[Il Sole 24 Ore – 07/11/2011 – di Filomena Greco]
Le assise dei costruttori: «I fatti di Genova confermano che la cura del territorio è una priorità»
Edilizia, cinque anni di crisi
Buzzetti (Ance) propone un piano per la manutenzione degli edifici
L`Ance racconta una crisi drammatica per il comparto, una crisi quasi senza precedenti, mentre celebra i 150 anni dell`Unità d`Italia a Torino e premia le sue aziende più longeve in una due giorni organizzata al Lingotto.
«Il 2012 sarà il quinto anno di crisi per il settore – ha sottolineato il presidente nazionale dell`Ance Paolo Buzzetti durante il convegno “1861, l`impresa di costruire il Paese”” – che rappresenta il 12% del Pil nazionale e che registra in questi anni un calo di oltre il 22% degli investimenti». Un appuntamento, quello organizzato dall`Associazione nazionale costruttori edili, arrivato nel bel mezzo dell`emergenza maltempo e della tragedia che ha colpito la Liguria. «Gli interventi sul territorio sono una priorità, come i fatti di queste ore purtroppo stanno dimostrando. I lavori di messa in sicurezza del torrente Bisagno esondato a Genova facevano parte del pacchetto di opere del piano Ance che avevamo presentato tre anni fa e che la politica dapprima aveva sostenuto, attraverso lo stanziamento del Cipe di 3,4 miliardi per piccole e medie opere, e che poi sono rimaste sulla carta. Interventi di piccola e media taglia per realizzare i quali le risorse non sono mai arrivate».
L`appuntamento di Torino, che si concluderà oggi, ha riunito le imprese delle costruzioni nella volontà di chiedere alla politica e alle istituzioni piani di rilancio delle città. «Finora ha funzionato la logica del grande evento – continua Buzzetti – e le Olimpiadi di Torino ne sono state un esempio. Ora bisogna fare un salto di qualità e pensare al rilancio delle città attraverso un piano straordinario di manutenzione degli edifici, di riqualificazione delle periferie, di innovazione energetica, interventi che sarebbero in grado di dare ossigeno alle nostre imprese». La sfida della qualità la chiamano gli addetti ai lavori, a cominciare da Giuseppe Provvisiero, a capo dell`Ance Piemonte.
Al centro del dibattito dunque il tema delle risorse e degli investimenti, a cominciare dalle infrastrutture. «Il 2010 è stato un anno di ripresa – ha sottolineato nel suo intervento Giovanni Castellucci, ad di Autostrade per l`Italia – ma il Paese è rimasto fermo. C`è un problema di competitività di un Paese basato sul manifatturiero, oggi tassato a livelli inverosimili, che rischia di mettere le nostre imprese fuori dal mercato. Oggi serve investire su opere che siano strategiche per l`economia, infrastrutture strategiche per chi produce. Noi manterremo quest`anno il nostro piano di investimenti, a 1,5 miliardi, un valore pari al 10% della spesa in Italia per le opere pubbliche, ma è drammatica l`assenza di attenzione della politica verso il sostegno delle imprese nelle politiche di investimento».
La crisi è globale, ma l`Italia ci sta mettendo del suo sottolineano i partecipanti alla tavola rotonda, da Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, a Luciano Violante, presidente di Italiadecide, all`architetto Benedetto Camerana. «Serve chiarezza sulla manovra – ha sottolineato Giorgio Squinzi, amministratore unico della Mapei e consigliere delegato di Confindustria per l`Europa – e azioni in tempi stretti. Ma anche dall`Europa devono arrivare risposte importanti, a cominciare da una politica di welfare e una fiscalità comune, un programma di infrastrutture condiviso e una politica energetica europea. L`Italia è ingiustamente penalizzata, è il secondo Paese manifatturiero in Europa e il secondo nel mondo per valore pro-capite».
A margine del convegno, Squinzi, interpellato dai giornalisti, ha toccato il tema della prossima presidenza di Confindustria. «Se ci sarà un consenso accetterò» ha detto Squinzi, rispondendo così alla domanda su una sua candidatura come successore di Emma Marcegaglia. «C`è anche il mio nome? Così dicono», ha sorriso il patron di Mapei e consigliere delegato per l`Europa di Confindustria. «Però attenzione – ha ammonito Squinzi – perchè il presidente di Confindustria non lo eleggono i giornali, ma gli associati e la base, è un processo che richiede ancora un certo periodo di tempo».