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La Commissione Bilancio, nel parere sull`Atto che avvia il ``semestre europeo"", sul coordinamento delle politiche economiche degli Stati UE, ha evidenziato, tra l`altro, la necessità di snellire la Conferenza dei servizi, ridurre gli oneri delle imprese in materia di fisco, ambiente, appalti e lavoro e trovare soluzione ai ritardi di pagamento.

Archivio, Governo e Parlamento

Analisi annuale della crescita: il parere della Camera sulla Comunicazione della Commissione UE.

15 Aprile 2011
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La Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha svolto l`esame della Comunicazione della Commissione europea sull`Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell`UE alla crisi, COM (2011)11, pubblicata il 12 gennaio 2011, che rappresenta il primo atto della procedura relativa al semestre europeo, avviato per la prima volta nell`anno in corso sulla base di una decisione del Consiglio Ecofin del 7 settembre 2010.
Nel documento approvato dalla Commissione, tra le priorità individuate, viene evidenziato, in particolare, per quanto di maggior interesse:
Riforme strutturali
Tra le riforme strutturali ritenute in grado di fornire un contributo significativo alla crescita dell`economia nazionale, viene individuato il completamento della riforma della pubblica amministrazione “puntando sulla semplificazione, sullo snellimento delle procedure e sulla riduzione degli oneri burocratici“. La semplificazione, a livello legislativo ed amministrativo, dovrebbe essere realizzato con modalità convergenti a livello nazionale e locale. Tra gli interventi evidenziati: riforma della conferenza dei servizi volta a ridurre i tempi procedimentali; trasformazione dello sportello unico delle attività produttive (SUAP) in una struttura amministrativa in grado di gestire, attraverso un unico procedimento, tutte le procedure relative alle imprese; riduzione degli oneri amministrativi in materia di fisco, previdenza, appalti, ambiente, lavoro, ecc.; valutazione sistematica dell`impatto della regolamentazione sul tessuto produttivo; previsione di tempi certi per il riconoscimento dei diritti e l`avvio di nuove attività.
Viene, altresì rilevato che occorre riservare particolare attenzione al fenomeno dei ritardi dei pagamenti nei confronti delle imprese da parte di privati ma, soprattutto, delle pubbliche amministrazioni, che rappresenta il maggior fattore anticompetitivo per le piccole e medie imprese.
Al riguardo viene sottolineata l`inefficacia della disciplina prevista dal D.Lgs 231/2000, di recepimento della direttiva 2000/35/CE, che “ha introdotto la presunzione di termini per il pagamento, quando non espressamente contemplati dalle parti, e disposto l`applicazione di interessi moratori particolarmente onerosi. Nella prassi ha infatti prevalso l`esigenza, da parte delle piccole e medie imprese, di preservare le relazioni commerciali. Inoltre, i tempi della giustizia civile, sono tali da vanificare qualsiasi forma di tutela“. Viene, inoltre, ricordato il prossimo recepimento, entro il 2013, della direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011, che prevede un termine massimo pari a 60 giorni per i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, “che lascerebbe peraltro aperto il problema degli effetti deterrenti conseguibili solo attraverso una riduzione dei tempi per ottenere giustizia“.
Sul tema, viene, altresì, menzionato il disegno di legge “Norme per la tutela della libertà d`impresa. Statuto delle imprese””, approvato dalla Camera ed attualmente all`esame del Senato (DDL 2626/S).
Viene, infine, rilevato come il sostegno alle piccole e medie imprese renda necessaria una riflessione sul finanziamento del sistema produttivo e debba essere affrontata la questione dello scarso sviluppo del mercato italiano dei capitali di rischio, “avviando un processo di revisione degli assetti normativi che presiedono ai mercati degli strumenti finanziari“.
Questione energetica
Viene rilevato che occorre proseguire sulla strada di una maggiore indipendenza e diversificazione nella produzione dell`energia, al fine di contenere il rischio derivante da eventuali crisi, anche di natura politica, negli Stati fornitori, tenendo comunque conto dell`impatto ambientale delle scelte compiute. Al riguardo, occorrerebbe sviluppare, anche nell`utilizzo delle fonti tradizionali, tecnologie che ne riducano le emissioni nocive (ad es. centrali elettriche a carbone pulito).
In merito alle fonti energetiche rinnovabili, viene sottolineata, ferma restando l`opportunità di una politica incentivante per tale settore, “la necessità di una revisione, senza tuttavia penalizzare gli investimenti effettuati, della medesima volta a favorire, in linea con la normativa europea, il costante aggiornamento tecnologico delle imprese operanti nel comparto e la riduzione del prezzo dell`energia, garantendo un carattere il più possibile stabile alle diverse forme di incentivo, al fine di dare alle imprese un orizzonte di programmazione sufficiente“. Al riguardo, viene ipotizzato il possibile maggiore utilizzo di fonti rinnovabili come quelle idroelettriche, termiche e quelle derivanti dalle biomasse. Inoltre, al fine di ridurre i costi dell`energia ed il conseguente squilibrio competitivo del Paese ed a complemento delle politiche finalizzate alla maggiore indipendenza e diversificazione delle fonti energetiche, occorre favorire il constante sviluppo di nuove tecnologie e proseguire la liberalizzazione dei mercati.
Mercato del lavoro e politiche sociali
Viene evidenziato, in premessa, come la crisi economica abbia dimostrato “la particolare vulnerabilità dell`occupazione atipica e l`ampliamento dell`occupazione si e rivelato limitato al breve periodo. Inoltre, la riduzione del costo del lavoro rispetto a quello del capitale, ha diminuito la propensione delle imprese all`innovazione attraverso gli investimenti e ha comportato una riduzione della dotazione di capitale per lavoratore“.
Al fine di favorire l`aumento della produttività e la stabilità occupazionale, occorre, quindi, che le relazioni industriali si sviluppino “in senso collaborativo e partecipativo, coinvolgendo in maniera crescente le rappresentanze dei lavoratori nelle problematiche attinenti alla gestione delle imprese“. Le parti sociali dovrebbero, inoltre, affrontare i temi dello sviluppo territoriale e del rapporto tra impresa, lavoratori e territori, “approfondendo le condizioni in termini di infrastrutture, trasporti, servizi locali, formazione e amministrazioni pubbliche in cui viene esercitata l`attività imprenditoriale“.
Viene menzionato, altresì, l`obiettivo relativo al tasso di occupazione stabilito nello schema di PNR, pari al 65/69 per cento (mentre quello previsto per il nostro Paese nel quadro della strategia Europa 2020 sarebbe pari al 75%) che potrebbe essere rivisto al rialzo solo sulla base dell`andamento di un complesso di variabili attinenti non esclusivamente al mercato del lavoro.
In merito ai preoccupanti dati ISTAT sulla disoccupazione, in particolare, femminile, giovanile e afferente all`area del Mezzogiorno, “occorrerebbe razionalizzare i meccanismi di incentivazione all`inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, evitando frammentazioni, e sviluppando anche gli istituti contrattuali a tal fine previsti dall`ordinamento“.
Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata, inoltre, anche in relazione agli effetti della crisi economica e finanzia sulle famiglie, alle politiche sociali mirate alla riduzione della povertà ed in particolare della povertà assoluta.
In allegato il Documento approvato dalla Commissione Bilancio.

1694-Documento approvato.pdfApri
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