Nel Question time della seduta del 18 aprile in Aula del Senato, il Ministro delle Infrastrutture Salvini ha risposto all’Interrogazione (n. 3-01081 prima firmataria la Sen. Minasi del Gruppo Lega) sul tema delle difformità edilizie e dell’emergenza abitativa in cui viene chiesto quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare, al fine di adeguare la normativa in materia edilizia alle attuali esigenze degli operatori del settore e risolvere il problema delle piccole difformità del patrimonio immobiliare, che non impattano sulla sicurezza dei cittadini e continuano invece ad intasare l’attività degli uffici comunali, nonché a paralizzare il mercato immobiliare.
In particolare, il Ministro ha evidenziato che:
-Il nostro obiettivo è salvare queste case da una normativa frammentata (a differenza dell’Europa, che vorrebbe tassarle), andando a regolamentare tutto quello che c’è all’interno delle mura domestiche: la cameretta per il secondo figlio, l’antibagno, l’anticamera, il soppalco, la veranda, la finestra spostata di 20 centimetri rispetto alla piantina originaria di quant’anni prima.
-L’obiettivo di oggi, come abbiamo illustrato a tutti gli operatori, dopo numerose riunioni sul piano casa, è di arrivare entro la fine di maggio all’esame di quest’Aula del Parlamento con alcune modifiche che riguardano – ripeto – non gli abusi esterni, ma tutto quello che c’è all’interno delle quattro mura:
difformità formali legate alle incertezze interpretative, che per tanti immobili bloccano la possibilità di vendere o comprare casa;
difformità edilizie interne alle case, ovvero quelle modifiche derivanti da manutenzione ordinaria o straordinaria, che attengono alla disciplina delle tolleranze costruttive, di cui aumenteremo la percentuale;
difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione, ma non più sanabili oggi, a causa della disciplina della doppia conformità.
-Stiamo inoltre intervenendo sulla possibilità di ampliare i cambi di destinazione d’uso per rendere più agevole le variazioni di utilizzo di una unità immobiliare o di un immobile. Tutto questo per liberare gli uffici comunali da milioni di pratiche, per incassare quello che i cittadini vogliono poter pagare, pur di tornare totalmente padroni del loro bene.
-Si tratta nel complesso, quindi, non di un condono per chi ha costruito la villa in riva al mare lungo il fiume in aree protette architettonicamente o idrogeologicamente pericolose – se uno ha la cameretta per il secondo figlio ereditata dal nonno dal genitore, penso che sia più utile che paghi al Comune una quantità di denaro per poter tornare tranquillamente in possesso della propria abitazione – con l’obiettivo finale di abbassare il costo degli affitti.
-Infatti, se si riportano sul mercato milioni di immobili che oggi sono bloccati, si fa un buon servizio alla pubblica amministrazione e si arriva ad abbassare il costo degli affitti, soprattutto nelle grandi città. L’impegno entro maggio è che questo lavoro che stiamo portando avanti da un anno e mezzo – unico Governo che se n’è fatto carico – diventi realtà.
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