La Commissione Politiche dell’UE della Camera dei Deputati ha avviato lo svolgimento dell’indagine conoscitiva sull’attuazione e l’efficacia delle politiche dell’UE in Italia, volta, in particolare, a verificare il funzionamento degli strumenti esistenti per l’attuazione delle politiche europee e a prospettare eventuali interventi per accrescere l’efficacia di tali politiche nel nostro ordinamento.
Si tratta di verificare, “per un verso, l’adeguatezza delle procedure per l’attuazione di singoli atti normativi e di valutare se ed in quale misura l’azione politica e legislativa dell’Italia concorra effettivamente alla realizzazione degli obiettivi strategici delle politiche europee. Per altro verso di esaminare l’impatto che le politiche europee producono sul sistema economico, sociale e istituzionale del nostro Paese”.
Nel Programma dell’indagine viene evidenziato come, in ragione della struttura costituzionale multilivello delle politiche comunitarie, si siano venuti a delineare diversi modelli di politiche pubbliche dell’Unione Europea, che chiamano in causa in diversa misura la capacità delle Istituzioni nazionali di dare attuazione alla normativa o agli indirizzi stabiliti a livello europeo, avvalendosi di più o meno ampi margini di discrezionalità e flessibilità:
· il primo concerne i settori in cui la normativa europea è fonte, diretta o indiretta, di tutta la regolamentazione di settore (tra cui l’ambiente, il commercio internazionale, i trasporti, gli appalti pubblici);
· il secondo comprende settori in cui la normativa europea, pur esercitando un’incidenza significativa per quanto riguarda i principi generali e alcuni istituti specifici, lascia margini di intervento più ampi agli Stati (è il caso della politica energetica, dello spazio di libertà sicurezza e giustizia, della fiscalità);
· il terzo include settori in cui l’Unione fissa parametri rigorosi e vincolanti all’attività nazionale, imponendo l’attuazione di politiche funzionali al rispetto dei vincoli (come nel caso del Patto di stabilità) o l’astensione da misure ad essi contrarie (nel caso, in particolare, della disciplina degli aiuti di Stato), e demandando alle Istituzioni UE l’attivazione di meccanismi preventivi e sanzionatori;
· un quarto modello concerne il metodo di programmazione utilizzato per i fondi strutturali e di investimento, in cui l’Unione fissa mediante regolamenti la cornice organizzativa e procedurale per il funzionamento, ripartizione e gestione dei fondi;
· una quinta tipologia include settori in cui l’UE si limita ad adottare, mediante strumenti di natura prevalentemente non legislativa, azioni di sostegno, completamento, coordinamento o promozione di interventi nazionali senza ricorrere, tuttavia, a misure di armonizzazione;
· un ultimo modello in via di definizione, infine, comprende gli strumenti di natura essenzialmente non normativa, che fissano obiettivi e cornici strategiche per coordinare grandi politiche generali e multisettoriali e per monitorarne l’attuazione (ad esempio, le politiche economiche e dell’occupazione nell’ambito del semestre europeo o i partenariati per la crescita e l’occupazione).
La Commissione intende audire, tra gli altri, il Ministro dell’economia e delle finanze, il Sottosegretario agli affari europei presso la Presidenza del Consiglio, rappresentanti della Commissione e del Parlamento Europeo e di altri parlamenti nazionali dell’Unione Europea, nonché rappresentanti di sindacati e associazioni datoriali(in allegato il programma indagine).
Nel corso dell’indagine, il cui termine conclusivo è fissato al 30 novembre 2014, ad oggi sono stati auditi:
il Prof. Raffaele Paci, Assessore della Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio della Regione Sardegna (18 Settembre 2014);
il Prof. Gianfranco Viesti, ordinario di Economia applicata nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bari (30 luglio 2014);
Il Prof. Roberto Perotti, ordinario di politica economica presso l’Università Bocconi di Milano (16 luglio 2014)