“Ben vengano interventi normativi capaci di rendere più efficienti e solleciti gli investimenti in infrastrutture, ma sarebbero assolutamente privi di stimolo allo sviluppo se non si sbloccassero contemporaneamente e sollecitamente le risorse che lo stesso Governo ha stanziato allo scopo di tutelare e rendere più efficiente il territorio.” Lo ha dichiarato il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti, sottolineando con forza, di fronte a una gremita platea di imprenditori delle costruzioni, la “grande occasione” rappresentata dal nuovo decreto infrastrutture allo studio del Governo. “Ma l’assunto che sia possibile un’infrastrutturazione generatrice di sviluppo a costo zero – ha detto Buzzetti – o è una chimera o è una presa in giro”. E’ il grido d’allarme lanciato dal presidente di una categoria di imprenditori colpita da una crisi senza precedenti, che richiede con urgenza misure per invertire la rotta, a partire dallo sblocco dei pagamenti frenato dal Patto di stabilità a misure che diano avvio a serie politiche di riqualificazione urbana. Tema cruciale, quest’ultimo, su cui si è aperto, nel corso dei lavori, un focus moderato da Enrico Cisnetto, al quale hanno preso parte il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, il presidente delle Conferenze Stato-Regioni Vasco Errani, Linda Lanzillotta (Api) e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Focus cui ha fatto seguito l’intervento conclusivo del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.
Ampia e di larga portata la gamma delle tematiche affrontate dal presidente dell’Ance nella sua relazione all’Assemblea. “Avevamo detto all’indomani della tragedia de L’Aquila – ha ricordato il presidente dell’Ance Buzzetti – che era improrogabile un piano di interventi per la messa in sicurezza del territorio italiano, contro l’emergenza smottamenti, frane e terremoti. Un piano indispensabile per la sopravvivenza e la qualità della vita. Ma nulla di sostanziale è stato fatto finora”. Ora che sta per essere varato un decreto per lo sviluppo, si presenta un’ultima chance per invertire la rotta e uscire definitivamente dalla crisi che ha colpito l’economia del Paese e il settore delle costruzioni, che ne è parte trainante. Bene la strada delle semplificazioni e delle riforme normative per gli appalti di opere pubbliche, “ma una semplice e seconda legge obiettivo fatta di sgravi fiscali e di poche opere non è più accettabile”. Né è possibile responsabilmente accettare, ha dichiarato Buzzetti, “che in uno scenario di crisi, come quello descritto, le poche risorse disponibili vadano a concentrarsi su poche grandi opere e dimezzino i programmi di interventi che offrirebbero risposte diffuse e una boccata d’ossigeno a molte imprese. Dobbiamo perciò spendere parte di quei 5 miliardi in bilancio per il 2012 per gli interventi di manutenzione e di messa in sicurezza del territorio”. Deve inoltre finire – ha continuato il presidente dell’Ance – il periodo degli accorpamenti immotivati dei lavori. “Ritorniamo ai tagli fisiologici degli appalti”, ha detto, ribadendo che “dalla gara viene lo sviluppo e dallo sviluppo la crescita”. Pur riconoscendo il lavoro svolto dal Governo e i risultati raggiunti con il dl 70, in termini ad esempio di requisiti di qualificazione delle imprese, il presidente Buzzetti ha sottolineato che il lavoro svolto è insufficiente per la realizzazione di un mercato libero da protezionismi e riserve.
Altro tema caldo, toccato dal presidente dell’Ance, è stato quello della riqualificazione delle città come motore di sviluppo dell’economia e dell’intero contesto socio-economico, che è stato al centro della tavola rotonda che si è svolta nella seconda parte della mattinata.
Nel corso del dibattito, il sindaco di Roma Alemanno, soffermandosi sulla grave situazione delle imprese, ha ricordato che l’emergenza del blocco dei pagamenti per via del Patto di stabilità ha ormai raggiunto proporzioni preoccupanti per una città come Roma, con investimenti bloccati sul fronte delle infrastrutture e della manutenzione. “Nella città – ha detto Alemanno – oggi si contano 450 cantieri aperti e, allo stato attuale delle cose, si rischia a dicembre che restino tutti fermi”. Necessario inoltre, ha ricordato il sindaco della Capitale, dare una spinta alla modernizzazione di tutto l’apparato dell’amministrazione pubblica, condividendo a questo proposito le proposte formulate dall’Ance.
Proprio sugli ostacoli che impediscono la crescita del Paese si è soffermato il presidente delle Conferenze Stato-Regioni Vasco Errani. Tre, a suo avviso, le proposte per rilanciare lo sviluppo: più dialogo e chiarezza sul fronte infrastrutture, stabilendo con precisione quali sono le risorse di cassa per il prossimo triennio e distinguendole bene da quelle “di competenza”; rilancio delle città come motore di sviluppo senza nuovo consumo di territorio, ma attraverso programmi di riqualificazione e nel rispetto dei canoni di efficienza energetica e di bellezza dei siti; definizione di una legge nazionale sul governo dei suoli, che preveda alcune leve come quella della defiscalizzazione.
Sul ritardo accumulato in tema di riqualificazione del territorio è poi intervenuta Linda Lanzillotta, che ha sottolineato l’urgenza di puntare sui centri urbani come motori di sviluppo, oggi penalizzati da una carenza di progettualità, dall’arretratezza nelle liberalizzazioni – quanto mai urgenti sul fronte dei servizi pubblici – e da una mancanza di chiarezza sui conti. Le città, ha dichiarato l’esponente dell’Api, potrebbero tornare ad essere poli di qualità e di efficienza anche focalizzando gli sforzi sugli interventi veramente realizzabili, anziché proclamando piani faraonici di grandi opere.
Il tema della crescita è stato anche al centro dell’intervento di Raffaele Fitto, che ha fatto il punto sulle misure messe in campo dal Governo in questi anni, ricordando le tre grandi urgenze da affrontare attraverso un dialogo Governo-enti territoriali-imprese: revisione del Patto di stabilità interno, liberalizzazioni e privatizzazioni e Piano città, che può essere affrontato soltanto attraverso un meccanismo di condivisione tra le parti.
Al termine dei lavori è intervenuto infine il ministro delle Infrastrutture Matteoli, che ha richiamato l’attenzione sui temi caldi oggi all’esame del Governo: rilancio delle infrastrutture, con accelerazione delle procedure per velocizzare le opere; incentivi per favorire gli investimenti in partenariato pubblico-privato e rispetto di tempi e scadenze degli interventi, da cui dipende tra l’altro il mantenimento di numerosi posti di lavoro. A questo proposito – ha ammesso il ministro – spesso nelle macchine dello Stato viene meno la consapevolezza del controllo delle procedure. Un fenomeno che, sommato al fattore blocco della spesa e alla scarsità delle risorse disponibili, è alla radice della penuria degli investimenti nel settore delle opere pubbliche. Tra le misure in programma – molte delle quali richieste dall’Ance – Matteoli ha inoltre ricordato la suddivisione delle opere per lotti funzionali e la defiscalizzazione del Piano per le città. Accolta dal ministro infine la proposta del sindaco di Roma Gianno Alemanno di far sentire la voce del Governo alla Ue per far fronte ai vincoli imposti dal Patto di stabilità alla spesa degli enti locali.
In allegato: la relazione del presidente dell’Ance Paolo Buzzetti; il documento Ance Proposte per la crescita: il rilancio delle infrastrutture e un piano per le città; la scheda Ance su Popolazione, famiglie, città: trasformazioni in atto e sviluppo futuro; Ance congiuntura – edizione Assemblea Ance settembre 2011; Ance infrastrutture – edizione Assemblea Ance settembre 2011; sintesi Censis-Ance su Come intervenire sul patrimonio esistente.
Fonte: Ance
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