[Il Sole 24 Ore – 29/04/2013 – di Gianni Trovati, Valeria Uva]
Pochi i virtuosi dei pagamenti-sprint
Varese, Cesena, Firenze e le Province di Lucca e Torino hanno già staccato i primi assegni
A venti giorni dall’arrivo del decreto sblocca-pagamenti c’è qualche amministrazione che ha cominciato a saldare i propri debiti. Per ora si tratta di pionieri, visto che la maggior parte degli enti locali sono ancora impegnati nella ricognizione dei debiti. Ma i primi assegni cominciano ad arrivare alle imprese.
Varese, Cesena, Firenze, ma anche le Province di Lucca e Torino sono tra le amministrazioni sprint che hanno sfruttato gli stretti margini previsti dal provvedimento. Il pagamento anticipato, infatti, prima cioè di conoscere le quote di allentamento del Patto che il ministero dell’Economia deve ripartire entro il 15 maggio, è possibile per chi ha fondi in cassa. Ma con tetti molto bassi: al massimo si può spendere il 13% delle giacenze presenti nella tesoreria statale a fine marzo, e in ogni caso non è possibile superare il 50% di quanto lo stesso ente chiederà entro domani al ministero dell’Economia di liberare dai vincoli del Patto.
Ovvio, quindi, che in molti casi l’esigenza di capire a fondo le regole dello sblocca-debiti, e di quantificare puntualmente la massa dei pagamenti bloccati per chiedere su questa base i “bonus” a Via XX Settembre, abbia allungato i tempi.
La Provincia di Torino, per esempio, ha fatto i conti: fermi in cassa ci sono 80 milioni, a fronte di 40 di debiti arretrati, ma la somma svincolata dal decreto 35/2013 non supera i 6,7 milioni. «Abbiamo già firmato tutti i mandati di pagamento» commenta il presidente Antonio Saitta. Saitta è anche a capo dell’Upi (Unione delle Province italiane) e ha «sfruttato» le anticipazioni sul provvedimento per preallertare i dirigenti provinciali e preparare il censimento delle fatture non saldate in ordine cronologico.
Un altro problema interpretativo è legato al fatto che il decreto ha permesso di sbloccare risorse per il 13% della liquidità presente «sulla tesoreria statale», ma su questi conti non sono presenti le risorse che derivano dall’accensione dei mutui. Un controsenso, perché i mutui servono proprio a pagare gli investimenti, cioè la voce bloccata dal Patto di stabilità, che per questa via si troverebbe quindi esclusa proprio dal provvedimento che nasce per sbloccarla. Per questa ragione, molti amministratori (sulla scorta anche delle indicazioni di Anci-Ifel) hanno allargato in via interpretativa le maglie del provvedimento, calcolando il 13% su tutta la liquidità disponibile. Ha fatto così, fra gli altri, Alessandro Petretto, economista e assessore al Bilancio al Comune di Firenze, che in questo modo è riuscito ad azzerare i debiti residui del 2011 pagando fatture per 14 milioni.
«L’interpretazione ha dovuto seguire quello che è lo spirito della norma», taglia corto Attilio Fontana, sindaco di Varese, che senza aspettare la scadenza di domani ha liquidato debiti per 1,5 milioni.
A Lucca, invece, si punta a un anticipo dell’operazione trasparenza sugli elenchi dei creditori imposti dal decreto. «La lista delle fatture in ordine cronologico sarà pubblicata sul sito della Provincia da oggi» promette il direttore Riccardo Gaddi. Lucca sta per staccare un assegno da 7,5 milioni, a fronte di 18,9 milioni di debiti accumulati.
Mandati di pagamento già firmati anche a Cesena. Nei primi tre giorni il Comune romagnolo ha saldato debiti per 400mila euro e prosegue fino alla quota sbloccabile di 2,8 milioni.
Il grosso dell’operazione sblocca-pagamenti, però, nascerà dall’appuntamento di domani con l’esame dei “bonus” e delle richieste di anticipazione alla Cassa depositi e prestiti.