[L’Avvenire – 05/09/2013 – di Diego Motta]
Buzzetti (Ance)
«Per le imprese il cambio di rotta c’è stato. Se ora cade Letta, torna l’incubo del default»
«Capisco le dinamiche politiche che ogni governo deve affrontare, ma non possiamo più tornare indietro. Se cade Letta, torna il fantasma del default». Il leader dei costruttori, Paolo Buzzetti, ha visto passare davanti a sé la stagione drammatica del declino. «Sono stati cancellati 580mila posti di lavoro, migliaia di imprese sono fallite. E proprio adesso che la ripresa si intravede e che arrivano i primi provvedimenti positivi per il settore, si ricomincia…»
Un’eventuale crisi di governo cosa comporterebbe per il settore?
Guardiamo innanzitutto a quel che sta già succedendo: settori-chiave della nostra economia, dalla meccanica al lusso, sono al centro di uno shopping sfrenato da parte di soggetti stranieri. L’Ance, l’associazione che presiedo, ha più volte denunciato la situazione del comparto edilizio: siamo stremati dal punto di vista finanziario. Manca la liquidità perché l’Italia ha deciso di applicare alla lettera la ricetta dell’austerity voluta dall’Europa. La tenaglia rappresentata dall’Imu e dal credit crunch ha soffocato il mondo produttivo. Ecco, se un merito va riconosciuto al premier Letta, è stato proprio quello di aver invertito anni di politiche economiche sbagliate.
In che modo?
Le misure a favore dei mutui e la revisione sull’Imu sono uno strumento fondamentale per far ripartire il settore e per ridare alle famiglie la possibilità concreta di acquistare casa. Lo stesso vale per lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione. Poi è cambiato il metodo: ora a Palazzo Chigi ascoltano le richieste della società civile, anche dal punto di vista tecnico. È il segno che c’è stato un cambio di rotta.
Secondo diversi osservatori, in realtà, in questi mesi a Palazzo Chigi ha vinto la logica del rinvio…
Un momento: l’emergenza sociale resta enorme, i problemi vanno tutti quanti affrontati. Ma dall’estero chiedono soprattutto stabilità e in un momento come questo non possiamo permetterci passi falsi. Sarebbe gravissimo bloccare sul nascere i segnali di ripresa. L’incubo della deindustrializzazione avanza.
Cosa pensa del patto siglato da Confindustria e sindacati?
Siamo stati antesignani in questo campo, chiedendo unità d’intenti a datori di lavoro e lavoratori con gli Stati generali dell’edilizia. Gli interventi proposti sulla riduzione delle tasse alle imprese e sul costo del lavoro sono indispensabili, ma la priorità rimane quella di riaccendere i motori. L’Italia deve ripartire subito e i settori strategici vanno adeguatamente sostenuti dallo Stato.
Intanto però si fa fatica a trovare i 4 miliardi necessari in vista della Legge di Stabilità…
I soldi si trovano. Su 800 miliardi di patrimonio pubblico, trovarne 4 non è difficile. Basta tagliare le spese improduttive e abbattere gli sprechi. Nella nostra burocrazia ce ne sono ancora tantissimi.