L`analisi delle dinamiche territoriali, sociali ed economiche costituisce la base per comprendere l`attività di pianificazione in corso in quel determinato territorio ma anche il punto di partenza intorno a cui costruire un processo di cambiamento.
Dimensione territoriale e demografica, densità e dinamica insediativa, tasso di affollamento di edifici ed alloggi dimesione media dei nuclei familiari rappresentano così solo alcune fra le principali grandezze delle quali occorre tener conto per valutare correttamente l`interazione fra strumenti urbanistici e contesti pianificati.
Una apposita sezione del biennale Rapporto dal Territorio curato dall`Inu è appunto dedicata al confronto tra i modelli e processi di pianificazione con l`obiettivo non solo di disporre di un ricco catalogo di informazioni ma anche per registrare come a livello locale sono state affrontate e gestite le scelte di pianificazione.
Emerge così che il Piano regolatore ha rappresentato nel panorama italiano la principale se non l`unica attività di pianificazione di larga ed omogenea diffusione. Il modello di piano più efficace sembra essere indubbiamente quello strutturale: ad esso si riferiscono del resto tutte le leggi di riforma approvata dalle regioni negli ultimi anni.
Volendo fornire alcuni dati: negli ultimi cinque anni oltre il 23% dei comuni ha provveduto a dotarsi di un piano generale del territorio; tasso di rinnovo mai raggiunto in Italia nella storia.
Il rovescio della medaglia è che in oltre il 50% dei comuni il vincolo a destinazione pubblica delle aree nei rispettivi piani è scaduto. Questo vuol dire approvare nei prossimi cinque anni oltre 6.000 piani urbanistici che rappresentano il 77% dei comuni.
Primato negativo spetta al Sud fatta eccezione per le due isole maggiori nelle quali i valori sono abbastanza postivi. A sorpresa risultano portare un maggior ritardo Lazio, con 45 comuni senza PRG, e Campania con 53. Tale dato dimostra con evidenza il disallineamento nel comportamento da parte delle diverse realtà regionali.