Le PMI potranno accedere ai primi finanziamenti nell’ambito del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS) prima dell’estate. Lo ha stabilito il consiglio della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) lo scorso 17 Febbraio 2015.
- Piano Juncker: BEI-Comitato Regioni, sfruttare FEIS e fondi strutturali:
Il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), che sarà istituito dalla Commissione Europea in partenariato con la Banca Europea per gli Investimenti, è il perno del Piano Juncker per la crescita nell’UE. Lo strumento disporrà di 16 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell’Unione Europea (Connecting Europe Facility e Horizon 2020) di 5 miliardi di euro della BEI e punta a mobilitare circa 315 miliardi di euro grazie a un effetto leva per cui ogni euro garantito dalla Commissione ne produrrebbe almeno quindici in investimenti di privati e governi nazionali.
Il Fondo favorirà investimenti nell’economia reale, nelle infrastrutture e a supporto delle PMI e delle società a media capitalizzazione, per sostenere l’occupazione, la crescita a lungo termine e la competitività dell’UE e sarà affiancato da un hub europeo di consulenza per l’individuazione e lo sviluppo dei progetti in tutta l’Unione.
Il FEIS sarà aperto ai contributi degli Stati membri, direttamente o attraverso le banche nazionali, sia per integrare i contributi del bilancio dell’Unione e della BEI e per aumentare la capacità di assunzione del rischio, che mediante piattaforme di co-investimento o cofinanziando alcuni progetti e attività transnazionali. I contributi nazionali versati al Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici non saranno computati nei limiti del patto di stabilità e i Paesi con un disavanzo superiore al 3% del PIL potranno ottenere maggiori margini di manovra se i rispettivi governi avranno avviato le necessarie riforme strutturali.
Gli Stati membri potranno utilizzare anche i fondi strutturali per investire in progetti sostenuti dal FEIS e in generale sono incoraggiati a massimizzare l’effetto moltiplicatore delle risorse europee attraverso un maggiore uso di strumenti finanziari sotto forma di prestiti, equity e garanzie, in alternativa alle sovvenzioni tradizionali. È il caso dell’Iniziativa PMI lanciata da Spagna e Commissione Europea, che destina 800 milioni di euro di fondi strutturali non spesi dalle Regioni spagnole a un Fondo di garanzia con un effetto leva stimato in almeno 3,2 miliardi.
Il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici è aperto anche a Enti esterni all’Unione Europea, previo consenso dei contribuenti esistenti e fermo restando che la Commissione e la BEI non dovranno mai risultare in minoranza.
Il 22 Aprile 2015 la BEI ha deciso di investire su progetti nella ricerca sanitaria in Spagna, l’espansione di un aeroporto chiave in Croazia, la costruzione di 14 nuovi centri sanitari in tutta l’Irlanda e il sostegno per l’innovazione industriale in Italia. Il consiglio BEI ha approvato prestiti per un totale di 300 milioni di euro per progetti che dovrebbero essere finanziati nel quadro dell’iniziativa FEIS che sosterrà un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro per i progetti del settore pubblico e privato.
I progetti finanziabili dal FEIS
Per essere finanziati dal Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici, i progetti devono essere:
- economicamente sostenibili,
- sufficientemente maturi;
- in linea con le priorità politiche dell’Unione (come, ad esempio, il pacchetto clima ed energia 2030 e la strategia Europa 2020).
In particolare, le operazioni devono perseguire obiettivi quali:
- lo sviluppo di infrastrutture digitali, dei trasporti, soprattutto nei centri industriali, ed energetiche;
- investimenti in istruzione, sanità, innovazione, ricerca e sviluppo, tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
- espansione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica;
- progetti infrastrutturali nei settori ambientale, delle risorse naturali, dello sviluppo urbano e sociale;
- sostegno finanziario alle società che hanno fino a 3.000 dipendenti.
Un rapporto della Task Force sugli investimenti (
http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-2480_it.htm), pubblicato il 9 dicembre, ha già identificato
2.000 progetti di sviluppo in tutto il territorio europeo, per un valore complessivo di
1.300 miliardi di euro, in base alle proposte presentate dagli Stati membri. La relazione, tuttavia, non condiziona gli impegni di finanziamento da parte della Commissione e della BEI, ma rappresenta solo un primo passo verso la creazione di una massa critica di progetti potenzialmente finanziabili, che saranno poi confermati o meno solo in base a criteri di qualità, senza prevedere quote per Paese o di settore.
Piano d’azione BEI-Comitato delle Regioni
In questo quadro si colloca il Piano d’azione lanciato dalla BEI e dal Comitato delle Regioni per coinvolgere gli amministratori locali e regionali nell’iniziativa ed evitare che, in assenza di una ripartizione delle risorse prestabilita, aumenti il divario tra le aree più svantaggiate e quelle più sviluppate.
Il Piano parte dalla convinzione che il FEIS debba essere complementare ai fondi europei a disposizione delle Regioni per il settennato 2014-2020 e che le risorse pubbliche debbano essere utilizzate in modo innovativo per attivare strumenti finanziari con effetto moltiplicatore e non per la semplice concessione di sussidi.
La BEI, quindi, coopererà con gli Stati membri, le regioni, le banche nazionali e regionali e gli investitori privati per garantire “il migliore e più efficiente uso possibile dei fondi pubblici”, a partire dall’attuazione dei 160 Programmi operativi nazionali e regionali già approvati dalla Commissione Europea. Gli esperti della BEI parteciperanno alle commissioni di lavoro del Comitato delle Regioni, che nella sessione plenaria di aprile è chiamato ad approvare un parere sulla governance del FEIS. Una serie di incontri e forum, a livello europeo e nei singoli territori, inoltre, contribuiranno a diffondere le conoscenze sulle possibilità offerte dalla Banca europea degli investimenti.
Per quanto riguarda l’Italia, la partecipazione avverrà attraverso la Cassa Depositi e Prestiti.
Il 7 Aprile 2015 il Lussemburgo ha annunciato che contribuirà con 80 milioni di euro a progetti che beneficiano di finanziamenti da parte del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), che è l’elemento centrale del piano di investimenti 315 miliardi di euro per l’Europa.
Il contributo avverrà attraverso la Banca nazionale Société Nationale de Crédit et d’Investissement (SNCI). Il
Lussemburgo è oggi il quinto Paese ad annunciare un contributo attraverso la sua Banca nazionale:
Germania ha annunciato in febbraio che contribuirà con
8 miliardi di euro al piano di investimenti attraverso KfW. Sempre a febbraio, la
Spagna ha annunciato un contributo
1,5 miliardo di euro attraverso l’Instituto de Crédito Oficial (ICO). Nel mese di marzo, la
Francia ha annunciato un impegno di
8 miliardi di euro attraverso la Caisse des Dépôts (CDC) e la Bpifrance (BPI), e
l’Italia ha annunciato che contribuirà con
8 miliardi di euro con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Il 21 Aprile la Polonia ha annunciato che contribuirà 8 miliardi di euro ai progetti che beneficiano di finanziamenti da parte del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS). Il contributo verrà attraverso la sua Banca nazionale promozionale Bank Gospodarstwa Krajowego (“BGK”). La Polonia è il sesto Paese a contribuire al Piano, seguendo l’esempio della Germania, Spagna, Francia, Italia e Lussemburgo.
Le banche nazionali hanno un ruolo cruciale da svolgere in quanto esse hanno l’esperienza necessaria per portare a termine il piano di investimento, e garantire l’uso più efficiente delle risorse pubbliche.
La crisi economica ha determinato una forte riduzione degli investimenti in tutta Europa. È per questo che gli sforzi collettivi e coordinati a livello europeo sono necessarie per invertire questa tendenza al ribasso e mettere l’Europa sulla strada della ripresa economica. Adeguati livelli di risorse sono disponibili e devono essere mobilitati in tutta l’UE a sostegno degli investimenti. Non esiste una sola, semplice risposta, nessun pulsante di crescita che può essere spinto.
Per questa ragione la Commissione sta definendo un approccio basato su tre pilastri: le riforme strutturali per mettere l’Europa su un nuovo percorso di crescita, responsabilità fiscale per ripristinare la solidità delle finanze pubbliche e la stabilità finanziaria; e investimenti per rilanciare la crescita e sostenerla nel tempo. Il piano di investimenti per l’Europa è al centro di questa strategia.
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