Rispettare contratti collettivi, evitare vulnus su sicurezza – Alcune modifiche sulla revisione dei prezzi introdotte dallo schema di decreto legislativo correttivo del Codice degli appalti “rischiano di sterilizzare, di fatto, l’efficacia della revisione”. In particolare la misura dell’importo revisionale, “pari all’80% del – solo – valore eccedente la variazione del 5% rischia di rendere del tutto irrisori gli importi da corrispondere, in aumento e in diminuzione, nei confronti di entrambe le parti”. Lo afferma l’Ance che ha sollevato il punto nel corso di un’audizione sul decreto alle commissioni Ambiente di Camera e Senato. Secondo l’associazione bisognerebbe piuttosto fissare la liquidazione dell’importo revisionale all’80% dell’intera variazione, lasciando il valore del 5 per cento unicamente come soglia oltre la quale scatta il meccanismo revisionale; in alternativa, fissare le percentuali in 2% dell’importo complessivo del contratto, come soglia oltre la quale scatta la revisione dei prezzi, e 90 per cento, come misura della variazione dei prezzi che viene riconosciuta. Tema cruciale anche quello della contrattazione collettiva. Secondo l’Ance, l’introduzione del principio delle analoghe tutele contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro che non sono stipulati dalle parti comparativamente più rappresentative costituisce “un vulnus per la tutela della regolarità e la sicurezza del lavoro. È, pertanto, necessario non solo condizionare detto principio all’emanazione dell’apposito decreto interministeriale, ma anche introdurre una più rigorosa individuazione dei parametri stessi. È imprescindibile, infatti, garantire le medesime tutele contenute nei contratti collettivi stipulati dalle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, comprese quelle che riconoscono un ruolo al sistema bilaterale nell’ambito della normativa antimafia, della legalità e della regolarità di impresa, della erogazione di prestazioni economiche, normative e di welfare per i lavoratori”.
Fonte Ansa
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