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La situazione dei pagamenti rimane di estrema sofferenza nel settore dei lavori pubblici e rischia di peggiorare nuovamente nei prossimi mesi anche a causa dell’assenza di soluzioni strutturali. Lo sottolinea il Centro Studi nell’analisi contenuta nell’Osservatorio congiunturale che evidenzia primi –ma insufficienti- segnali di miglioramento

Archivio, Studi e analisi

Pagamenti PA: passi avanti ma situazione ancora molto preoccupante

20 Dicembre 2013
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Nonostante le misure adottate nel corso del 2013, i ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione continuano a determinare una situazione di estrema sofferenza nel settore delle costruzioni, uno dei settori più colpiti dal fenomeno in Italia. Nel secondo semestre 2013, infatti, l’82% delle imprese registra ancora ritardi nei pagamenti della P.A.
Il tema dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, quindi, rappresenta tuttora una delle priorità per affrontare l’emergenza nell’edilizia e per garantire la ripresa economica del Paese.
Nel 2013, l’approvazione di un primo piano di pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione e l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sui ritardi di pagamento hanno avuto effetti positivi, ma ancora troppo limitati, sull’andamento dei ritardi di pagamento.
Da una parte, infatti, la dimensione finanziaria dei ritardi di pagamento della P.A. alle imprese che realizzano lavori pubblici rimane elevata. Dei 19 miliardi di euro vantati dalle imprese del settore, solo 6,5 miliardi risultavano pagati a fine novembre. Inoltre, considerando gli 1,5 miliardi stanziati ma non ancora pagati alle imprese, 11 miliardi di euro di ritardati pagamenti alle imprese rimangono ancora senza una soluzione.
Anche i tempi medi di pagamento nei lavori pubblici rimangono molto elevati, nonostante una leggera diminuzione ad ottobre rispetto ai valori registrati negli ultimi 2 anni. In media, le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate 7 mesi dopo l’emissione del SAL -146 giorni oltre i termini fissati dalla legge (75 giorni per i contratti precedenti al 2013 e 60 giorni per il contratti firmati dopo il 1° gennaio 2013)- e le punte di ritardo superano ancora i 2 anni.
Da fine ottobre, inoltre, con l’esaurirsi degli effetti del piano di pagamento dei debiti PA, si manifestano i primi segnali di un nuovo aumento dei tempi di pagamento.
Come detto, un primo passo importante per ristabilire la correttezza nei rapporti tra lo Stato e le imprese è stato effettuato con l’approvazione del decreto-legge relativo al pagamento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione. La previsione di pagare spese in conto capitale per 8 miliardi di euro (7,5 miliardi nel 2013 -di cui 6,5 miliardi già pagati- e 0,5 nel 2014) ha rappresentato un segnale positivo ma non sufficiente per l’edilizia, che ancora oggi sta pagando un prezzo elevatissimo a causa dei mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione.
L’adozione di questa prima misura straordinaria non deve però nascondere la necessità di trovare una soluzione definitiva e strutturale al problema dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione.
Per risolvere questo problema, è necessario approvare rapidamente misure in grado di assicurare il pagamento di tutti i debiti arretrati (ulteriori 11 miliardi di euro nel settore dell’edilizia). Inoltre, occorre modificare strutturalmente le regole del Patto di stabilità interno, che in questi anni hanno consentito il rispetto solo formale dei vincoli europei favorendo la formazione di debiti arretrati,per evitare l’accumulo di nuovi debiti nei lavori pubblici.
Negli ultimi anni, infatti, la situazione di estrema sofferenza nei pagamenti del settore è stata determinata principalmente dal Patto di stabilità interno, che, così come disciplinato oggi in Italia con il criterio della cosiddetta “competenza mista”, impedisce la naturale trasformazione degli impegni di parte capitale in pagamenti alle imprese, provocando l’accumulo di debiti anche in presenza di risorse di cassa disponibili.
Il pagamento dei debiti pregressi e la modifica delle regole strutturali, che hanno determinato la formazione degli arretrati, non sono più rimandabili e devono essere adottati anche per garantire la corretta applicazione della nuova direttiva europea sui ritardi di pagamento.
I primi riscontri sull’attuazione della nuova direttiva europea in Italia mettono in evidenza che la normativa comunitaria rimane ancora in larga misura disattesa nel settore dei lavori pubblici. Permangono frequenti situazioni in cui le amministrazioni pubbliche disattendono esplicitamente le regole fissate dall’Europa sulla tempestività dei pagamenti, sia per quanto riguarda i tempi di pagamento che per quanto riguarda gli eventuali indennizzi in caso di ritardo. Solo un quarto delle imprese segnala infatti di aver riscontrato il rispetto della direttiva europea da parte di alcune P.A.
Inoltre, si moltiplicano le prassi gravemente inique da parte delle Pubbliche Amministrazioni: circa i due terzi delle imprese segnalano che le Pubbliche Amministrazioni chiedono di accettare, in sede di contratto, tempi di pagamento superiori ai 60 giorni; la metà delle imprese indica inoltre che le Pubbliche Amministrazioni chiedono di ritardare l’emissione degli Stati di Avanzamento Lavori (S.A.L.) o dell’invio delle fatture; infine, al 17% delle imprese viene chiesto di rinunciare agli interessi di mora in caso di ritardo.
 
In allegato è disponibile l’estratto dell’Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni relativo ai pagamenti della Pubblica Amministrazione

14222-Estratto Ritardati pagamenti PA – Dicembre 2013.pdfApri
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