Si è svolta lo scorso 27 novembre l’audizione del Ministro Patuanelli in Commissione Attività Produttive della Camera, in relazione all’indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030.
Il Ministro ha ricordato in premessa che:
-il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima costituisce lo strumento con il quale ogni Stato membro, in coerenza con la normativa europea, stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030, su tutte le dimensioni considerate.
–Il Piano italiano è stato redatto congiuntamente dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ed è soggetto alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
A fine 2018 il nostro Paese ha inviato alla Commissione Europea la propria proposta di Piano ed entro il 31 dicembre 2019 dovremo trasmettere la versione definitiva, al termine degli esiti della consultazione pubblica, del confronto con le Regioni, degli orientamenti del Parlamento e tenendo conto delle raccomandazioni formulate dalla Commissione stessa.
-Per l’elaborazione i Ministeri coinvolti hanno istituito il “Gruppo Tecnico di Lavoro per gli Scenari”, costituito da istituti ed enti di ricerca pubblici competenti per materia (ISPRA, ENEA, GSE, RSE, Politecnico di Milano). A livello politico, inoltre, è stata istituita una Cabina di Regia interministeriale formata dai rappresentanti istituzionali dei predetti Ministeri.
Si è, poi, soffermato in particolare sulle seguenti tematiche:
Obiettivi contenuti nella proposta di Piano
Come contributo al target europeo, l’Italia intende perseguire un obiettivo di copertura del 30% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili, delineando un percorso di crescita sostenibile di tali fonti, integrandole pienamente nel sistema energetico.
Si prevede che il contributo delle rinnovabili al raggiungimento dell’obiettivo possa essere così differenziato tra i diversi settori:
- circa il 55% di quota rinnovabili nel settore elettrico;
- circa il 33% di quota rinnovabili nel settore termico (gli usi per il riscaldamento e il raffrescamento);
- oltre il 21% per quanto riguarda l’incorporazione di rinnovabili nei trasporti, unico obiettivo settoriale vincolante a livello nazionale (calcolato con i criteri di contabilizzazione dell’obbligo previsti dalla Direttiva Fonti Rinnovabili- RED II).
In relazione all’efficienza energetica, il nostro Paese intende perseguire un obiettivo indicativo di riduzione dei consumi al 2030 pari al 43% dell’energia primaria rispetto allo scenario di riferimento che la UE utilizza per valutare gli obiettivi di ciascun Paese. Inoltre, è necessario, mediante politiche attive, ottenere ogni anno nuovi risparmi pari allo 0,8% del consumo medio annuo del triennio 2016-18.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza energetica, si intende continuare a garantire un adeguato livello di approvvigionamento delle fonti convenzionali, nell’ottica del progressivo calo del loro fabbisogno dovuto alla crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Innovazione tecnologica
L’Italia ha assunto un ruolo di co-leadership, congiuntamente a India e Cina, sullo sviluppo delle smart grids, delle misure indispensabili per conseguire gli obiettivi sopra individuati, e intende svolgere un ruolo anche di promozione dell’idrogeno, quale nuovo vettore energetico per il futuro.
Si intende creare le condizioni di sistema per garantire la partecipazione dell’industria e dei centri di ricerca pubblici e privati italiani ai futuri programmi di ricerca previsti in ambito nazionale, quale la ricerca di sistema elettrico, e comunitario, quali il SET Plan e Horizon, che internazionale, quali Mission Innovation, in un quadro meno frammentato, così da poter conseguire i seguenti obiettivi:
- presidiare e sviluppare tecnologie di prodotto e di processo essenziali per la transizione energetica;
- favorire l’introduzione di tecnologie, sistemi e modelli organizzativi e gestionali funzionali alla transizione energetica e alla sicurezza.
L’attività di ricerca e innovazione deve orientarsi verso l’evoluzione del sistema energetico e il salto tecnologico necessario per la decarbonizzazione profonda, con soluzioni che promuovano sostenibilità, sicurezza, continuità ed economicità delle forniture, accumulo di lungo periodo dell’energia rinnovabile, in modo da reindirizzare il sistema produttivo industriale italiano verso processi e prodotti a basso impatto di emissioni carbonio.
Alcune misure contenute nel Piano
La gran parte delle azioni da mettere in campo dovrà essere dedicata alla realizzazione delle infrastrutture e degli impianti necessari a garantire la crescita delle rinnovabili in linea con l’obiettivo nei tempi prefissati.
Tra le misure proposte nella bozza di Piano, in materia di energie rinnovabili, si segnalano:
- L’estensione delle procedure competitive (aste) per i grandi impianti e per le tecnologie più mature insieme a strumenti ad hoc per altre tecnologie ancora lontane dalla maturità e lo sviluppo dei contratti di lungo periodo (PPA) per grandi impianti, favorendo la creazione di soggetti aggregatori della domanda anche per i settori ad alta intensità energetica;
- La promozione di una sempre maggiore sostenibilità ambientale degli investimenti, concertati con il territorio. Si tratta di prevedere, ad esempio, misure per promuovere il fotovoltaico su edifici o su aree non adatte ad altri usi, e il coinvolgimento degli enti territoriali sia in termini di obiettivi, sia per individuare le aree idonee alla realizzazione di tali impianti;
- La promozione dell’autoconsumo, inteso come il consumo dell’energia prodotta da piccoli impianti, con estensione alle comunità energetiche;
- La promozione dell’accumulo dell’energia da fonti rinnovabili, anche in evoluzione del meccanismo dello scambio sul posto;
- L’ottimizzazione della produzione esistente, ad esclusione dei bioliquidi, anche attraverso procedure in grado di velocizzare gli iter amministrativi necessari per la costruzione, la messa in esercizio e la gestione degli impianti;
- L’introduzione di strumenti di sostegno per l’adozione di tecnologie innovative basate su fonti rinnovabili;
- La realizzazione di laboratori di sostenibilità per testare sempre più elevati livelli di penetrazione FER ed elettrificazione dei consumi, in tutti i settori dell’economia.
A tal fine sarà necessario assicurare il mantenimento e il potenziamento degli strumenti di supporto nel settore dell’efficienza, con una significativa modifica rispetto alla situazione attuale. Il nostro obiettivo di risparmio infatti dal 2021 sarà concentrato maggiormente su due settori, il civile (inteso come residenziale e terziario) e i trasporti – ossia i settori cosiddetti non ETS, diversi dai grandi impianti industriali.
Sul settore civile sarà necessario mantenere gli strumenti di agevolazione attuali e aumentare la capacità di tutti i cittadini di utilizzarli, attraverso la cessione a terzi e il ricorso a formule innovative. In particolare, per quanto concerne le detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza cd ecobonus, ma anche al Conto Termico, per supportare interventi di efficienza energetica e produzione di energia termica da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni, anche da parte delle pubbliche amministrazioni.
Sull’edilizia pubblica, si proseguirà con il programma di efficienza sugli edifici della PA centrale che richiede delle semplificazioni in fase attuativa, per evitare che i progetti finanziati si blocchino per difficoltà operative dei Provveditorati delle opere pubbliche. E’ stata proposta una norma nella legge di bilancio che consente sia all’Agenzia del Demanio sia al Genio della Difesa di operare al posto del Provveditorati delle Opere Pubbliche. Si valuteranno inoltre interventi sull’edilizia residenziale pubblica, anche ricorrendo ai fondi strutturali della programmazione 2021-27.
Più in generale, sull’adeguamento dell’edilizia privata, è necessario un cambio di passo che punti ad un retrofit radicale, a grandi programmi di riqualificazione del tessuto urbano e delle periferie se non anche, ove possibile, ad una ricostruzione secondo nuovi criteri di progettazione e realizzazione dei fabbricati, con una forte integrazione anche con le energie rinnovabili e con le tecnologie avanzate, oltre che con gli obiettivi di rigenerazione urbana. In questo, le risorse pubbliche non possono ovviamente essere sufficienti e bisogna essere in grado di integrare i diversi strumenti, compresi i fondi in via di istituzione con la legge di bilancio 2020, e attirare anche investimenti di altri attori istituzionali, così come della UE.
Del resto, il tema degli investimenti necessari è un tema che riguarda in generale tutto il PNIEC: è stato stimato un fabbisogno di investimenti, aggiuntivi rispetto al tendenziale, di oltre 180 miliardi di euro entro il 2030. I principali settori di intervento sono gli impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture del sistema elettrico, compresi gli accumuli. In aggiunta, vi sono temi che, pur proiettati in un orizzonte temporale che va oltre il 2030, meritano attenzione sin d’ora, partendo da attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione: è il caso, ad esempio, della integrazione del sistema elettrico con il sistema gas, valorizzando il vettore idrogeno.
Le ricadute di un programma di riqualificazione del tessuto urbano e abitativo di questo tipo vanno ben oltre la mera dimensione dell’energia, potendo rappresentare un caso di “Green New deal” con le categorie artigiane e industriali del settore, con le città, con i professionisti, con istituzioni finanziarie, per una vera crescita orientata a un futuro sostenibile.
A breve verrà proposto al Parlamento il decreto legislativo di recepimento della Direttiva (UE) n. 2018/844 del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica nell’edilizia e sull’efficienza energetica (cosiddetta EPBD III), che mira appunto ad accelerare la ristrutturazione economicamente efficiente degli edifici esistenti e promuovere l’uso delle tecnologie informatiche e intelligenti (ICT) per garantire agli edifici di operare e consumare in maniera quanto più efficiente.
In quest’ambito, saranno integrate le strategie di ristrutturazione del settore edilizia a lungo termine per favorire la mobilitazione di risorse economiche e la realizzazione di edifici a emissioni zero entro il 2050 e sarà dato impulso alla mobilità elettrica, con l’integrazione delle infrastrutture di ricarica negli edifici e l’introduzione di requisiti da rispettare nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni importanti, prevedendo in particolare l’istallazione di un numero minimo di punti di ricarica.
Per il settore industriale proseguiranno le politiche fin qui portate avanti ma – anche qui – con un cambio di passo che non guardi solo al risparmio di energia, ma all’innovazione dei processi e alla loro sostenibilità come strumento indispensabile per essere competitivi nel lungo termine.
Stato dell’arte del procedimento di adozione del PNIEC
A oggi il percorso che porterà all’adozione del Piano finale ha visto l’attivazione delle necessarie interlocuzioni con i soggetti portatori di interessi, la Commissione europea e le Regioni.
Raccomandazioni CE
La proposta di Piano italiano è stata valutata positivamente dalle autorità europee, in tutte le sedi.
È stato chiesto all’Italia di presentare diversi contenuti del Piano come “buone pratiche” riguardo, ad esempio, a efficienza, sussidi ambientalmente dannosi, povertà energetica, ricerca e sicurezza.
La Commissione Europea ha comunque formulato all’Italia alcune specifiche raccomandazioni tra cui le seguenti:
–ridurre complessità e incertezza normativa e precisare i quadri favorevoli all’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e alle comunità di energia rinnovabile;
–rafforzare le misure di efficienza energetica nell’edilizia e nei trasporti.
In relazione alle raccomandazioni ricevute, sono state completate le azioni necessarie all’adeguamento e sono state avviate le azioni di cooperazione con alcuni Stati Membri.
Consultazione pubblica
Per quanto riguarda la consultazione pubblica, si rileva che sia i risultati della parte dedicata al pubblico (aperta a tutti) che quella degli esperti (aperta a particolari soggetti) non ha evidenziato particolari criticità riguardo alla struttura complessiva del Piano.
Sono emersi alcuni spunti interessanti sulle possibili misure da implementare:
- stabilizzazione delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici e per gli interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati al risparmio energetico, prevedendo un’eventuale estensione e della platea dei soggetti beneficiari;
- un maggiore coinvolgimento delle imprese nella transizione energetica, in particolare di quelle ad alto consumo di energia;
- introduzione di procedure semplificate e omogenee per gli impianti a fonti rinnovabili, i sistemi di accumulo e le reti, nuovi o esistenti.
Il completamento del confronto con le regioni e gli enti locali
La Conferenza unificata del 6 giugno 2019 ha rinviato il parere sulla proposta di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) sollecitando un percorso condiviso Governo – Regioni – Enti Locali, in seno alla Conferenza Unificata, nel quale fornire la possibilità alle Regioni e all’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) di contribuire alla modifica del Piano. Nel contempo, sono state avanzate una serie di osservazioni tecniche.
Si confida di pervenire a un parere positivo della Conferenza unificata politica, in tempo utile per l’invio del Piano alla Commissione Europea entro fine 2019.
Successivamente al parere della Conferenza, si conta di dare approvazione formale al Piano con un decreto dei tre Ministeri che lo hanno predisposto.
Dopo la notifica alla Commissione europea, il Governo intende consolidare la governance del PNIEC per assicurarne l’attuazione coordinata e una unitarietà di azione da parte di tutti i soggetti interessati che includono vari Ministeri e soprattutto le Regioni, gli enti locali, l’Autorità di regolazione, le associazioni delle imprese e dei lavoratori.
Link all’intervento del Ministro Patuanelli