[Milano Finanza – 31/08/2013 – di Gianluca Zapponini]
«Buzzetti (Ance) ma il mattone può ripartire, a patto che sia Letta a restare»
Fin dalla sua introduzione, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa è stata per i costruttori edili la madre di tutte le battaglie. Mentre il mattone colava a picco e i cantieri si fermavano a causa del credit-crunch (26 miliardi nel 2012 contro i 34 dell’anno prima) l’Ance, l’associazione di categoria oggi guidata da Paolo Buzzetti, aumentava giorno dopo giorno il pressing sul governo, Monti prima e Letta poi. Tavoli, riunioni e confronti con la speranza di vedere quanto prima cancellata un’imposta «che ha portato al blocco dell’intero comparto immobiliare», mette subito in chiaro Buzzetti.
Domanda. Quindi l’abolizione della prima rata Imu può considerarsi in gran parte una vittoria dei costruttori?
Risposta. Questa è una vittoria di tutti non solo di chi costruisce case. Certo, il governo Letta ha finalmente deciso di ascoltare gli imprenditori e le relative associazioni, smettendola di fare orecchie da mercante. Alle strette di mano e alle promesse sono finalmente seguiti i fatti. E la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e sugli immobili invenduti è un segnale importantissimo, sia in termini di fiducia sia in termini economici: costruttori e proprietari possono ora guardare con ottimismo al futuro, perché finalmente liberi di una zavorra che aveva depresso l’intero mercato immobiliare e l’economia.
D. Però i soldi per abolire anche la seconda rata non sono ancora stati trovati…
R. Vero, ma sono abbastanza sicuro che alla fine il governo riuscirà a individuare le risorse necessarie anche a questo secondo intervento.
D. Oltre a intervenire sull’Imu, l’esecutivo ha approvato un piano casa da 4,4 miliardi…
R. Un altro tassello fondamentale per la ripresa del mattone e non solo. Iniettare attraverso la Cassa Depositi e Prestiti 2 miliardi nel sistema bancario per far ripartire i mutui è quello che ci voleva, per non parlare dei fondi destinati housing sociale e alle famiglie in difficoltà e alle agevolazioni per le giovani coppie. Ora ci sono tutti gli elementi per una ripartenza del settore, purché…
D. Purché?
R. Le banche ricomincino a prestare a tutti gli effetti i soldi. Ora la liquidità c’è, i rubinetti del credito vanno riaperti subito. C’è tanta gente che ha voglia di fare ancora.
D. Detta così sembrerebbe fatta. Non manca qualcosa?
R. Per la verità sì, servirebbe un altro ingrediente… anzi due.
D. Prego…
R. Innanzitutto stabilità politica. Questo governo deve durare a tutti i costi, pena ricominciare da zero. Letta sta facendo cose buone come dimostrano i provvedimenti sull’Imu e il meno recente dl Fare, che tra le altre cose ha introdotto le anticipazioni per le forniture negli appalti pubblici. Ora però ci sono altre sfide all’orizzonte, come il blocco dell’Iva essenziale a rilanciare i consumi. Sfide che si possono vincere solo se la compagine è unita, senza che nessuno remi contro. D’altronde i segnali di ripresa ci sono, sarebbe un peccato non riuscire a salire su questo treno.
D. Scusi, ma tutto ciò non andrebbe detto a chi vorrebbe staccare la spina al governo.
R. Guardi, tutti sanno qual è la posta in gioco, non servono altri moniti. E poi vuole sapere una cosa? Io sono convinto che gli spazi politici per proseguire con una politica che vada alla radice dei problemi ci siano tutti. Questa fase della nostra economia è troppo delicata per perdersi in uno scontro senza fine. Troppo.
D. Lei è ottimista.
R. Lo devo essere per forza.
D. E il secondo ingrediente qual è?
R. Più di flessibilità da parte dell’Ue. Il tetto del 3% è un vincolo troppo stretto, ci serve margine di manovra. All’economia servirebbero altri 100 miliardi, soldi che potrebbero arrivare da un serio taglio aigli sprechi. Mi creda, è un’operazione fattibilissima.