La Commissione Mercato Interno del Parlamento Europeo ( c.d. IMCO) voterà oggi il testo delle nuove direttive in materia di appalti e concessioni, sul quale Parlamento e Consiglio UE hanno già raggiunto un accordo politico nell’ambito dei negoziati del c.d. “trilogo” (ossia, il gruppo informale di lavoro formato da esponenti del Parlamento, del Consiglio U.E. e della Commissione UE).
La votazione in seduta plenaria dovrebbe tenersi in autunno, cui, secondo l’iter, seguirà l’approvazione formale da parte del Consiglio UE.
Le nuove direttive sono volte a modernizzare le regole attualmente vigenti (risalenti al 2004) in materia di appalti pubblici dell’UE (settori ordinari e speciali), nonché ad introdurre un nuovo quadro normativo in materia di concessioni.
In via generale, tra gli obiettivi previsti, si segnala una generale riduzione degli oneri burocratici a carico degli operatori economici nonché misure a sostegno dell’accesso delle PMI.
Tra le novità più significative per il settore dei lavori pubblici, viene anzitutto introdotto il principio della divisione in lotti, secondo il meccanismo c.d. “apply or explain”, che obbliga l’amministrazione a motivare i casi di mancata suddivisione.
Al riguardo, si ricorda che, anche su azione Ance, il Dl Fare (n. 69/2013), ha anticipato l’introduzione di tale principio in Italia, al fine di garantire una più stringente applicazione del principio generale introdotto dal decreto Salva Italia (n. 201/2011).
Suscita perplessità, invece, la nuova norma in materia di affidamenti “in house”, che rischia di allargare notevolmente le maglie di tale modalità esecutiva, rispetto a quanto attualmente stabilito dalla giurisprudenza comunitaria. Infatti, viene previsto che il capitale della società “in house” possa essere aperto anche a forme di partecipazione privata, seppur minoritaria, con la possibilità per queste ultime di svolgere sul mercato fino al 20% della propria attività.
Il rischio è che, in tal modo, si consenta a soggetti a partecipazione privata di divenire affidatari diretti di appalti da parte di pubbliche amministrazioni, potendo poi gli stessi agire sul mercato aperto in concorrenza con soggetti che non godono di tale agevolazione, con conseguente vulnus dei principi di concorrenza.
Quanto ai criteri di aggiudicazione, le nuove regole prevedono che il criterio del prezzo più basso, pur restando uno dei criteri che le stazioni appaltanti possono scegliere per aggiudicare l’appalto, sia previsto nell’ambito dell’offerta economicamente più vantaggiosa. In altri termini, l’offerta economicamente più vantaggiosa diventa il criterio unico, benché al suo interno le amministrazioni potranno optare per aggiudicare l’appalto anche con il solo criterio del prezzo più basso.
Per quanto concerne il settore delle concessioni, la nuova direttiva introduce nuove regole, distinte da quelle previste per gli appalti pubblici.
La nuova normativa, fortemente connotata da snellezza e flessibilità, fornisce un quadro maggiormente esplicativo anzitutto con riferimento alla definizione del c.d. “rischio operativo” a carico del concessionario, nonché una maggiore attenzione ai profili di sostenibilità ed efficienza che devono sottostare alle scelte strategiche dell’amministrazione.
Numerose novità in materia di appalti vengono estese anche alle concessioni.
Seguirà news di approfondimento.