Per opportuna conoscenza, si fornisce in allegato il link contenente il “Rapporto annuale” elaborato a seguito dell’Accordo quadro tra Ministero del lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal, sulle dinamiche del mercato del lavoro in Italia.
Il documento, a cui si fa esplicito rinvio per una più approfondita conoscenza, consente, tra i diversi argomenti trattati, di rilevare un dato significativo in relazione all’andamento occupazionale nel settore delle costruzioni.
Infatti, se da una parte la ripresa dell’occupazione è rilevante per il lavoro dipendente, nell’agricoltura e nei vari comparti dei servizi, compresa l’industria in senso stretto, l’occupazione nel settore delle costruzioni continua invece a ridursi in modo ininterrotto dal 2009, anche se mostra un miglioramento nel terzo trimestre 2017.
Attraverso l’andamento delle ore lavorate e delle tipologie occupazionali per settori di attività economica, è evidente come nel settore delle costruzioni permangono evidenti segnali di difficoltà.
Nei dati annuali fra il 2008 e il 2016, alla caduta generale in termini di ore lavorate, pari al – 6,6%, il settore delle costruzioni ha contribuito in modo rilevante, con una riduzione percentuale pari a – 28,5%.
“Il crollo del settore delle costruzioni, si legge nel documento in oggetto, riflette, in parte, una espansione produttiva straordinaria prima della crisi che aveva portato a livelli occupazionali difficilmente sostenibili”.
I dati relativi agli occupati per classe di età e settore di attività economica (costruzioni), mostrano nel 2016, rispetto al 2008, una diminuzione del 13,1% del numero degli occupati con fascia di età tra i 15 ed i 35 anni; diversamente, le fasce tra i 35 ed i 55 e quella oltre i 55 anni salgono, rispettivamente, con valori percentuali pari all’ 8,4% e al 4,7%.
Il settore delle costruzioni presenta ancora un saldo negativo tra attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro negli ultimi quattro anni, pur mostrando in alcuni casi segnali di ripresa nel 2016.
In particolare, il comparto delle costruzioni è quello che presenta il calo più forte del saldo di attivazioni e cessazioni (-99 mila unità) per effetto delle forti perdite del 2013 e 2014, della quasi stabilità del 2015 e della lieve ripresa nel 2016. La riduzione coinvolge italiani e stranieri e riguarda quasi esclusivamente gli uomini; in forte calo le professioni operaie e poco qualificate e, tra gli italiani, anche quelle tecniche.
Rispetto alle attivazioni di rapporti di lavoro dipendente a tempo determinato di breve durata il comparto delle costruzioni, rapportato agli altri settori, fa registrare una certa stabilità, passando dal 6,3% del 2012 al 6% del 2016. Quasi raddoppiati invece i numeri dei rapporti in somministrazione, che passano dai 18.915 del 2012 ai 32.592 del 2016.
Le analisi sul fenomeno infortunistico confermano che nel 2016 i settori che restano caratterizzati da livelli di rischio infortunistico più elevato sono l’agricoltura e le costruzioni, quest’ultimo con oltre 30 denunce ogni mille lavoratori, valore più alto rispetto a quello medio pari a 20.
Nel 2016, dei soli casi codificati (al netto, quindi, dei casi indeterminati), il 41% delle denunce di infortunio è risultato a carico dei lavoratori dell’industria concentrandosi, in particolare, in quello delle costruzioni, tradizionalmente e gravemente esposto al rischio infortunistico, con 33 mila casi.
Per le denunce in occasione di lavoro con esito mortale il settore delle costruzioni ha registrato il maggior numero nel 2016, con 129 casi, seguito dalle attività manifatturiere con 112 denunce.
In relazione alle denunce di malattie professionali, dal 2010 al 2016 il settore delle costruzioni è passato dai 5.295 casi a 8.132 pari a + 53,6%.