Si è svolta il 17 febbraio l’audizione dell’ANCE in videoconferenza presso la Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell’impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
Il Vicedirettore generale dell’ANCE, Romain Bocognani, ha espresso in premessa la forte preoccupazione del settore per il decreto legge approvato il 16 febbraio in CdM che blocca la cessione di nuovi crediti da bonus senza individuare una soluzione per i crediti incagliati pregressi, rischiando di affossare famiglie ed imprese.
Il Presidente della Commissione, On. Gusmeroli (Lega), ha rassicurato sull’orientamento dell’Esecutivo ad individuare soluzioni anche con le Associazioni di categoria coinvolte, che saranno incontrate il 20 febbraio.
Il Vicedirettore sul tema dell’audizione ha quindi evidenziato che fino ad oggi è mancata una strategia, una visione di politica industriale che sia l’occasione per fare avanzare le imprese verso profili più competitivi, recuperando produttività e facendo emergere tutto il potenziale valore, ancora inespresso, della ampia e trasversale filiera.
Le conseguenze sono evidenti nella struttura del settore che ha risentito, inoltre, dei profondi cambiamenti intervenuti negli anni della crisi, a partire dal 2008.
Tra il 2008 e il 2018, la produzione si è ridotta di circa il 35%. Ad eccezione della manutenzione straordinaria degli edifici abitativi, tutti gli altri comparti che compongono il settore delle costruzioni hanno subito flessioni significative, che hanno raggiunto contrazioni superiore al 50% per gli investimenti in opere pubbliche.
Gli effetti sull’occupazione e sul tessuto produttivo sono stati durissimi ed hanno comportato l’uscita dal settore di circa 600.000 occupati e oltre 143mila imprese.
Il settore delle costruzioni è caratterizzato da una offerta produttiva estremamente frammentata:
Anche in termini di fatturato, risultano giri d’affari piuttosto contenuti: quasi il 90% delle imprese di costruzioni dichiara di avere un fatturato inferiore ai 500mila euro.
Il settore delle costruzioni, negli ultimi due anni, ha registrato un importante incremento dei livelli produttivi (+34,5% nel biennio 2021-2022) arrivando a rappresentate il principale motore di crescita dell’economia italiana. Circa un terzo, infatti, della crescita del Pil nei periodi considerati è attribuibile all’edilizia.
Il settore delle costruzioni rappresenta il 9,6% del Pil e dà lavoro a oltre 1,4mln di persone.
Se si ricomprendendo anche le attività ad esso collegate (ricomprese quelle immobiliari), arriva a rappresentare il 22% del Pil, attivando una filiera collegata a quasi il 90% dei settori economici, in grado di generare l’effetto propulsivo più elevato sull’economia tra tutti i comparti di attività industriale. Il 95,8% degli acquisti effettuati dal settore delle costruzioni è, infatti, prodotto dal sistema produttivo nazionale e solo il 4,2% degli acquisti è rappresentato da prodotti di importazione.
In questo contesto si è inserito il PNRR, una grandissima opportunità di sviluppo per l’economia e per il settore delle costruzioni, coinvolto nella realizzazione di circa la metà del Piano europeo (108 miliardi di investimenti).
L’Ance ritiene che la priorità sia dare attuazione agli investimenti e alle riforme, senza rimettere in discussione l’impianto complessivo del PNRR. In questo modo sarà possibile evitare l’ennesimo “effetto montagne russe”, un fenomeno non nuovo rispetto all’andamento dell’economia negli ultimi anni.
Nel lungo termine, il settore e l’intera filiera delle costruzioni sono chiamati a ricoprire un importante ruolo nella realizzazione degli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare contenuti nella proposta di Direttiva europea appena approvata dalla Commissione Industria del Parlamento europeo divenendo i principali attori nel percorso di realizzazione di uno sviluppo sostenibile, duraturo, giusto.
Percorso sicuramente molto complesso considerando che entro il 2030 (2033 per gli edifici residenziali), circa 2 milioni di edifici dovranno essere riqualificati energeticamente (i peggiori, classificati in classe G, dovranno essere portati nella classe E).
Questo significa, secondo le stime dell’Ance, che ogni anno, fino al 2033, dovranno essere ultimati oltre 200.000 interventi su singoli edifici, per un costo stimato tra i 40 e i 60 miliardi di euro.
Una sfida molto ambiziosa, se si pensa che con gli incentivi del 110% sono stati realizzati poco meno di 100.000 interventi nel 2021 e 260.000 nel 2022.
Un obiettivo irraggiungibile senza un sistema di incentivi e di strumenti finanziari adeguati, che non potrà mai essere raggiunto confidando sulle sole disponibilità economiche dei proprietari.
L’esperienza dei risultati precedenti al Superbonus di interventi su interi edifici (quelli che l’Europa ci impone di realizzare) mostra numeri insignificanti (2.900, in media di anno, tra il 2018 e il 2020). Con questi ritmi, la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, fissata per il 2050, sarebbe completata in un orizzonte di 3.800 anni. Alla luce della bozza di Direttiva, il primo step, fissato sul 15% degli edifici, non sarebbe raggiungibile prima di 630 anni.
Il 2022 è stato un anno eccezionale per i mercati delle materie prime, con prezzi che in molti casi hanno raggiunto i picchi più alti degli ultimi 10 anni o addirittura superato il loro massimo storico.
Gli indicatori a nostra disposizione mostrano segnali di discesa per le materie plastiche e per il legno, mentre continuano ad aumentare i prezzi degli altri materiali da costruzioni, sebbene, in rallentamento rispetto agli eccezionali livelli dello scorso anno.
La situazione è, comunque, ancora preoccupante.
Con riferimento ai prodotti energetici si registra nel 2022 l’aumento complessivo del prezzo dell’energia del +142,5%. Su tale dinamica ha inciso l’impennata del gas naturale che, nell’anno scorso anno ha mostrato un incremento di prezzo del +179,7% (quasi 3 volte rispetto al valore del 2021).
Questo andamento dei prezzi dei materiali da costruzione e dei prodotti energetici mette fortemente a rischio i cantieri italiani, a partire da quelli del PNRR. Gli aumenti registrati sono mediamente del 35/40%.
Il Governo è intervenuto più volte per affrontare le conseguenze degli aumenti dei costi nei lavori pubblici. A maggio 2022, con il Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto “Aiuti”), sono state stanziate risorse significative. Tuttavia, le modalità di accesso ai fondi e le procedure per l’assegnazione delle risorse risultano complesse e stanno richiedendo tempi piuttosto lunghi, con conseguenti ritardi soprattutto, nell’avvio delle nuove procedure di affidamento dei lavori.
Al momento, infatti, si registrano gravi ritardi nei trasferimenti alle imprese di costruzioni da parte delle stazioni appaltanti dei fondi per compensare i lavori in corso degli extra costi dovuti agli eccezionali rincari dei prezzi delle materie prime registrati negli ultimi due anni.
Occorre un intervento urgente per sbloccare i pagamenti alle imprese:
Con questo ritmo, le imprese aspetteranno ancora anni prima di essere ristorate.
In questo contesto, sussiste il concreto rischio che anche gli appalti in corso, a partire da quelli del PNRR, si fermino per la mancanza di liquidità dovuta ai ritardi nei riconoscimenti alle imprese.
Al riguardo, l’Ance ha individuato due proposte:
Ad ogni modo, per l’Ance risulta prioritario introdurre strutturalmente una revisione prezzi basata sugli standard europei e internazionali.
Le costruzioni a oggi si possono considerare tra le filiere meno digitalizzate, richiedendo un grande sforzo di crescita da parte di tutti gli attori. ANCE crede in questa evoluzione tecnologica, schierandosi in prima linea per favore lo sviluppo delle proprie imprese e del mercato.
L’ultimo esempio del suo impegno è l’aggiudicazione della call per i Poli Europei di Innovazione Digitale con il progetto DIHCUBE: un Digital Innovation Hub esclusivamente dedicato alle costruzioni e l’ambiente costruito
ANCE ha individuato le seguenti misure di supporto prioritarie per il settore delle costruzioni:
Sul tema delle misure per favorire l’internazionalizzazione delle imprese di costruzione ha inoltre indicato tre priorità:
Per il dettaglio della posizione ANCE si allega il documento consegnato agli atti della Commissione.
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