Agevolazione “prima casa” sugli immobili in costruzione: la mancata ultimazione dei lavori entro tre anni è causa di decadenza dall’agevolazione
Il contribuente che ha acquistato un immobile in corso di costruzione o di definizione, avvalendosi dell’agevolazione c.d. “prima casa”, decade dal beneficio se entro il termine di 3 anni dalla data di registrazione dell’atto non risultano ultimati i lavori.
È questo il principio affermato dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 25790 del 22 settembre 2025.
Nel caso oggetto di contenzioso, l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la decadenza dall’agevolazione stante la mancata ultimazione dei lavori entro il termine previsto di tre anni dalla data dell’atto di acquisto.
Di contro, il contribuente sosteneva la non fondatezza della contestazione sulla base di due assunti:
- la mancata ultimazione dei lavori entro tre anni non sarebbe una causa di decadenza prevista dalla legge;
- in ogni caso, sarebbe sufficiente per mantenere l’agevolazione l’effettivo utilizzo dell’immobile come abitazione principale, pur se a lavori non ancora ultimati, come dimostrerebbero nel caso di specie il trasferimento di residenza e l’attivazione delle utenze.
La Corte di Cassazione rigetta tassativamente il ricorso del contribuente ritenendo che, invece, costituisca un vero e proprio obbligo in capo al contribuente quello di ultimare la ristrutturazione entro i tre anni dall’atto di acquisto agevolato.
Entro lo stesso termine occorre, difatti, richiedere l’attribuzione di una categoria catastale e della relativa rendita.
Finché ciò non accade, difatti, l’immobile rimane classificato nella categoria catastale F, una classificazione di natura “fittizia” impiegata per identificare quegli immobili non ancora utilizzabili né con destinazione definitiva a uso abitativo o produttivo.
Una categoria catastale “certamente non idonea a costituire una classificazione utile ad usufruire di agevolazione per prima casa”.
