Il voto decisivo sulla proposta di direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, da parte degli ambasciatori dei paesi Ue presenti a Bruxelles, previsto per venerdì scorso è stato rinviato dopo l’allarme lanciato dall’Ance insieme a Confindustria e dalle associazioni europee del settore delle costruzioni (Fiec e Eic). La Presidenza belga dell’Unione ha preferito togliere la proposta dall’ordine del giorno, non essendo garantiti i voti per l’approvazione del provvedimento. Germania e Italia hanno guidato il fronte dei paesi contrari alla direttiva. In queste ore proseguono ferventi le trattative. La Commissione europea e la Presidenza belga vorrebbero portare avanti il dossier e raggiungere un accordo. Per quanto riguarda il Parlamento europeo, anche la commissione giuridica ha deciso di rinviare la votazione prevista per questa settimana, in attesa degli sviluppi delle negoziazioni in corso. Ricordiamo che la direttiva, conosciuta come Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D), dovrebbe fissare gli obblighi per le aziende in merito agli impatti negativi effettivi e potenziali sui diritti umani e sull’ambiente, in relazione alle proprie operazioni, a quelle delle loro controllate e a quelle svolte dai loro partner commerciali nella cosiddetta “catena di attività”. Per rispettare gli obblighi della CS3D, le aziende dovrebbero identificare, valutare, prevenire, mitigare, porre fine e rimediare al loro impatto negativo e a quello dei loro partner, a monte e a valle, sulle persone e sul pianeta. A tal fine, sarebbero tenute a effettuare investimenti, a chiedere garanzie contrattuali ai partner, a migliorare il loro piano aziendale o a fornire supporto ai loro partner se questi sono piccole e medie imprese, con un aumento dei costi di approvvigionamento e monitoraggio. Per il settore delle costruzioni, gli oneri aumenterebbero ulteriormente, essendo stato inserito tra i settori ad alto impatto. Questo comporterebbe un ampliamento della platea delle imprese interessate, in quanto rientrerebbero nel campo di applicazione della direttiva quelle con più di 250 dipendenti e 40 milioni di fatturato e non soltanto quelle con più di 500 dipendenti e 150 milioni di fatturato.
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