In relazione all’esame, in prima lettura, presso il Senato, del disegno di legge di conversione del decreto legge 78/2015 recante “Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali” (DDL 1977/S), l’ANCE è intervenuta per evidenziare le proprie criticità con riferimento ad un emendamento del presentato dal Governo nel corso dell’iter legislativo.
Nello stesso viene, in particolare, disposto per i contratti relativi ad acquisti di beni e servizi – indicati in un’apposita tabella allegata al decreto – previsti dalle concessioni di lavori pubblici, dalla finanza di progetto, dalla locazione finanziaria di opere pubbliche e dal contratto di disponibilità, l’obbligo, per le stazioni appaltanti, di rinegoziare i contratti in essere al fine di conseguire una riduzione dei prezzi unitari di fornitura e/o volumi di acquisto, in modo tale da ottenere una riduzione su base annua del 5% del valore complessivo dei contratti in essere. Ciò, senza che la rinegoziazione delle condizioni contrattuali comporti la revisione del piano economico finanziario dell’opera, fatta salva la possibilità per il concessionario di recedere dal contratto.
L’Associazione ha evidenziato come, in particolare, tale previsione presenti profili di criticità, dal momento che viene ad essere lesa l’autonomia contrattuale delle parti, espressione del principio costituzionale di liberta dell’iniziativa economica privata, nonché del principio di certezza del diritto.
La proposta ANCE ha trovato condivisione ma lo sviluppo dell’iter del provvedimento su cui il Governo ha posto la fiducia ne ha precluso la discussione.