“La malattia italiana è la stagnazione strutturale, la palude in cui il prodotto italiano si è incagliato nel tempo e che, solo grazie al settore delle costruzioni, negli ultimi anni ha potuto camuffarsi ed evitare la recessione già molti anni fa”. Con queste parole il presidente dei Giovani Ance Alfredo Letizia ha aperto il XIII Convegno nazionale dal titolo “Oggi imprenditori. Domani?”, che si è tenuto oggi a Roma nell’Auditorium di via Guattani 16. All’evento hanno preso parte autorevoli rappresentanti del mondo delle imprese, della politica, dell’economia, del giornalismo e del Governo: oltre al presidente dei Giovani Letizia, sono intervenuti il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti, i vicepresidenti dei Giovani Francesca De Sanctis, Alberto Righini, Francesco Ficarra e Fabio V. Cosentino, l’economista Massimo Lo Cicero, il parlamentare del Pd Francesco Boccia, il parlamentare dell’Udc Roberto Rao, il consigliere del ministro dello Sviluppo Alessandro Fusacchia, il viceministro del Lavoro Michel Martone e l’europarlamentare Erminia Mazzoni. E’ inoltre intervenuto l’editorialista Sergio Rizzo.
Attraverso il Convegno, i Giovani imprenditori hanno voluto proporre un importante momento di riflessione sul futuro del Paese e sulle vie d’uscita da una recessione che si fa ogni giorno più grave e contro la quale non sembrano avere alcun effetto le cure finora somministrate.
Al centro dell’intervento del presidente dei Giovani l’analisi dei veri nodi che soffocano, e non da oggi, lo sviluppo del Paese. I veri “spread”, come li ha definiti Letizia, che non sono quelli finanziari o del debito pubblico, e che provocano in realtà la febbre alta dell’Italia.
Un elenco serrato e impietoso che, partendo dalla crescita abnorme del peso fiscale – che nel 2012 toccherà il livello record del 45 per cento del Pil – ha toccato tutti i ritardi e le arretratezze di cui da sempre soffre il sistema Italia: dall’inadeguatezza dei servizi pubblici all’inefficienza del sistema giudiziario, dal clientelismo e dalle diseconomie nella gestione delle imprese pubbliche al ritardo nella formazione, dalla sostanziale emarginazione dei giovani dalla vita produttiva del Paese al perdurante e anacronistico peso dello Stato, e di tutte le sue componenti, nell’economia.
Ma non è mancato anche uno sguardo, nell’intervento del presidente dei Giovani, ai problemi e alle debolezze del sistema italiano delle imprese. “Sistema, ha detto Letizia, che mostra un ritardo enorme nel tentativo di impegnarsi in prodotti nuovi, in nuovi processi produttivi, così da aumentare la qualità e abbassare i costi”. Tuttavia, come ha con forza rimarcato Letizia, in questo momento la principale ragione della fragilità finanziaria delle imprese sono i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione. “Dai 9 ai 40 – ha ricordato il numero uno dei Giovani – sono i mesi che le imprese devono attendere per vedere onorato il proprio credito. Un tempo sufficiente per fallire, per morire”.
Un quadro pesante che però, come ha sottolineato Letizia, l’Ance ha denunciato da tempo, sforzandosi di trovare soluzioni. Soluzioni spesso accolte da un generale consenso ma che però sono rimaste senza seguito.
Dall’urgenza delle liberalizzazioni e di una vera apertura alla concorrenza, alla priorità degli investimenti innovativi mirati al rilancio delle città fino all’emergenza della tutela e della valorizzazione dei beni culturali e del turismo.
Una sostanziale paralisi delle decisioni e delle azioni dell’interlocutore pubblico di fronte alla quale, tuttavia, ha dichiarato con forza Letizia, i costruttori vogliono continuare a fare la loro parte, “cercando di superare le differenze con i competitor internazionali e sperando, ma senza scommetterci più, che la pubblica amministrazione faccia altrettanto.”
In questo senso Letizia ha ricordato il formidabile ruolo anticiclico svolto dal settore delle costruzioni e la sua funzione “di fondamentale servizio per la competitività del Paese e per la qualità della vita dei cittadini”.
Di qui un appello forte e accorato all’urgenza di agire, e subito, per invertire il trend del declino che sembra aver imboccato il Paese, sui tre fronti della competitività dell’industria, della carenza infrastrutturale e della restrizione del credito a imprese e famiglie. E infine tre proposte operative e immediate: avviare nel prossimo anno un programma di investimenti in opere pubbliche di 50 miliardi di euro; sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione, che oggi ha un debito di circa 100 miliardi con le imprese; agevolare l’accesso delle imprese al credito.
In allegato: brochure dell’evento; slide del presidente dell’Ance Paolo Buzzetti; relazione del presidente dei Giovani Ance Alfredo Letizia; documento della Direzione Affari Economici e Centro Studi Ance “Gli spread di cui non si parla”
Fonte: Ance
6254-Brochure dell’evento.pdfApri
6254-Relazione presidente Giovani Ance Letizia.pdfApri
6254-Slide del presidente dell’Ance Paolo Buzzetti.pdfApri
6254-Gli spread di cui non si parla.pdfApri