[Il Giornale – 04/04/2012 – di Anna Maria Greco]
Intervista a Paolo Buzzetti, presidente Ance
«Costruttori allo stremo, intervenga il governo»
Suicidi, fallimenti, imprese con l`acqua alla gola. Il settore dell`edilizia è tra i più tartassati dalla crisi economica. L`Associazione dei costruttori denuncia un calo di investimenti negli ultimi 5 anni del 24,1 per cento, con un balzo indietro ai livelli degli anni `90.
Meno 40,4 per cento nell`edilizia abitativa, meno 23,3 in quella non residenziale privata, meno 37,2 nei lavori pubblici. E 250mila posti di lavoro persi, che diventano 380mila con i settori collegati.
La crisi è così grave che, per la prima volta nella sua storia, l`Ance ha prorogato di un anno l`incarico del suo presidente, Paolo Buzzetti (al termine dei due mandati) e di tutta la dirigenza. Non c`è tempo per campagne elettorali e rinnovi di vertice, quando si è alle prese con la recessione.
Presidente Buzzetti, il suo è un governo di emergenza.
«Purtroppo sì. Per noi la crisi è iniziata già 4 anni fa e ora le imprese sono allo stremo, tra blocco degli investimenti, ritardi nei pagamenti, stretta creditizia e una tassazione insopportabile. Non basta il rigore, la politica deve indicare delle vie d`uscita, proponendo piani di sviluppo concreti. Se prima si è nascosta la crisi, ora si rischia di eccedere nel senso opposto, lanciando segnali negativi che caricano di angoscia imprenditori e dipendenti e colpevolizzano il cittadino medio».
Che il clima sia molto pesante tra i costruttori lo dice l`alto numero di suicidi, soprattutto nel Nord più produttivo.
«è dal 2010 che denunciamo i primi suicidi, in un territorio di frontiera come il Veneto, ma solo ora il dramma è esploso. In forte ritardo. è un problema drammatico e ci stiamo attrezzando sul territorio per fornire un`assistenza anche psicologica ai nostri associati in difficoltà. Ma il governo deve aiutarci a rompere questa cappa di depressione che ha conseguenze gravi come il suicidio. Il nostro è un Paese che sa reagire, bisogna però indicare il percorso giusto per uscire dal tunnel. Dare speranza. Far capire che la crisi non si affronta nella solitudine individuale, ma è un problema generale e sono state individuate delle soluzioni».
Ieri al convegno dell`Ance il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, ha definito una «superidea» il vostro «Piano per le città» e il viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, ha annunciato un progetto-pilota in 3 centri italiani. Il governo vi sostiene?
«Riconosciamo i meriti internazionali del governo Monti, apprezziamo i sei miliardi trovati per le piccole opere, lo sforzo fatto per gli interventi sulle scuole. Ma il settore dell`edilizia, dopo la mazzata dell`Imu, ha bisogno di una politica di crescita che ancora non c`è. Abbiamo presentato le nostre proposte per rimettere in moto il settore nel convegno romano, ne faremo uno a fine mese a Milano e poi un evento finale nella capitale. Per noi sono importanti le parole di Passera e di Ciaccia sul “Piano per le citta””`, che coinvolge istituzioni, investitori, imprese, ordini professionali e società civile per interventi di manutenzione dei fabbricati, di riqualificazione delle periferie, di risparmio energetico. Ma i sindaci possono adottare programmi così solo se viene allentato il Patto di stabilità. E questa è la prima cosa che dovrebbe fare il governo».
Le altre quali sono?
«Servono strumenti fiscali adeguati, come favorire la neutralità dell`Iva, perchè non sia nè un costo nè un ricavo per l`imprenditore. Non si può puntare solo sull`aumento delle tasse e sulla repressione dell`evasione. Giustissimo, per carità, ma quelli che le tasse le pagano, vogliamo salvarli dal tracollo? Se sale la spesa corrente e non si tocca la spesa pubblica come si rimettono a posto i conti? Sembra che manchi, nella manovra economica, una strategia di sviluppo. Anche per l`articolo 18 la pubblica amministrazione non si tocca e il peso ricade sui privati. Ma la vera riforma in questo campo sarebbe l`abbattimento del costo del lavoro».
E per i ritardi nei pagamenti pubblici alle imprese?
«Ci vuole una forma di compensazione: una sorta di scambio con la detrazione dei debiti della Pa dalle tasse degli imprenditori. è assurdo che lo Stato non paghi e poi tartassi società di cui è debitore. In direzione opposta va l`emendamento presentato in Senato al dl Semplificazioni fiscali: scarica gli oneri della riscossione del credito sulle imprese e libera le banche dalle responsabilità. Forse le lobby hanno fatto pressioni».
A proposito di banche: parliamo di stretta creditizia.
«è una situazione grave. L`Ance sta lavorando per allargare ad altre grandi banche la convenzione stipulata con Unicredit – due miliardi, di cui già spesi 350 milioni – per sostenere gli associati finanziando iniziative di sviluppo».