E’ all’attenzione delle Commissioni Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato, che hanno avviato un ciclo di audizioni preliminari all’esame del documento,
la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2012 (Doc LVII- n.5-bis) (Relatori l’On. Amedeo Ciccanti del Gruppo parlamentare UDC e il Sen. Antonio Azzollini del Gruppo parlamentare PdL), approvata lo scorso 20 settembre dal Consiglio dei Ministri, quale strumento di programmazione finanziaria e di bilancio previsto dalla Legge 196/2009.
La Nota è corredata da un allegato, concernente le Relazioni sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali – volumi
I e
II.
Nel testo, in particolare, viene confermato l’obiettivo del pareggio di bilancio al 2013 quale condizione indispensabile per assicurare la sostenibilità del debito pubblico ed illustrati il quadro macroeconomico, le raccomandazioni di politica economica rivolte dal Consiglio Ue e le misure di finanza pubblica da attuarsi.
Quadro macroeconomico
Viene, tra l’altro, evidenziato che lo scenario macroeconomico si è deteriorato rispetto al DEF di aprile, nel secondo trimestre dell’anno il commercio internazionale e la produzione globale hanno registrato un rallentamento rispetto al ritmo di espansione del trimestre precedente ed il PIL dell’area dell’euro è diminuito del 0,2 per cento, dopo essere risultato stabile nel primo trimestre.
La congiuntura economica italiana, già penalizzata nel breve termine dalle imprescindibili misure di consolidamento fiscale, è stata ulteriormente colpita dalle tensioni sui mercati finanziari e sul credito, che hanno comportato, oltre all’ampliamento dei divari tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi una elevata volatitilità degli spread che ha scoraggiato gli investitori internazionali a detenere titoli italiani.
Tenendo conto degli elementi che caratterizzano il quadro macroeconomico la crescita dell’economia italiana è rivista al ribasso rispetto alle stime contenute nel DEF di aprile. L’attività economica si contrarrebbe del 2,4 per cento nel 2012. Nel 2013 il PIL si ridurrebbe dello 0,2 per cento, mentre nel 2014-2015 l’attività economica crescerebbe rispettivamente dell’1,1 e dell’1,3 per cento, beneficiando sia del miglioramento della domanda mondiale sia degli effetti sia degli effetti delle riforme strutturali varate dal Governo.
Viene, altresì, sottolineato che gli investimenti in macchinari, particolarmente sensibili alla congiuntura, si ridurrebbero del 10,6 per cento nell’anno corrente, la ripresa si materializzerebbe a fine 2013 per poi consolidarsi nel biennio successivo.
La debolezza permarrebbe anche nel settore delle costruzioni, dove gli investimenti risentono della crisi immobiliare. Al riguardo, gli indicatori più recenti mostrano un indebolimento sia della produzione sia delle transazioni nel comparto residenziale. Per il biennio 2014-2015 è, invece, previsto un lieve recupero.
Riguardo al mercato del lavoro, gli occupati misurati in unità standard sono previsti in calo fino a tutto il 2013. Il luglio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 10,7 per cento, in aumento di 2,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale incremento è da attribuire principalmente all’aumento dell’offerta di lavoro, nonché alle riforme sul pensionamento adottate negli anni precedenti. Il tasso di disoccupazione raggiungerebbe il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare al l’11,4 per cento nel 2013, mentre si ridurrebbe fino al 10,9 nel 2015.
Raccomandazioni di politica economica rivolte dal Consiglio Ue
Le raccomandazioni rivolte dal Consiglio UE all’Italia nel mese di luglio, nell’ambito della procedura del Semestre europeo, sollecitano il Governo a :
– Adottare ulteriori misure per combattere la disoccupazione giovanile, migliorando il percorso formativo e facilitando il passaggio al mondo del lavoro;
– Adottare in via prioritaria la riforma del mercato del lavoro per affrontare la segmentazione dello stesso ed istituire un sistema integrato per le indennità di disoccupazione, nonché incentivare la partecipazione delle donne al mercato fornendo servizi di assistenza all’infanzia ed agli anziani;
– Proseguire nella lotta contro l’evasione fiscale, l’economia sommersa ed il lavoro non dichiarato attraverso l’intensificazione di verifiche e controlli;
– Attuare le misure già adottate di liberalizzazione e semplificazione nel settore dei servizi;
– Semplificare ulteriormente il quadro normativo per le imprese e rafforzare la capacità amministrativa;
– Attuare la prevista riorganizzazione del sistema della giustizia civile e promuovere il ricorso a meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie.
Misure di finanza pubblica
Viene ribadito il deterioramento dello scenario macroeconomico dalla presentazione del DEF di aprile a seguito dell’acuirsi delle tensioni sui mercati del debito sovrano e per effetto dell’incertezza che ha caratterizzato il contesto dell’euro e viene anticipato che l’azione del Governo nei prossimi mesi si incentrerà in particolare sulla riduzione del debito pubblico, dando attuazione agli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e successiva dimissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili sia delle partecipazioni pubbliche. Al riguardo, tenuto conto di un ammontare di proventi pari a circa 1 punto percentuale di PIL all’anno, il rapporto debito/PIL (al lordo dei sostegni erogati ovvero da erogare ai Paesi dell’area euro) viene stimato pari al 126,1 per cento nel 2013, 123,1 per cento nel 2014, 119,9 nel 2015.
Nella Nota vengono, quindi, esaminati gli andamenti di medio lungo periodo del sistema pensionistico italiano ed il processo di revisione della spesa, con l’analisi dell’impatto macroeconomico del DL 95/2012, convertito dalla L.135/2012, che ha introdotto vari interventi con la comune finalità del contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica.
Viene, altresì, illustrato il piano pluriennale di valorizzazione del patrimonio pubblico avviato con il DL 87/2012, convertito dalla stessa L.135/2012 (confluito in sede di conversione), che ha previsto, tra l’altro, l’attuazione di una prima serie di operazioni di privatizzazione delle partecipazioni pubbliche che dovrebbero produrre risultati significativi entro l’anno. Nel provvedimento viene, infatti, conferito il diritto di opzione alla Cassa depositi e prestiti per l’acquisto delle partecipazioni azionarie detenute dallo Stato in Sace, Fintecna e Simest. L’operazione avverrà a prezzi di mercato e prevede un pagamento pari al 60 per cento del valore del patrimonio netto contabile delle società al momento dell’acquisto. Le risorse ottenibili dall’operazione saranno destinate in via prioritaria alla riduzione del debito pubblico ed in seconda istanza al pagamento dei debiti commerciali verso i fornitori.
Vengono, quindi, analizzati i contenuti del Patto di stabilità interno e del Patto di convergenza, come disciplinato dai DL 78/2010, 98/2011 e 138/2011. In particolare, le autonomie territoriali concorrono alla manovra di finanza pubblica per 4,2 miliardi nel 2012 e per 6,4 miliardi nel 2013 e nel 2014 ed il riparto del contributo ala manovra è effettuato sulla base di un sistema di virtuosità degli enti misurato attraverso specifici parametri. Viene, altresì, evidenziata l’introduzione del patto orizzontale nazionale che consente ai Comuni che prevedono di conseguire un differenziale negativo rispetto all’obiettivo assegnato di comunicare gli spazi finanziari di cui necessitano al Ministero dell’Economia in modo da consentire la rimodulazione degli obiettivi per sostenere per sostenere spese per il pagamento di residui passivi per parte capitale, nonché l’introduzione del patto regionale verticale, tramite il quale le Regioni a statuto ordinario, la Sicilia e la Sardegna possono mettere a disposizioni dei Comuni del proprio territorio spazi finanziari, con conseguente peggioramento del proprio obiettivo finanziario, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica. Tale strumento è stato incentivato mediante la previsione di un contributo complessivo di 800 milioni di euro a favore delle Regioni, in misura pari all’83, 3 per cento degli spazi finanziari ceduti ai comuni ricadenti nel proprio territorio per favorire i pagamenti dei residui passivi in conto capitale ai creditori.
Viene, inoltre, ricordato che il DL 138/2011, allo scopo di incentivare gli investimenti infrastrutturali ha previsto l’esclusione dal Patto di stabilità interno delle spese in conto capitale nel limite delle dismissioni delle partecipazioni azionarie in società esercenti servizi pubblici locali di rilevanza economica e comunque nei limiti di 250 milioni di euro nel 2013 e 2014. Lo stesso decreto ha previsto, altresì, dal 2013, l’assoggettamento al Patto di stabilità interno dei Comuni con più di 1.000 abitanti e, a decorrere dal 2014, anche delle unioni di Comuni formate dagli enti con meno di 1.000 abitanti.