Accorpamento di IMU e TASI in un unico tributo locale, che costituirà l’impianto centrale della nuova “local tax” e contestuale razionalizzazione degli altri tributi minori, da far confluire in un unico canone comunale.
Queste le principali linee guida della futura “Local tax”, annunciate dal Governo nella risposta all’interrogazione parlamentare n. 5-05951 presentata alla Camera di Deputati lo scorso 9 luglio 2015, anche in vista della predisposizione del prossimo Disegno di Legge di Stabilità 2016, nel quale, con molta probabilità, verrà formalizzato l’impianto normativo della nuova imposta comunale.
In particolare, anche in base a quanto annunciato nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2015, l’obiettivo cardine della revisione è quello di pervenire ad una complessiva razionalizzazione del prelievo sugli immobili e sui servizi locali, allo scopo di semplificare gli adempimenti e dare un assetto definitivo e stabile ad un settore della fiscalità interessato, nel corso degli ultimi anni, da un succedersi di numerose modifiche normative.
Ciò, in linea generale, verrà perseguito attraverso:
· l’accorpamento di IMU e TASI in un unico tributo comunale, da attuare ad invarianza di gettito complessivo,
· la razionalizzazione degli attuali prelievi locali (TOSAP/COSAP, per l’occupazione di suolo pubblico e Imposta, o canone, sulla pubblicità), facendoli confluire in un unico canone di concessione o di autorizzazione, che il Comune potrà differenziare in base al servizio richiesto, o alla zona del territorio nella quale lo stesso viene espletato,
· la semplificazione dei versamenti a carico dei cittadini, che potrebbe attuarsi mediate la previsione di un obbligo, per l’Ente locale, di inviare a ciascun contribuente il Modello F24, o il bollettino postale, precompilato.
Come evidente, si tratta ancora di principi di carattere generale dell’impianto normativo allo studio del Governo.
Tuttavia, l’interrogazione parlamentare assume rilevanza particolare in un’ottica di massima sensibilizzazione del Governo su una delle tematiche più critiche per il settore immobiliare: quello connesso all’incremento esponenziale della tassazione sugli immobili che, come più volte denunciato dall’ANCE, ha registrato, dal 2011 ad oggi, un aumento di oltre il 143% (da 9,8 miliardi di ICI a circa 24 miliardi di IMU più TASI).
A questo si aggiunge, poi, la grave incertezza legata al continuo susseguirsi di modifiche normative, che hanno allontanato qualsiasi ipotesi di investimento nel settore.
Per questo, l’ANCE continua la propria azione per far sì che la riforma in itinere porti ad un complessivo ridisegno della fiscalità comunale sugli immobili che, oltre alla riduzione del carico impositivo sui cittadini, sia basata sul rispetto dei principi fondamentali di equità, stabilità e massima semplificazione degli adempimenti.
In quest’ottica, la revisione dovrebbe basarsi sull’introduzione di un’imposta unica, stabile quantomeno per 3 anni ed integralmente destinata ai Comuni per il finanziamento dei servizi, e con l’ovvia esclusione dell’ “invenduto” delle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la vendita) che non può continuare ad essere colpito da prelievi a carattere patrimoniale.
21310-risposta all’interrogazione parlamentare n.5-05951.pdfApri