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L’Associazione ascoltata dalle Commissione Bilancio di Camera e Senato ha evidenziato la necessità di:snellimenti procedurali per l’avvio dei cantieri, misure per velocizzare le fasi di affidamento della gare per lavori pubblici, eliminazione dello split payment, misure per la fiscalità immobiliare e per la riduzione de costo del lavoro in edilizia

Archivio, Governo e Parlamento

DDL Bilancio 2019: chiesti dall’ANCE in audizione urgenti interventi per rilanciare gli investimenti

12 Novembre 2018
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Si è svolta il 12 novembre c.m. l’audizione dell’ANCE presso le Commissioni Bilancio del Senato e della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame, in prima lettura, in sede referente, del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (DDL 1334/C).
 
Il Presidente Gabriele Buia che ha guidato la delegazione associativa ha evidenziato in premessa  che la manovra di finanza pubblica per il 2019 si basa su un consistente effetto di crescita economica, in grado di spingere il prodotto interno lordo, già nel corso del 2019, all’1,5%, con un effetto aggiuntivo di 0,5 punti rispetto all’andamento tendenziale.
In questo scenario, un ruolo decisivo viene attribuito al rilancio degli investimenti pubblici e, tra questi, agli investimenti infrastrutturali, che diventano una condizione necessaria per il rispetto delle previsioni del Governo.
In valori assoluti, si tratta di circa 15 miliardi di euro di investimenti pubblici aggiuntivi previsti nei prossimi tre anni, dei quali 3,5 miliardi già nel 2019.
I maggiori investimenti stimati per il 2019 si sommerebbero ai quasi 2 miliardi già previsti a legislazione vigente, per un totale, di oltre 5 miliardi di investimenti aggiuntivi nel 2019 rispetto al 2018.
Se questa attesa venisse confermata, il 2019 registrerebbe una vera e propria inversione di tendenza; +15% di investimenti pubblici, dopo il -5% del 2017 e il -2% del 2018. Una vera e propria svolta su cui si regge l’intero equilibrio del bilancio della Stato nel 2019.
Allo stato attuale questi obiettivi sono irrealizzabili.
Le risorse stanziate, indispensabili per il nostro Paese, sono destinate a rimanere mere postazioni contabili e non produrranno alcun effetto in termini di spesa effettiva perché si scontreranno con procedure che bloccano la realizzazione di qualsiasi iniziativa, seppur finanziata.
E’ la conseguenza di anni di stratificazioni e incrostazioni normative e procedurali che occorre superare con un’incisiva azione di semplificazione e accelerazione.
Per raggiungere l’obiettivo, ha proseguito il Presidente, è assolutamente necessario inserire nella Legge di bilancio misure di forte impatto, che consentano, fin dai primi mesi del 2019, di trasformare le risorse in cantieri sul territorio.
 
Al riguardo, l’ANCE ha già individuato alcune proposte che dovrebbero essere inserite nella Legge di bilancio o in un provvedimento urgente ad essa collegato:
–        innanzitutto, occorre seguire la logica, adottata in Spagna a novembre 2008 nell’ambito del “Plan E” per il rilancio dell’economia, che ha permesso la spesa effettiva di 8 miliardi aggiuntivi nel 2009 e altri 5 nel 2010, come fase urgente di attuazione di un più vasto piano di rilancio infrastrutturale;
–        per questo obiettivo, e in attesa della piena efficacia di InvestItalia e della Centrale per la progettazione, bisogna intervenire subito con snellimenti procedurali per l’avvio dei cantieri. La piena efficacia delle nuove strutture istituite, infatti, richiederà tempi medio lunghi e un quadro di governance che escluda sovrapposizioni e conflitti di competenze in grado di bloccarne l’efficacia;
–        per velocizzare le fasi di affidamento della gare per lavori pubblici, dobbiamo subito utilizzare strumenti trasparenti e rapidi, come l’esclusione automatica delle offerte anomale fino alla soglia comunitaria e laddove non vi sia complessità tecnologica;
–        le stazioni appaltanti, inoltre, dovrebbero poter ricorrere ad appalti integrati sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice;
–        queste ultime proposte, peraltro, sono condivise con l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani (Anci);
–        eliminazione dei passaggi al CIPE successivi all’approvazione del Documento pluriennale di pianificazione (DPP) riconducendo il Comitato all’originale funzione programmatoria;
–        innalzamento da 50 a 200 milioni della soglia per il parere obbligatorio da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici;
–        eliminazione delle inutili duplicazioni di passaggi decisionali tra i Ministeri;
–        razionalizzazione delle attività di controllo della Corte dei Conti, al fine di concentrarne l’azione sull’attività di programmazione iniziale e, successivamente, sull’operato delle amministrazioni, come avviene in altri Paesi europei.
Senza queste semplificazioni, la pur importante iniezione di risorse prevista nel DDL di bilancio lascia poco spazio a valutazioni ottimistiche.
Allo stesso modo, le fondamentali misure di finanza pubblica per gli Enti territoriali, che offrono una maggiore capacità di spesa, rischiano di non produrre effetti se non verranno indirizzate e concretamente utilizzate alle opere pubbliche necessarie ai territori
Sono tre anni che l’ANCE accoglie “con favore” le manovre di finanza pubblica che, immancabilmente, intendevano sostenere la crescita economica attraverso il rilancio degli investimenti pubblici così come, a consuntivo, denuncia i livelli, assolutamente deludenti, dei dati di fine anno.
Negli ultimi tre anni, il gap tra mito (le previsioni) e realtà (il risultato finale) ammonta a circa 10 miliardi di euro in meno
Se non si terrà conto dei fallimenti del passato, la manovra per il 2019 e le sue previsioni sul PIL sono destinate a fallire.
 
Il Presidente ha, inoltre, evidenziato come oltre al rilancio degli investimenti pubblici, debba trovare spazio nella manovra l’eliminazione dello split payment, un meccanismo perverso che colpisce le imprese di costruzioni. L’aumento esponenziale del credito IVA che ne deriva impone, alle imprese del settore, una pesante perdita di liquidità, stimata in 2,4 miliardi l’anno, e che, con l’obbligo della fatturazione elettronica, perde la sua ragion d’essere ai fini di un adeguato contrasto all’evasione IVA.
Allo stesso tempo, è ormai improrogabile l’introduzione di strumenti volti alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo dell’edilizia, per contrastare l’ormai dilagante fenomeno del dumping contrattuale. Molte imprese, infatti, applicando contratti collettivi diversi e che nulla hanno a che vedere con l’attività del settore edile, attuano una concorrenza sleale nei confronti delle imprese regolari. Un primo passo nella direzione auspicata sarebbe la riduzione del contributo per la Cassa Integrazione Ordinaria dal 4.70 al 4%, tenendo conto che la gestione dell’istituto nel nostro settore ha generato un avanzo complessivo di circa 4 miliardi nell’ultimo decennio
L’ANCE ritiene, altresì, fondamentale, per il rilancio del settore, favorire i processi di rigenerazione urbana. A tal fine, nella Legge di bilancio dovrebbero trovare accoglimento le misure, da tempo auspicate dall’Associazione, dirette a favorire la sostituzione edilizia e la permuta tra vecchi edifici e fabbricati con caratteristiche energetiche e strutturali completamente rinnovate
Ciò riconoscendo contemporaneamente:
–        un regime fiscale agevolato a favore dell’impresa che acquisti il vecchio fabbricato per demolirlo, ricostruirlo e reimmetterlo sul mercato con caratteristiche completamente rinnovate;
–        un meccanismo di premialità a favore dell’acquirente delle singole abitazioni facenti parte degli edifici interamente riqualificati;
–        in tema di incentivi eco e sisma bonus, la rimodulazione dei limiti di spesa per edifici non residenziali di grandi dimensioni per i quali non può essere sufficiente il tetto riservato alle singole unità immobiliari.
 
Il Presidente Buia si è, infine, soffermato sul collasso del sistema infrastrutturale italiano, reso evidente dalle continue emergenze che colpiscono il territorio e le reti che va di pari passo con il collasso del settore delle costruzioni che ha dimezzato i livelli produttivi nell’ultimo decennio, con la fuoriuscita di 600 mila occupati e oltre 120 mila imprese.
Una crisi che ha determinato enormi tensioni finanziarie per molte imprese “sopravvissute”. Molte di queste manifestano difficoltà nel rimborso dei finanziamenti alle banche creditrici che, nello stesso tempo, sono spinte dalla nuova regolamentazione europea lontano dal settore. Per questo sarebbe opportuno un Fondo che garantisca le banche nelle operazioni di rinegoziazione con imprese in difficoltà e consenta il rilancio degli asset immobiliari coinvolti anziché la loro svendita
La ripresa dell’economia sarà solida e concreta solo con la ripresa del settore delle costruzioni. Con l’apporto dell’edilizia, collegata con il 90% dei settori economici, l’economia potrebbe crescere dello 0,5% in più ogni anno
 
Si veda precedente del 9 novembre u.s.
 
In allegato il documento consegnato agli atti delle Commissioni con le valutazioni puntuali sulle misure contenute nel DDL Bilancio e le proposte dell’Associazione di interesse per il settore delle costruzioni.

34258-Audizione Ance Legge di bilancio 2019.pdfApri
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