vizi che affliggono gli appalti pubblici nella relazione al Parlamento presentata oggi dal presidente dell’Autorità sui contratti pubblici, Sergio Santoro, che ha però difeso il settore dall`accusa di essere la “culla” della corruzione, anche a costo di entrare in polemica con il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino. Il report sulle opere strategiche regala una mezza sorpresa. Il 34,3% dei lotti Cipe è stato completato. Nel tempo però il novero delle grandi opere è esploso. Quante sono? Via Ripetta ne ha contate 189 suddivise in 565 lotti funzionali. I dati però riguardano solo 530 cantieri «perché i restanti 35 risultano corrispondenti a contratti rescissi, interrotti o sospesi». Di questi 182 lotti risultano conclusi (34,3%), 152 (28,7%) in progettazione, il resto in corso di esecuzione o di aggiudicazione. Il problema è che la legge, anche attraverso il ricorso ai general contractor, avrebbe dovuto assicurare «tempi e costi certi». Invece, rileva l’Autorità, «risulta una lentezza del procedimento, senza peraltro il riscontro di un effetto deflattivo del contenzioso in fase di esecuzione». Insomma opere al ralenti e richiesta di varianti come in tutti gli altri appalti. Intanto, quasi la metà (il 48,1%) dei contratti di importo superiore a 150mila euro nel 2011 è stata affidata attraverso una procedura negoziata senza pubblicazione del bando. Si tratta di 8.877 cantieri per un importo medio di 403.095 euro e un valore complessivo di 3,6 miliardi. «Questo tipo di procedura – sottolinea l’Authority – è diventata quella più utilizzata (si è passati infatti da una frequenza del 7% nel 2008 al 37,6% nel 2011). E questo anche in relazione alle modifiche apportate dal dl 70/2011», che ha innalzato la soglia massima delle trattativa privata da 500mila a un milione di euro. A pesare sono anche le varianti cui le imprese ricorrono in un caso su due, con una punta record del 77,3% in Sicilia. Conseguenza? Lievitazione dei costi e contenzioso arbitrale. Tra i casi eccellenti la relazione si sofferma tra gli altri sulla Nuvola disegnata da Massimiliano Fuksas a Roma (che ha collezionato ben sei varianti), l’ospedale del Mare di Napoli (opera in stallo, con costi lievitati del 18% e il rischio di opere aggiuntive per un altro 44% rispetto al progetto di 210 milioni), e l’ormai famoso auditorium di Isernia con costi quintuplicati da 11 a 55 milioni, senza mancare un riferimento all`alta velocità.
In generale, il costo delle opere che nel 2011 hanno dato adito a contenziosi è lievitato del 27,52% per effetto delle riserve, in aumento rispetto al 22,6% rilevato nel 2010. La soluzione non sono certo gli arbitrati. Per le amministrazioni anzi è un bagno di sangue. Nove volte su 10 – anzi nel 97,5% dei casi se si includono anche i giudizi con torto parziale per la Pa – vince l’impresa.