L’analisi del bilancio dello Stato per il 2016 segna un incremento delle risorse per nuove infrastrutture del 9,2% in termini reali rispetto all’anno precedente, interrompendo il trend negativo che, dal 2008 al 2015, ha visto gli stanziamenti per le infrastrutture ridursi di circa il 43%.
Viene in questo modo confermata la stima formulata dall’Ance in occasione dell’approvazione della manovra di finanza pubblica per il 2016 dalla quale emergeva la volontà del Governo di sostenere la ripresa economica attraverso il rilancio degli investimenti in opere pubbliche.
Inoltre, la manovra ha finalmente disposto la cancellazione del Patto di stabilità interno e ha posto le basi per un’accelerazione della spesa da realizzare nel 2016 grazie all’utilizzo della clausola europea per gli investimenti pubblici.
Con il superamento del patto di stabilità interno viene rimosso uno dei principali ostacoli alla realizzazione degli investimenti da parte degli enti locali che, a partire dalla sua introduzione nel 2008, ha determinato una progressiva, drastica, riduzione della spesa in conto capitale degli enti locali, senza al contempo riuscire a contenere, in alcun modo, le spese correnti.
Ora, attraverso la soppressione del Patto di stabilità interno e il contestuale passaggio al cosiddetto “pareggio di bilancio”, previsti nella Legge di Stabilità, gli enti territoriali possono finalmente liberare i pagamenti pregressi alle imprese, superando un problema che ha creato enormi difficoltà alle imprese negli ultimi otto anni e accelerare la realizzazione di opere già contrattualizzate, iscritte nei residui passivi.
Per il 2016, il Governo ha stimato un impatto di circa un miliardo di euro di investimenti aggiuntivi rispetto al 2015, da parte dei Comuni.
I dati relativi alla spesa per infrastrutture dei Comuni nei primi tre mesi dell’anno mostrano primi segnali positivi, registrando un aumento superiore al 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Tale risultato dipende sia dall’incremento dei bandi registrato nel 2015, sia dalla capacità delle amministrazioni pubbliche di sfruttare tutte le opportunità di avvio degli investimenti da parte degli enti locali, attuate dal Governo attraverso il superamento del Patto di stabilità interno e l’attuazione di alcuni programmi nazionali di investimento (ad esempio per l’edilizia scolastica).
A livello territoriale, tale andamento risulta sostenuto, in particolare, dai comuni delle regioni del Nord che segnano un incremento di circa il 16%.
Sulla possibilità di raggiungere gli effetti stimati nel DEF a fine anno pesa tuttavia l’introduzione del nuovo Codice degli appalti e delle concessioni che rischia di rallentare la dinamica positiva finora registrata nella seconda parte del 2016.
Un ulteriore elemento che la Legge di stabilità per il 2016 poneva alla base del rilancio degli investimenti infrastrutturali è rappresentato dalla clausola europea degli investimenti pubblici (0,3% del PIL, pari a circa 5 miliardi di euro).
Nelle intenzioni del Governo, la misura avrebbe dovuto segnare un cambiamento di approccio, privilegiando l’effettiva realizzazione degli investimenti.
Tuttavia, l’applicazione della clausola di flessibilità degli investimenti incontra alcuni ostacoli, come evidenziato nel Documento di Economia e Finanza di aprile 2016 che, nel fornire un aggiornamento sull’avanzamento della clausola, mette in evidenza alcune difficoltà nell’avvio delle procedure, confermando in tal modo i timori dell’Ance.
A fronte di un obiettivo di 5,2 miliardi di euro di spesa nazionale cofinanziata nel 2016, prefissato dal Governo in sede di richiesta di accesso alla clausola per gli investimenti, al 15 febbraio scorso, risultano avviate iniziative corrispondenti a un ammontare pari a 4,4 miliardi di euro, di cui solo 2,6 miliardi per progetti in corso.
I rischi implicitamente indicati nel DEF risultano confermati nelle recenti raccomandazioni formulate dalla Commissione Europea che, oltre a chiedere un maggiore impegno all’Italia per garantire la spesa cofinanziata prevista nel 2016, ha ridimensionato l’impatto della clausola allo 0,25%.
Un’ulteriore opportunità per il rilancio degli investimenti nel 2016, è rappresentata dai fondi europei e nazionali della politica di coesione territoriale.
Dopo la chiusura dei programmi di spesa relativi alla programmazione dei fondi strutturali europei 2007-2013, nel 2016 il contributo dei fondi comunitari all’attività del settore sarà più limitato rispetto al 2015.
La tempestiva realizzazione degli interventi inseriti nel programma di spesa cofinanziato con risorse europee, su cui si basa la richiesta di clausola europea per gli investimenti, risulta però fondamentale per garantire il rispetto delle condizioni e, di conseguenza, l’equilibrio complessivo della Manovra finanziaria.
Complessivamente, le risorse a disposizione del Paese per la nuova programmazione 2014-2020 ammontano a circa 115 miliardi di euro, di cui 60 miliardi di euro relativi a programmi dei fondi strutturali europei e programmi collegati e 55 miliardi di euro relativi a programmi del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione.
Ad oggi, il quadro finanziario certo è disponibile solo con riferimento a 54,2 miliardi di euro e a circa 19,3 miliardi di euro di risorse del Fondo per lo Sviluppo e la coesione.
Secondo le stime dell’Ance, i programmi regionali e nazionali dei fondi strutturali europei (FESR e FSE) per il periodo 2014-2020, saranno in grado di attivare domanda edilizia per un importo pari a circa 15,2 miliardi di euro, senza considerare le numerose ulteriori misure, di carattere trasversale, che possono interessare il settore.
In allegato è disponibile l’estratto dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni (Luglio 2016) relativo a “Le risorse per le infrastrutture”.
25548-ESTRATTO_LE RISORSE PER LE INFRASTRUTTURE.pdfApri