In occasione del X Convegno dei Giovani Imprenditori Edili, la Direzione Affari Economici e Centro Studi ha predisposto un documento che analizza le principali tendenze demografiche in atto nelle aree urbane e le linee strategiche per le città individuate dall`Unione Europea.
Le sfide da affrontare sono comuni a molte città italiane ed europee: si tratta di ridurre le disparità sociali e territoriali, di limitare l`impatto sull`ambiente nonchè di assicurare, offrendo servizi e qualità per attrarre risorse, lo sviluppo economico e culturale attraverso interventi di rigenerazione economica ed urbana che consentano di dare un`immagine dinamica, se non addirittura nuova, della città.
L`anno 2008 ha segnato una svolta nella storia dell`umanità: per la prima volta è stata raggiunta la soglia emblematica del 50% della popolazione mondiale residente in aree urbane.
Secondo le previsioni delle Nazioni Unite l`aumento della popolazione nelle aree urbane rappresenta una caratteristica demografica comune a tutte le aree del mondo. Nei prossimi anni, si registrerà una diminuzione del numero complessivo di abitanti ma, allo stesso tempo, la popolazione urbana continuerà a crescere lentamente per rappresentare, all`orizzonte 2050, l`84% della popolazione totale.
In Europa, da più di 50 anni la maggior parte della popolazione risiede in città e attualmente, tre cittadini europei su quattro vivono in aree urbane. In Italia la popolazione residente nelle zone urbane (classificate come quelle con più di 10.000 ab.) era pari nel 1950 a 25,4 milioni di persone, nel 2010 arriverà a 40,3 milioni e continuerà a crescere fino a 44 milioni nel 2050, pari all`81,2% della popolazione.
Anche in Italia, quindi, le aree urbane esercitano una forte attrazione, attrazione che vede aumentare la popolazione residente soprattutto nelle aree limitrofe ai grandi centri, facendo sempre più emergere una forma di città dilatata.
La popolazione residente in Italia ammonta, a fine 2007 (dati Istat), a 59.619.290 persone. Rispetto al 2006 si è registrato un incremento della popolazione residente di 488.003 unità, pari a +0,8%, dovuto completamente alle migrazioni dall`estero.
La popolazione italiana ha, dunque, continuato a crescere in questi ultimi anni, soprattutto per l`apporto positivo delle immigrazioni dall`estero; a partire dal 2004, la crescita è stata più consistente, con un aumento complessivo 2004-2007 del 3%.
Anche per le famiglie, a partire dal 2004, il ritmo di crescita si è fatto più sostenuto, passando da 22.876.102 a 24.282.485 nel 2007 (+6,1%). Dal 2003 al 2007, quindi, le famiglie sono aumentate mediamente di circa 352.000 unità l`anno, con un incremento medio annuo pari all`1,5%.
Un contributo consistente alla crescita del numero di famiglie, un contributo destinato a far sentire ancora i suoi importanti effetti sulla struttura demografica italiana, è dato dall`aumento delle famiglie di stranieri.
Con riferimento agli andamenti demografici dei grandi comuni italiani, dai dati dell`Istat emerge una crescita negli anni 2001-2007 della popolazione, determinata esclusivamente da un saldo migratorio positivo dovuto ad un aumento di persone provenienti dall`estero. Esaurito l`effetto della sanatoria, infatti, pur rimanendo consistenti i flussi di immigrati dall`estero, già nel 2005 si sono cominciati a manifestare i primi segnali di decremento della popolazione nei comuni capoluogo, segnali che si sono confermati nel 2007, con l`eccezione di Verona, Torino e Roma.
Ulteriore fenomeno che interessa le aree urbane è lo spostamento della popolazione verso i territori di cintura. Sostenuta, infatti, continua ad essere la crescita di popolazione negli altri comuni della provincia in tutti i comuni capoluogo. A Roma e a Milano, nel periodo 2001-2007, è aumentata la popolazione residente negli altri comuni della provincia, con una crescita complessiva, rispettivamente, del 15,9% e del 6,3%.
Non considerando i flussi dall`estero, le persone che sono uscite dai comuni capoluoghi, nel periodo 2001-2007, sono risultate superiori a quelle iscritte da altri comuni, persistendo, dunque, una redistribuzione della popolazione dai comuni capoluogo a zone più esterne, alla ricerca di abitazioni a prezzi e canoni più contenuti.
Le città italiane, non tutte ma molte, stanno perdendo residenti nelle aree più centrali, in un processo di espulsione determinato dal crescente aumento dei valori immobiliari, e prendendo le sembianze di una città diffusa, che sconfina disordinatamente nelle aree limitrofe, una città senza più confini.
La frammentazione amministrativa è una delle cause dello sviluppo disordinato. Le istituzioni non sono state capaci di sviluppare una strategia comune dello sviluppo urbanistico, facendo prevalere scelte individuali e, quindi, disorganiche, senza cercare coerenza tra pianificazione urbana e politiche dei trasporti. Il risultato è che gli spostamenti sul territorio trovano risposta, oggi, soprattutto in una mobilità individuale, legata all`utilizzo delle vetture, che ha raggiunto ormai livelli al limite del congestionamento.
Occorre avviare una strategia complessiva, una pianificazione strategica che cerchi di ricomporre la città e ridisegni il territorio eliminando i “colli di bottiglia”” che sono infrastrutturali, ambientali e sociali, con l`obiettivo di dare forma ad una città rinnovata e più giusta.
Lo sviluppo urbano è un processo lungo e complesso che richiede una riflessione preliminare da parte delle Amministrazioni in modo da definire una strategia a medio-lungo termine al fine di massimizzare i numerosi fattori di riuscita.
A questo proposito, la Commissione Europea ha definito tredici tipi di città ed identificato, pur ribadendo l`importanza di elementi come il contesto economico nazionale, la struttura economica e la dimensione della città, vari fattori di sviluppo per ciascuno di questi tipi.
Per ciascuna tipologia, è stata valutata l`importanza di quattro fattori considerati come strategici per la competitività: innovazione, imprenditorialità, talento (risorse umane qualificate) e connettività.
Nella strategia europea per le città, gli interventi di trasformazione possono costituire un potente strumento di attuazione delle strategie pubbliche e la trasformazione di aree può inoltre essere l`occasione di trovare nuove forme di collaborazione pubblico-privato e di studiare nuovi strumenti.
Nell`ultimo capitolo del documento sono presentati brevemente quattro casi di effetti economici delle operazioni di rigenerazione urbana:
· A Marsiglia, il progetto Euromèditerranèe serve ad accelerare la trasformazione economica della città, sviluppare le attività culturali, e ridurre il disagio sociale nel centro-città;
· A Bilbao, la cultura è posta al centro del processo di rigenerazione urbana;
· A Dublino, i Docklands costituiscono un esempio di accompagnamento della rivitalizzazione economica della capitale irlandese;
· A Torino, la rigenerazione diventa un potente strumento di attuazione di un`articolata strategia per lo sviluppo.
In allegato è disponibile il testo completo del documento