In relazione all’iter del disegno di legge recante “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”(DDL 2233/S) , all’esame, in prima lettura, in sede referente, della Commissione Lavoro del Senato, l’Associazione ha evidenziato le proprie osservazioni sulla norma del testo che prevede la promozione, da parte delle Amministrazioni Pubbliche, in qualità di stazioni appaltanti, della partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici, favorendo l’accesso alle informazioni relative alle gare pubbliche e adattando i requisiti previsti dai bandi e dalle procedure alle caratteristiche dei lavoratori stessi.
Al riguardo, ha rilevato che la disposizione, così come formulata, presenta forti criticità in quanto sembrerebbe consentire ai lavoratori autonomi non imprenditori di partecipare, al pari di imprese strutturate e qualificate, agli appalti pubblici, senza ben intenderne le modalità né le limitazioni. Non è chiaro, infatti, con quali requisiti, anche in termini di idoneità tecnico professionale e con quale limitazione, in ordine alla tipologia di lavorazioni da effettuare nonché al valore e alle dimensioni delle opere da realizzare, tali lavoratori potrebbero competere con le imprese che, sulla base della specifica qualificazione, partecipano agli appalti pubblici. Da ciò ne deriverebbe, una equiparazione tra l’attività svolta da lavoratori autonomi non imprenditori e le imprese strutturate, con conseguente determinazione di fenomeni di concorrenza sleale nel mercato.
L’Associazione ha, quindi, evidenziato la necessità di limitare gli effetti della norma esclusivamente a coloro che operano in qualità di lavoratori autonomi iscritti ad ordini professionali e che, pertanto, esercitano una specifica professione.
La proposta dell’ANCE è stata sostanzialmente condivisa e sarà oggetto di valutazione nel corso dell’esame.