La risoluzione del Parlamento abbraccia numerosi aspetti della politica degli appalti, proponendo degli spunti per la riforma delle procedure. Si ribadisce che l’obiettivo principale degli appalti pubblici è l’acquisto di beni, lavori e servizi da parte delle autorità pubbliche al fine di soddisfare le esigenze dei loro cittadini e garantire una gestione efficiente dei fondi pubblici. Il criterio del prezzo più basso non dovrebbe più essere il criterio determinante per l’aggiudicazione di appalti ma è necessario sostituirlo in via generale con quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa in termini di benefici economici, sociali e ambientali, tenendo conto dei costi dell’intero ciclo di vita dei beni, servizi o lavori di cui trattasi. A tal proposito il Parlamento chiede alla Commissione di elaborare una metodologia per calcolare i costi del ciclo di vita. Una simile soluzione non esclude tuttavia il criterio del prezzo più basso quale criterio decisivo in caso di beni o servizi altamente standardizzati.
Gli appalti pubblici, se utilizzati efficacemente, possono essere un vero motore per promuovere qualitativamente i posti di lavoro, le retribuzioni e le condizioni normative, garantire la parità, sviluppare le competenze e la formazione, favorire le politiche ambientali e fornire incentivi alla ricerca e all’innovazione. E’ necessario rafforzare la dimensione della sostenibilità degli appalti pubblici: sono uno strumento importante per l’attuazione di molte politiche ed occorre valutare in modo trasparente l’impatto ambientale e sociale dei contratti che vengono aggiudicati, senza tuttavia indebolire il necessario legame con l’oggetto dell’appalto
Un parere favorevole viene espresso in merito alla possibilità di ammettere sistematicamente offerte alternative (o varianti), ritenute cruciali per promuovere e diffondere soluzioni innovative.
Fondamentale è la professionalizzazione e il miglioramento della formazione del personale delle amministrazioni aggiudicatrici.
Occorre inoltre definire strategie favorevoli alle PMI e attuare il codice di buone prassi al fine di facilitare l’accesso delle PMI agli appalti pubblici consentendo loro di partecipare a condizioni più eque. Importanza particolare ricopre quindi la divisione degli appalti in più lotti. Le regole devono essere semplificate e, laddove fattibile, occorre consentire le autocertificazioni e richiedere i certificati originali soltanto ai candidati selezionati o all’offerente vincitore.
Il Parlamento invita poi la Commissione a studiare la problematica delle offerte eccezionalmente basse e a proporre soluzioni adeguate e raccomanda alle amministrazioni aggiudicatrici, qualora pervengano offerte anormalmente basse, di fornire tempestivamente informazioni sufficienti agli altri offerenti per permettere loro di valutare se vi sia motivo di avviare una procedura di riesame.
Gli appalti elettronici sono ormai una realtà e quindi bisogna proseguire e accelerare una transizione generalizzata verso l’e-procurement.
E’ necessario valutare se sia ammissibile un ricorso alla procedura negoziata con previa pubblicazione in tutta l’UE, che vada al di là di quanto previsto dalle vigenti direttive e che permetta una migliore comunicazione fra le amministrazioni aggiudicatrici e gli operatori economici. Qualora fosse esteso il campo di applicazione della procedura negoziata, occorrerebbe introdurre ulteriori tutele contro gli abusi.
Inoltre un sistema europeo di prequalificazione rappresenterebbe uno strumento utile, se semplice, economico e di facile accesso per le PMI.
Il Parlamento invita infine la Commissione a definire meglio il concetto di partenariato pubblico-privato, in particolare per quanto concerne l’assunzione di rischi in comune e gli impegni economici tra le parti.
4827-20111025modernizzazione degli appalti pubblici.pdfApri