[La Repubblica – Affari e Finanza – 24/09/2012 – di Vito de Ceglia]
Edilizia ancora nel tunnel. Il lumicino per la ripartenza è in appalti, fisco e crediti
Motore fondamentale dell’economia italiana è ancora nel buio totale. Si confida che ripartano gli investimenti pubblici, che lo Stato, le Regioni e gli enti locali inizino a pagare i debiti arretrati e che il Governo vari altre agevolazioni fiscali
Per ritornare a crescere, l’Italia non può prescindere dal rilancio dell’edilizia: l`unico in grado di innescare impulsi positivi all`interno del tessuto economico su moltissimi comparti, considerato che nel nostro Paese questa industria effettua acquisti di beni e servizi dall`80% dei settori produttivi. Inoltre, una domanda aggiuntiva di un miliardo di euro nel settore edile genera una ricaduta complessiva nell`intero sistema economico di 3,374 miliardi di euro e un aumento di 17.000 occupati, di cui 11.000 nelle costruzioni e 6.000 negli altri comparti.
E’ questa, in sintesi, la premessa di Paolo Buzzetti, presidente dell`Ance e di Federcostruzioni che non nasconde le gravi difficoltà che sta vivendo, ormai da 5 anni, l`industria di settore. Una crisi durissima che, purtroppo, non accenna a placarsi. Anche nel 2011 l’andamento del mercato è stato con il segno meno, con un calo degli investimenti complessivi del 5,3%, e le previsioni per il 2012 confermano la fase di stallo con una perdita del 6%. Trend negativo che, con tutta probabilità, proseguirà anche nel 2013, salvo una repentina inversione di tendenza che, innanzitutto, faccia ripartire gli investimenti pubblici in nuove infrastrutture: per quest’anno, infatti, si registra una forte contrazione del 15,3% in termini reali rispetto al 2011.
«Stiamo ancora aspettando che vengano liberati i 20 miliardi di risorse del Cipe», puntualizza Buzzetti.
A conferma di questo dato, alla fine del 2012 si conteranno circa 90.000 cantieri edili aperti contro gli oltre 108.000 registrati alla fine del 2010 e i quasi 95.000 del 2011. «Un altro segnale importante – aggiunge il presidente – dovrebbe arrivare dal versamento dei crediti pregressi che le aziende del settore hanno con la pubblica amministrazione». Un fardello, questo, che ha ulteriormente depresso l`intera filiera: «Se si confrontano gli attuali dati dell`occupazione con quelli dell`inizio della crisi, dal 2008 – osserva Buzzetti – sono andati persi circa 350mila posti di lavoro nelle costruzioni, che salgono a 500mila unità considerando anche i settori collegati».
Nonostante la crisi però, il comparto continua a dare lavoro a 1.847.000 persone che corrispondono al 28,2% dei lavoratori operanti nell`industria ed all`8% del totale degli occupati nell`intero sistema economico nazionale. Di fronte a questo scenario, il numero uno dei costruttori ammette: «Certo, in alcuni settori l`export cresce. Ma non può bastare per bilanciare la crisi del mercato interno: perché solo chi è forte in casa propria, può esserlo anche fuori. Il rischio è evidente: cresceranno solo quelle aziende che riescono ad intercettare la ripresa a livello internazionale. Chi vive di mercato interno rischia invece di scomparire». Parole, quelle del presidente, che trovano riscontro analizzando i dati più rappresentativi del settore. E’ il caso del comparto delle ceramiche per arredo bagni le cui vendite hanno subito nel 2011 una flessione del 7% in Italia, mentre quelle verso altri Paesi sono aumentate del 3,13%. Stiamo parlando di un comparto in cui operano 273 aziende e 27.058 addetti e che fattura complessivamente 6,5 miliardi di euro l’anno, di cui il 74,4% è orientato all’export. Stesso discorso per le macchine da costruzioni che, nel 2011, sono cresciute all’estero del 23% rispetto al 2010, con un volume di quasi 2,26 miliardi di curo, di cui il 62,9% realizzato oltre confine. Valori in aumento si sono registrati nell`export di macchine movimento terra (42%), gru a torre (23%), macchine per la perforazione (20%), macchine stradali (13%) e per il calcestruzzo (8%). Per contro, il bilancio del mercato interno è nettamente negativo, in alcuni casi con un calo a doppia cifra.
La situazione è, invece, diametralmente opposta per il settore dei laterizi (170 unità produttive, con un totale di 6500 addetti, 10,25 milioni di tonnellate di materiale prodotte nel 2011, per un valore di circa 920 milioni di euro) che sta soffrendo, più di altri, la drastica riduzione degli investimenti, considerato che la maggior parte dei prodotti italiani trova collocazione nel mercato nazionale (il 99,4%) e soprattutto nel comparto delle nuove costruzioni. Per i laterizi, l’unica ripresa in atto è quella del forte calo della produzione in termini di volumi a cui il 2010 sembrava aver dato un freno. La flessione del 4,1% aveva aperto uno spiraglio dopo il crollo del 32,2% registrato nel 2009, l’annus horribilis per eccellenza. Spiraglio oscurato nel 2011: -11,4%.
«Le previsioni per il 2013 – spiega Buzzetti – devono tenere conto, però, degli effetti di alcuni provvedimenti previsti nel decreto sviluppo (dl) recentemente approvato che rappresentano un primo segnale concreto per contrastare la crisi. Servono, tuttavia, ulteriori misure di stimolo alla domanda per riattivare il mercato. In particolare, sul fronte fiscale». Secondo le stime Ance, nel 2013 gli investimenti in costruzioni dovrebbero arrestare la loro caduta (+0,1% in termini reali rispetto al 2012) per effetto principalmente delle detrazioni per interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.
Le misure positive di cui parla Buzzetti sono: l’innalzamento delle detrazioni Irpef per gli interventi di ristrutturazione edilizia da 36% a 50% fino al 30 giugno 2013, la proroga fino al 30 giugno 2013 delle detrazioni di imposta (anche se con percentuale di detrazione ridotta da 55% a 50%) per gli interventi di riqualificazione energetica, il ripristino dell’Iva per cessioni e locazioni di nuove costruzioni, l’istituzione del “Piano nazionale per le città” e il suo avvio attraverso un apposito fondo. «Si stima che l’insieme di questi provvedimenti – sottolinea il presidente – possa attivare già nel 2013 investimenti aggiuntivi per circa 1,5 miliardi di euro, principalmente collocati nel comparto abitativo».