Dopo la forte accelerazione dei mesi scorsi – culminata nell’analisi in Consiglio dei Ministri (riunione n. 44 del 15 febbraio scorso) delle bozze di Intese definitive fra Governo e Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – il processo di attuazione dell’autonomia regionale “differenziata” sta subendo un sostanziale rallentamento (art. 116, comma 3 della Costituzione).
Nonostante l’attuazione del percorso regionalista rappresenti un punto fondamentale del Contratto di Governo, sono sorti dubbi che ruotano soprattutto intorno al ruolo più incisivo da attribuire al Parlamento coinvolgendo, nell’iter di approvazione, le Camere in maniera adeguata (non semplice “ratifica” delle intese, ma possibilità di modificare i testi proposti).
Si ricorda che la possibilità di ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” riguarda le Regioni a statuto ordinario in alcune materie indicate dall’art. 116, quali tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, governo del territorio, tutela e sicurezza del lavoro, grandi reti di trasporto e navigazione, ecc.
Nel febbraio 2018 tre Regioni – Emilia Romagna, Lombardia e Veneto – avevano siglato accordi preliminari con il Governo chiudendo così la prima fase della procedura, mentre la situazione delle altre regioni può essere così sintetizzata:
- una regione, la Liguria, nell’aprile scorso ha avviato le trattative con il Governo;
- sei regioni (Campania, Lazio, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria) hanno formalmente conferito al Presidente della Regione l’incarico di avviare le procedure con lo Stato;
- quattro regioni (Basilicata, Calabria, Molise e Puglia), pur non avendo approvato formalmente tale mandato, hanno assunto iniziative preliminari sotto forma di atti di indirizzo.
Solo la Regione Abruzzo al momento non risulta aver assunto alcuna iniziativa.
Per quanto riguarda il governo del territorio, si evidenzia che quasi tutte le Regioni coinvolte hanno chiesto maggiore autonomia in questa materia, indicando in alcuni casi anche la “rigenerazione urbana” (Marche, Umbria). Nelle bozze di Intese definitive dell’Emilia Romagna, della Lombardia e del Veneto le richieste su questo tema sono declinate in maniera dettagliata e cioè:
– disciplina e promozione delle attività che consentano il riuso del suolo e la rigenerazione urbana (nuova disciplina del contributo di costruzione, introduzione di deroghe alle norme statali che limitano i processi di riuso e rigenerazione, introduzione di misure volte a contrastare l’inerzia dei proprietari con priorità per i casi di proprietà diffusa e frazionata, ecc.);
– semplificazione amministrativa e unificazione dei titoli e dei procedimenti in materia edilizia (sostituzione delle norme prescrittive con disposizioni prestazionali, semplificazione della disciplina delle varianti, definizione requisiti per l’agibilità, regolarizzazione delle parziali difformità edilizie risalenti nel tempo, introduzione di un procedimento unico per la celere applicazione delle sanzioni, ecc.).
consolidamento del sistema di governo del territorio regionale, incentivazione della rigenerazione urbana, disciplina del consumo di suolo, disciplina del contributo di costruzione per favorire la rigenerazione urbana, disciplina del permesso di costruire in deroga, semplificazione dei procedimenti dei titoli abilitativi, ecc.
consolidamento del sistema di governo del territorio regionale, incentivazione della rigenerazione urbana, disciplina del consumo di suolo, disciplina dei limiti di densità edilizia, altezza, distanza fra fabbricati e degli standard urbanistici, disciplina del contributo di costruzione per favorire la rigenerazione urbana, disciplina del permesso di costruire in deroga, semplificazione dei procedimenti dei titoli abilitativi, ecc.