Le imprese edili sono col fiato sospeso: a dicembre 2024 scadrà il provvedimento contro il caro materiali, e se non verrà prorogato e adeguatamente finanziato, rischiano di ritrovarsi a lavorare con prezzi da era pre-Covid. Lo afferma senza mezzi termini Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, in un’intervista all’Adnkronos: “I cantieri rischiano di fermarsi”, avverte. Ma il problema è ben più complesso. Le imprese aspettano ancora i pagamenti del 2022, un vero e proprio cortocircuito burocratico: il 2023 è stato saldato, il 2022 no. “Come si può pretendere che le aziende rispettino tempi strettissimi quando devono fare i conti con ritardi mostruosi nei pagamenti?”, si domanda Brancaccio, evidenziando “l’assurdità di una situazione che penalizza gravemente un settore che nel 2024 rischia di cedere il 7,4%”. E non finisce qui. Anche il Pnrr è intrappolato nelle lungaggini, osserva la Presidente dei costruttori: “Il ministro Giorgetti – dice – ha ammesso che la spesa del Piano di ripresa e resilienza procede a rilento, e le stazioni appaltanti lamentano che i fondi non arrivano. E le imprese edili? Bloccate nel mezzo, ostaggio di una situazione che si complica di giorno in giorno”. La speranza, osserva Brancaccio, è che questi ritardi siano dovuti a difficoltà burocratiche, “e non a un problema ben più grave, come la mancanza di copertura finanziaria”. C’è chi spera che il boom dei lavori pubblici, sostenuto dal Pnrr, possa compensare la fine dei bonus edilizi, ma secondo la Presidente i dati non sono incoraggianti. “Speriamo che a fine anno non siano troppo negativi”. Brancaccio afferma che nella realizzazione dei progetti criticità non mancano: i bandi si chiudono in tempo, i cantieri si aprono, ma i problemi – continua – emergono nella fase esecutiva, tema sul quale anche l’Ue ha acceso i fari. “Basta una minima modifica al progetto, come una variante ambientale, e il processo si inceppa. Sulla carta ci sono semplificazioni, ma nella pratica si deve spesso ripartire da capo”, denuncia. Secondo la Presidente di Ance, è necessaria una politica di investimenti strutturali che riparta da due pilastri fondamentali: il riordino dei bonus edilizi e una legge sulla rigenerazione urbana. “Energia e sostenibilità sono essenziali – dice – ma bisogna garantire un sostegno continuo per le fasce di reddito più basse e le aree più bisognose. Prioritaria deve essere anche la sicurezza sismica, considerando che l’Italia è un paese ad alto rischio”, sottolinea. Urgente è anche l’introduzione di una legge nazionale sulla rigenerazione urbana, che fornisca a comuni e regioni strumenti moderni per gestire la pianificazione territoriale: la legge urbanistica fondamentale, afferma, ha compiuto 80 anni due anni fa, è del 1942: “È essenziale – dice – ridurre il consumo di suolo tramite demolizioni, ricostruzioni, cambi di destinazione d’uso e altre pratiche sostenibili. Una legge ben concepita – aggiunge – potrebbe non solo rilanciare l’economia, grazie all’impatto dell’edilizia sul mercato interno, ma anche rendere le città più vivibili e adatte alle nuove esigenze demografiche”. Sulla recente diminuzione dei tassi d’interesse: “È presto per dire se rilancerà il mercato privato, e comunque non si produrranno effetti immediati”.
Fonte Adnkronos
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