[www.cresme.it – 01/06/2012 – di Paola Reggio]
I numeri dell’elevato rischio sismico in Italia: 21,8 milioni di persone e 10,4 milioni di abitazioni
La vulnerabilità del Paese rispetto al rischio sismico appare, in questi giorni, quanto mai evidente. Si trovano nella condizione di elevato rischio sismico[1] quasi il 44% del territorio, il 36% dei comuni, 21,8 milioni di persone e 10,4 milioni di abitazioni. Questi numeri mostrano la rilevanza del problema, la pericolosità per la popolazione.
Ma il rischio è determinato dallo stato di conservazione degli edifici ed in particolare di quelli in zona di elevato rischio sismico. L’anello debole è rappresentato dalla vetustà del patrimonio edilizio e dall’obsolescenza delle sue componenti: il 55% delle abitazioni in Italia insiste su edifici di oltre 40 anni, una quota che sale al 70% nelle città di media dimensione e al 76% nelle città metropolitane. Questi edifici non sono staticamente costruiti per resistere in caso di terremoto e sicuramente, un’ampia quota avrebbe problemi strutturali in caso di sisma.
Com’è noto, gli eventi sismici nel territorio italiano sono piuttosto frequenti ma della maggior parte si viene a conoscenza solo attraverso la rilevazione strumentale. Gli eventi percepiti dalla popolazione, con magnitudo superiore o uguale a 4,0, dal 1985 a oggi sono stati circa 480. Di questi quasi 40 hanno avuto una magnitudo superiore a 5,0.
I costi dei terremoti – I terremoti hanno un impatto economico molto alto. Secondo i dati del Dipartimento di Protezione Civile, per l’emergenza e la ricostruzione post-evento nell’arco temporale 1968-2003 (36 anni) i costi ammontano a circa 135 miliardi di euro a prezzi 2005[2], che attualizzati a prezzi 2009 diventano circa 146 miliardi. A questi si devono aggiungere le conseguenze non traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico, monumentale. Inoltre, sommando ai 146 miliardi gli stanziamenti per l’emergenza e la ricostruzione a seguito dell’evento sismico del 6 Aprile 2009 in Abruzzo (circa 14 miliardi, considerando gli stanziamenti di cui al D.L. 39/09, circa 7 miliardi), le risorse a carico del Fondo Aree Sottoutilizzate (circa 4,6 miliardi), il contributo della Commissione Europea (circa 500 milioni), le donazioni in denaro (circa 110 milioni) e i finanziamenti agevolati fino a un massimo di 2 miliardi previsti dall’art. 3 co.3 del D.L. 39/09, si può stimare un costo complessivo di circa 160 miliardi di euro.
I finanziamenti – Di contro, in base ai dati contenuti nel dossier sui principali eventi sismici a partire dal 1968, redatto dal Servizio Studi della Camera dei Deputati nel maggio 2009, e ai dati relativi alle risorse stanziate dallo Stato per il terremoto del 6 Aprile 2009 in Abruzzo, aggiornate a novembre 2009, gli stanziamenti statali complessivi per i principali eventi sismici che hanno colpito il territorio nazionale negli ultimi quarantadue anni si possono stimare in oltre 98,5 miliardi di euro[3] (a prezzi 2009), quindi il 60% dei costi complessivi di tutti i terremoti dal 1968 ad oggi.
E’ necessario che cresca la consapevolezza nella società civile, così come negli amministratori locali e nei rappresentanti della politica, che esiste una priorità nazionale: rendere sicuro il nostro territorio. I principali problemi sono la manutenzione ordinaria del territorio, la prevenzione del rischio, la responsabilità dei sindaci nelle scelte di localizzazione degli edifici, il ruolo centrale di una pianificazione territoriale di qualità, insieme a quello delle risorse.
[1] Nel territorio ad elevato rischio sismico rientrano i comuni classificati dal Dipartimento di Protezione Civile al 1° gennaio 2012 come zona sismica 1, zona sismica 2, zona sismica 2A, zona sismica 2B.
[2] Tali importi includono anche gli oneri per il miglioramento delle opere danneggiate e la realizzazione di opere non esistenti al momento dell’evento. Infatti, in considerazione dell’impatto anche economico del terremoto, i criteri che hanno informato l’assistenza statale per la ricostruzione post-sisma dell’edilizia privata, sono stati quasi sempre volti ad assicurare un’estesa copertura di ripristino e miglioramento sismico.
[3] Va tenuto presente che a causa dell’ampiezza dei periodi temporali che hanno caratterizzato le erogazioni per alcuni eventi sismici e della conseguente stratificazione delle disposizioni normative intervenute, i dati potrebbero non tenere conto di particolari e specifici interventi finanziari, che possono comunque ritenersi interessare importi di ammontare sostanzialmente marginale.
6637-Il costo dei terremoti dal 1968 al 2009.jpgApri
6637-Movimenti sismici-magnitudo uguale o sup. a 4,0.jpgApri