Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare , l’On. Andrea Orlando, è stato ascoltato dalla Commissione Territorio e Ambiente del Senato sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Il Ministro ha evidenziato, in premessa, che la l’ambiente rappresenta una priorità economica e sociale dell’azione dell’Esecutivo, al pari delle misure per la qualità della democrazia e il funzionamento delle Istituzioni. Le politiche per migliorare la qualità ambientale dovrebbero, quindi, diventare l’orizzonte strategico delle scelte di fondo del Governo.
Al riguardo, in ambito internazionale, l’Italia dovrebbe rafforzare il proprio ruolo nell’ambito della cooperazione e dei seguiti di Rio +20 ed affermare il suo ruolo nello sviluppo delle tecnologie pulite, creando opportunità per le imprese operanti nel settore sui mercati internazionali.
In ambito europeo, il Ministro ha, altresì, rilevato che l’attuazione delle strategie economiche, energetiche ed ambientali presuppone un sistema di governo dell’economia in grado di coordinare le azioni a livello UE e a livello nazionale. Nell’ottica di una maggiore europeizzazione delle questioni ambientali, una delle priorità riguarda l’impostazione della programmazione e l’implementazione delle politiche di coesione per il ciclo 2014-2020 finanziate coi fondi strutturali. Al riguardo, ha menzionato l’avvio dell’interlocuzione con il Ministro per la coesione territoriale, “affinché nel prossimo accordo di partenariato la pluralità e trasversalità delle voci e priorità di carattere ambientale non possano tradursi in un’assenza di linee di finanziamento verticali espressamente dedicate alla realizzazione di interventi a cura del Ministero dell’ambiente e delle autorità ambientali”.
Il Ministro ha evidenziato, altresì, l’importanza di proporre l’esclusione della spesa per interventi di difesa del suolo, di riassetto idrogeologico, per il ripristino e la bonifica dei siti produttivi inquinati, nonché la messa a norma degli impianti di depurazione, dai saldi relativi al Patto di stabilità.
Ha, inoltre, ricordato il confronto avviato con le Regioni sulle principali criticità da affrontare ed, in particolare, sulla necessità di una nuova governance ambientale improntata ad una maggiore coerenza fra l’azione del governo centrale e quella dei governi regionali. Al riguardo, ha anticipato la prossima presentazione al CIPE dell’aggiornamento della Strategia di sviluppo sostenibile nazionale attraverso un percorso di larga partecipazione allargato non solo ai diversi livelli di governo, ma anche alle associazioni produttive e al vasto mondo dell’associazionismo ambientale.
Ha, quindi, evidenziato tre grandi “opzioni strategiche” da perseguire: la progressiva modifica del modello di sviluppo verso la green economy, la riconversione energetica e la tutela della biodiversità.
Sulla prima opzione, in particolare, ha ricordato che “gli Stati Generali per la green economy, riunitisi lo scorso novembre a Rimini, hanno utilmente proposto numerose iniziative. In tale contesto, la riforma della fiscalità ambientale dovrà assicurare, a parità di gettito, un trasferimento di oneri dal lavoro e dagli investimenti alla produzione e al consumo di beni e servizi ambientalmente dannosi e la rimozione di sussidi ad attività impattanti, a favore di tecnologie più efficienti dal punto di vista ambientale”.
Relativamente alla riconversione energetica, ha individuato quale priorità assoluta in campo energetico lo sviluppo delle fonti rinnovabili, a cui bisogna affiancare quella per l’efficientamento energetico. A quest’ultimo riguardo ha, evidenziato, altresì, che tramite l’efficientamento energetico “può ripartire un settore tradizionale, quello dell’edilizia, sostanzialmente fermo, al quale affidare il compito straordinario di trasformare quanto già costruito”. Al riguardo, ha ricordato la detrazione fiscale per interventi di efficienza energetica confermata dal Governo con un tasso del 65 per cento e fino a dicembre 2013 (DL 63/2013, all’esame del Senato in prima lettura), rilevando, altresì, che tale meccanismo dovrebbe essere reso strutturale e rimodulato opportunamente per evitare sbilanciamenti con il Conto termico e con quelle fonti rinnovabili che devono lavorare in sinergia con l’efficienza energetica ed esteso alle ristrutturazioni degli edifici per la protezione antisismica.
Riguardo alla biodiversità ha sottolineato che l’obiettivo che l’Unione europea si sta proponendo – arrestare la perdita della biodiversità ed il degrado dei servizi ecosistemici entro il 2020 – “potrà essere raggiunto a condizione che esso sia pienamente inserito nella strategia europea per lo sviluppo sostenibile e nella strategia per la crescita intelligente e l’occupazione di qualità”.
In tale ambito, le priorità legislative individuate dal Dicastero riguardano l’acqua, il suolo e i delitti ambientali. In proposito il Ministro ha menzionato, altresì, l’approvazione, nel Consiglio dei Ministri dello 15 giugno scorso, di un disegno di legge per il contenimento del consumo del suolo ed il riuso del suolo edificato che arriverà presto all’esame delle Camere, evidenziando che il principio affermato nel provvedimento è che “non si può costruire il nuovo senza aver prima verificato di non poter riutilizzare quello che già esiste”. Occorre, quindi, potenziare il riuso di aree degradate e la riqualificazione delle periferie urbane quali strumenti anticiclici in grado di generare valore ed occupazione e nel contempo di fermare il dissennato utilizzo del territorio.
Sul tema dell’acqua, il Ministro ha affermato la necessità di un intervento normativo urgente, teso a promuovere le politiche industriali e a sostenere gli investimenti. A tal fine occorrerebbe, quindi, un Piano nazionale di tutela e gestione della risorsa idrica “che introduca criteri e vincoli per una gestione efficiente, efficace ed economicamente sostenibile della risorsa acqua, rilanciando gli investimenti in infrastrutture e in tecnologie innovative ed evitando gli effetti delle procedure di infrazione avviate e minacciate dalla UE”.
In merito alle sanzioni per illeciti ambientali, ha evidenziato l’opportunità di una complessiva riforma, che comprenda anche la revisione del complesso delle sanzioni amministrative ampliando l’ambito degli illeciti contro l’ambiente, le risorse e il patrimonio naturale e paesaggistico. Al riguardo, ha anticipato la prossima costituzione presso il Ministero di un gruppo di lavoro di esperti per avanzare una proposta da sottoporre all’attenzione del Parlamento.
Nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata per i profili ambientali sarà, inoltre, istituita presso il Ministero dell’ambiente una consulta sulle Ecomafie. Al riguardo ha confermato la priorità rappresentata dal monitoraggio dei suoli contaminati, dalle indagine epidemiologiche e le bonifiche dei suoli contaminati in aree a forte condizionamento mafioso.
Il Ministro si è, quindi, soffermato sul settore dei rifiuti, evidenziando, in particolare, che in quest’ambito i punti salienti dell’iniziativa del Governo potrebbero riguardare la revisione della tassa sui rifiuti, nella logica di introdurre elementi di certezza e proporzione tariffaria che – nel sistema normativo dei tributi Tarsu, Tia e Tares – non appare garantito. Occorre, altresì, concludere l’iter di elaborazione e approvazione del Piano Nazionale per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti previsto dalla direttiva europea.
In merito alla questione delle bonifiche, con particolare riferimento alla disciplina delle procedure e degli interventi nei siti contaminati, ha, altresì, rilevato che “la possibilità di procedere ad una revisione organica ed approfondita è legata al conferimento di una idonea delega legislativa al Governo da parte del Parlamento”.
Ha, inoltre, individuato quale grande emergenza nazionale la riduzione del rischio idrogeologico e la difesa del suolo, quantificando in 5581 i comuni italiani che ricadono in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. A tale riguardo, il Ministero dovrà necessariamente predisporre, di concerto con gli enti territoriali preposti – autorità di bacino, distretti idrografici, Regioni – un fondo nazionale per la difesa del suolo e la riduzione del rischio idrogeologico, “individuando risorse proprie e la possibilità di concorrere con il contributo di altri soggetti ad ogni forma di compartecipazione per la riduzione del rischio”. Al riguardo, occorrerebbe “realizzare un progetto che gradualmente offra la possibilità della messa in sicurezza del territorio per prevenire gli effetti dei diversi rischi e per azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, attraverso un Piano organico e strutturale di breve e medio termine per l’adattamento, semplificando la pletora di enti gestori, puntando sul coinvolgimento del territorio attraverso la realizzazione di opere diffuse, coinvolgendo le imprese agricole e forestali”.
Sul tema il Ministro ha ricordato, altresì, che l’Italia deve ancora attuare due direttive europee strategiche ai fini della riorganizzazione delle competenze e delle azioni in materia di acque e alluvioni, che andrebbero nella direzione di realizzare sinergie tra riqualificazione ecologica dei corsi d’acqua e riduzione del rischio idrogeologico. Ha, inoltre, rimarcato che gli interventi in difesa del suolo e per il riassetto idrogeologico richiedono una straordinaria quantità di risorse e pertanto, è indispensabile l’accesso alle risorse comunitarie dei fondi strutturali per infrastrutture ambientali e il corretto utilizzo del principio di copertura dei costi ambientali e della risorsa idrica nelle politiche di tariffazione, come indicato nella direttiva UE.
Il Ministro si è, quindi, soffermato sull’esigenza, di una forte deburocratizzazione dell’amministrazione dell’ambiente, che dovrebbe agire sul fronte delle imprese con una specificazione delle procedure e su quello dei cittadini con un maggiore coinvolgimento democratico nelle scelte ambientali.
A tale riguardo, sul fronte delle imprese ha richiamato alcune disposizioni introdotte nel DL 69/2013 (DDL 1248/C, assegnato alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio della Camera dei Deputati), volte a semplificare le procedure ed gli adempimenti gravanti sugli operatori interessati, relative alla realizzazione di interventi rilevanti per l’ambiente, in modo da rendere adempimenti e procedure proporzionati alle effettive necessità di tutela delle risorse ambientali, con possibili ricadute positive per la crescita delle attività economiche interessate nelle politiche di tariffazione, come indicato dalla direttiva europea. In particolare, ha ricordato la modifica normativa sugli interventi di emungimento delle acque sotterranee a fini di bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati, nonché le disposizioni in materia di terre e rocce da scavo per i piccoli cantieri e per una semplificazione della disciplina dei materiali di riporto. Parallelamente all’adozione del decreto-legge, ha menzionato l’approvazione, nel CdM del 18 giugno scorso, di un disegno di legge di semplificazione, “nell’ambito del quale sono state introdotte alcune disposizioni volte a semplificare una serie di procedimenti rilevanti per la tutela dell’ambiente, nel pieno rispetto degli standard comunitari, al fine di assicurarne l’accelerazione e la riduzione di oneri per gli operatori di settore interessati, fermi restando i livelli di tutela previsti”.
Sul fronte dei cittadini e della consultazione pubblica ha, invece, sottolineato che il modello delle procedure autorizzative vigenti risulta insufficiente a dare garanzie sulla fattibilità concreta di un progetto che impatta sull’ambiente e su una realtà territoriale e che deve essere rafforzata, sin dalle prime fasi della progettazione di un’opera, l’informazione e la partecipazione dei cittadini. A tal fine, ha anticipato il prossimo esame in Consiglio dei Ministri riguardante l’introduzione dello strumento del débat public, già da anni utilizzato con successo in Francia, attraverso procedure di consultazione delle popolazioni locali e dei portatori di interessi diffusi.
In allegato le comunicazioni del Ministro.
12065-Comunicazioni del Ministro Orlando.pdfApri