L`analisi dell`evoluzione della mappatura della politica regionale europea negli ultimi 20 anni evidenzia che, mentre l`Europa si allargava e le Regioni più arretrate dell`Europa a 15 crescevano, le regioni del Mezzogiorno italiano sono rimaste ferme al palo.
Nonostante il forte impegno finanziario nazionale ed europeo, il Mezzogiorno non è cresciuto e non è stato capace di attivare meccanismi di sviluppo. Si trova ora distanziato da molte realtà spagnole ed irlandesi e deve competere con Regioni, quelle dei Paesi centro-orientali e del Portogallo, il cui PIL pro capite presenta tassi di crescita molto più elevati e le cui probabilità di raggiungere gli obiettivi della Strategia di Lisbona risultano essere molto superiori.
Sembra confermarsi per il Sud un destino da “grande escluso”” dello sviluppo nazionale ed europeo: invece di convergere, l`area si sta allontanando dal resto d`Italia e dall`Europa.
L`esame di quanto avvenuto nell`ambito della programmazione 2000-2006 dei fondi strutturali europei fornisce alcuni chiarimenti sulle cause di una tale esclusione.
Da una parte non si è stati capaci di attuare un programma di sviluppo organico di utilizzo delle risorse.
Non c`è stata coerenza nell`attuazione dei programmi previsti: in alcuni settori importanti, come la ricerca, la sicurezza e lo sviluppo locale, non è stata rivolta la necessaria attenzione ad una tempestiva attuazione delle misure. Il settore delle infrastrutture, al quale sono stati destinati 33,5 miliardi di euro, ha invece fatto la sua parte. I dati relativi ai livelli medi di attuazione finanziaria dei programmi al 30 giugno 2008 confermano quest`analisi: il livello di attuazione degli interventi infrastrutturali è stato superiore di ben otto punti ai livelli registrati per altri interventi.
Spesso però i programmi sono stati svuotati dal loro contenuto iniziale al fine di consentire alle Regioni di acquisire anticipatamente le risorse europee. I progetti inseriti in sede di programmazione sono stati progressivamente sostituiti con progetti già avviati o già realizzati, finanziati precedentemente con fondi diversi dai fondi strutturali, che hanno permesso alle Regioni di rendicontare spese per ricevere i finanziamenti europei.
Questo meccanismo ha limitato il rischio di perdere risorse ma ha, allo stesso tempo, ridotto l`efficacia delle politiche di sviluppo le cui strategie di partenza sono state messe da parte man mano che andava avanti la programmazione.
Per il periodo 2007-2013, l`Europa e l`Italia hanno confermato il forte impegno finanziario a favore dello sviluppo del Mezzogiorno.
Le risorse complessivamente disponibili ammontano a 101 miliardi di euro derivanti per circa il 23% dai Fondi Strutturali comunitari, per il 24% dal cofinanziamento nazionale e per oltre il 53% dal Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS). Circa la metà delle risorse è gestita direttamente dalle Regioni tramite gli strumenti dei Programmi Operativi Regionali (POR), per un importo pari a 31,8 miliardi di euro, ed dei Programmi Regionali FAS, per un importo pari a 18,1 miliardi di euro.
Tali risorse rappresentano un`occasione da non mancare per creare uno sviluppo omogeneo ed efficace del Sud e premiare le realtà che più di altre manifestano la volontà di raggiungere gli obiettivi di convergenza.
Ad ottobre 2008, risultano approvati solo i programmi operativi nazionali e regionali relativi all`utilizzo delle risorse comunitarie, per un importo complessivo pari a 47 miliardi di euro. Tali programmi prevedono investimenti infrastrutturali per un importo pari a 16,8 miliardi di euro.
Nonostante l`aumento del peso percentuale degli investimenti infrastrutturali nei programmi operativi, si registra una diminuzione dell`8% delle risorse destinate alle infrastrutture rispetto al precedente periodo. Tale diminuzione è dovuta in particolare alla riduzione delle risorse destinate a Basilicata e Sardegna rispettivamente in phasing-out dell`obiettivo Convergenza ed in phasing-in dell`obiettivo Competitività.
Per quanto riguarda i programmi relativi all`attuazione dei fondi FAS, la riprogrammazione disposta dal D.L. 112/2008 ha rimesso in discussione l`assegnazione di 4.028 milioni di euro a favore del programma nazionale “Reti e mobilita””` per il Mezzogiorno. Rimangono inoltre da definire le quote da destinare ad interventi infrastrutturali nell`ambito di programmi regionali.
Fatta eccezione delle opere individuate nell`Intesa Generale Quadro firmato da Governo e Regione Campania il 1° agosto u.s., devono essere individuate le opere da finanziare nell`ambito dei suddetti programmi.
Dal punto di vista delle opere da realizzare, rimane quindi molto incerto il quadro della programmazione unitaria nazionale.
Onde evitare che, come avvenuto nelle precedenti programmazioni, i programmi risultino, a conti fatti, poco coerenti con le strategie di partenza e poco efficaci per lo sviluppo, occorre presentare una programmazione credibile a tutti i livelli di governo del territorio.
Alla programmazione nazionale deve integrarsi quella territoriale in modo che si possano creare le condizioni per uno sviluppo omogeneo ed efficace e premiare le realtà che più di altre manifestano la volontà di raggiungere gli obiettivi di convergenza.
Dev`essere anche chiaro che non c`è più spazio per una logica di progetti spot diffusi sul territorio senza obiettivi comuni nè per piani di attuazione dei programmi che, nei fatti, si limitano ad essere piani di acquisizione di risorse europee e nazionali.
Servono un vero progetto di sviluppo del Mezzogiorno ed una grande determinazione per realizzarlo.