[Italia Oggi – 24/11/2011 – di Luigi Chiarello]
La Commissione presenta il piano per la crescita. Lotta alla spesa pubblica, giù le tasse sul lavoro
L`Ue: pagamenti rapidi alle pmi
Fiscalità degli stati più uniforme. Stop alle esenzioni dannose
«Anticipare di un anno, da marzo 2013 a marzo 2012, l`entrata in vigore della direttiva europea sui ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Con l`obiettivo di favorire le pmi». è una delle proposte avanzate ieri dalla Commissione europea, nel quadro delle azioni per stimolare la crescita del Vecchio continente. Attenzione, però, l`anticipo di entrata in vigore, scrivono i funzionari di Bruxelles, dovrà essere de facto e non de jure. Cioè reale, non solo di diritto. La proposta fa parte di un pacchetto di iniziative, tra cui compare anche la necessità di un maggior consolidamento in seno all`Unione delle politiche fiscali. In particolare, Bruxelles chiede agli Stati membri di contenere l`aumento della spesa pubblica, mantenendolo sotto i previsti livelli di crescita del pil a medio termine. In secondo luogo, la Commissione raccomanda agli esecutivi nazionali di evitare che la stretta nell`erogazione del credito penalizzi ulteriormente il mondo delle imprese e, nell`azione politica, di dare priorità a settori in grado di stimolare lo sviluppo, partendo da settori come l`educazione, l`innovazione, la ricerca e l`energia.
RITARDATI PAGAMENTI. La richiesta di anticipare di un anno l`entrata in vigore della direttiva europea sui ritardati pagamenti rischia di mettere in crisi l`esecutivo italiano. Infatti, non più tardi di un mese fa, per l`esattezza il 25 ottobre scorso, la commissione bilancio della Camera chiese, e ottenne, che il recepimento della direttiva in questione (la n.2011/7/Ue del 16/02/2011) venisse stralciato dal ddl comunitaria 2011 (si veda ItaliaOggi del 26/10/2011). L`obiettivo dichiarato era di rinviarne l`entrata in vigore, prevista appunto per il marzo 2013. Il motivo è presto detto. Pochi giorni prima, già in sede definizione della legge comunitaria 2010, vennero cassati alcuni emendamenti tesi a raggiungere lo stesso obiettivo (cioè recepire la direttiva Ue nell`ordinamento italiano), sulla base di una nota resa dalla Ragioneria dello Stato. La missiva degli uffici di Via XX Settembre metteva in guardia sugli effetti finanziari dell`adozione delle nuove regole. In particolare, secondo il dipartimento guidato da Mario Canzio, il recepimento della direttiva avrebbe potenziali effetti negativi sulla finanza pubblica. Per l`esattezza, secondo la Ragioneria dello stato, la direttiva avrebbe «profili di onerosità» oggi non sostenibili. Da qui, il doppio rinvio. In proposito, va ricordato che la direttiva comunitaria impone alle pubbliche amministrazioni tempi di pagamento davvero stretti rispetto all`andazzo attuale: 30 giorni al massimo. E, soprattutto, stila un listino di sanzioni davvero gravose per le p.a. irrispettose di questo limite. Tutto ciò nonostante esista già, nell`ordinamento italiano, un provvedimento – il dlgs 231/2002 – che già prevede tempi di pagamento stringenti. Ma questo decreto non è stato mai rispettato dalle p.a., visto che, secondo gli ultimi dati diffusi dall`Ance, oggi le pubbliche amministrazioni pagherebbero a otto mesi. Le somme in ballo, dunque, sono ingenti. Per altro, che il volume dei tardivi pagamenti sia monstre lo svela anche l`europarlamentare Lara Comi (Pdl). Che denuncia: «In Italia si stima che siano 70 miliardi di euro in crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione che paga dopo 143 giorni». E aggiunge: «Oggi la stretta creditizia riguarda 4,4 milioni di aziende italiane, di cui 4,1 con meno di 10 dipendenti».
IL TAGLIO ALLA SPESA PUBBLICA
Secondo la proposta per la crescita della Commissione europea il livello del debito pubblico nell`Ue a 27 è aumentato notevolmente rispetto alla media 2007/2010. Di ben 20 punti percentuali. Non solo: Bruxelles prevede che il debito raggiunga entro il 2012 l`85% del pil dell`Unione europea e il 90% nella zona euro. Bruxelles chiede, quindi, che nell`ottica di contenimento della finanza pubblica il rapporto deficit pubblico/pil, nella media Ue, sia ridotto a
poco più del 3% già nel 2013. Ma poichè non tutti i Paesi sono nella stessa situazione, occorre che gli Stati membri che beneficiano di programmi di assistenza finanziaria e quelli sotto stretto controllo del mercato mantengano saldi gli obiettivi di bilancio concordati con Bruxelles. Anche se le condizioni macroeconomiche dovessero cambiare. Gli Stati che accusano, invece, un disavanzo eccessivo dovranno accelerare sul fronte del risanamento. Mentre, i Paesi più virtuosi potranno adottare politiche di bilancio in funzione anticiclica, cioè potranno investire sulla crescita. Senza però mettere a rischio la finanza pubblica. Sul versante spesa pubblica, poi, i governi dovrebbero mantenere il suo trend al di sotto del tasso di crescita tendenziale a medio termine del pil.
IL FRONTE FISCALE. Su questo versante per Bruxelles è necessaria una riprogettazione della
struttura dei sistemi fiscali nazionali, per renderli più efficaci, efficienti ed equi. Tenendo conto anche del fatto che gli Stati membri «potrebbero dover aumentare le tasse», chiosa la commissione. Per l`esecutivo Barroso «già in molti Paesi dell`Unione sono in atto processi di riforma fiscale, in cui c`è spazio per ampliare la base imponibile di alcune imposte, aumentando così le entrate e riducendo le aliquote fiscali a elevata distorsività». Per esempio, secondo Bruxelles, «deduzioni e esenzioni dalla base imponibile standard finiscono per creare spesso distorsioni economiche e per abbassare l`efficienza del sistema fiscale». In particolare, dice la Commissione, «questo avviene per le esenzioni e le aliquote ridotte Iva. Ma, il fenomeno è rilevante anche per le imposte sul reddito delle persone fisiche e delle aziende». La Commissione chiede, quindi, «la graduale eliminazione di alcuni sussidi fiscali nascosti». In particolare, quelli «che creano effetti dannosi per l`ambiente». Quindi, nella sua proposta, l`esecutivo comunitario spiega che andrebbe fatto uno sforzo ulteriore per «ridurre il cuneo fiscale sul lavoro», così da aumentare i consumi e rendere le assunzioni «più attraenti» per le imprese. Bruxelles pone, infine, l`accento sull`efficienza della riscossione, considerato argine strategico all`evasione fiscale e strumento per aumentare le entrate del governo. E, in questo senso, chiede anche misure forti, volte a favorire l`emersione dal lavoro nero. Tra le nuove fonti di approvvigionamento finanziario degli Stati, poi, suggerisce di accelerare sulla strada della vendita all`asta dei titoli di emissioni di CO2, il cui fatturato annuale potenziale è stimato in almeno 11 mld di euro a partire dal 2013. E, al fine di massimizzare l`impatto delle riforme fiscali, la Commissione europea, auspica che i singoli Stati membri coordinino i loro sforzi per «costituire una comune base imponibile consolidata», per il comparto energetico.