[Il Sole 24 Ore – 19/10/2011 – di Lucilla Incorvati]
Global Report Credit Suisse. In 10 anni a livello mondiale beni aumentati del 14% a 231mila miliardi
In Italia ricchezza a 13mila miliardi
Il Bel Paese continua a essere una nazione di grandi risparmiatori ma soprattutto di grandi proprietari di case. Questo ha consentito e probabilmente consentirà ancora di arginare le perdite legate alla crisi dei mercati finanziari e alla scarsa crescita dell`economia. Come è noto il tasso di proprietà ha superato l`80% e in Europa ci battono solo Norvegia, Ungheria e Romania. Questo fa sì che in media la ricchezza pro capite nel 2011 sia pari a 211mila dollari. Mentre se si considera addirittura l`individuo adulto (chi ha più di 20 anni) questa sale a 260mila dollari. A fronte di 60 milioni di residenti questo vuol dire che la ricchezza totale arriva alla bella cifra di 12,7 trilioni di dollari (erano 5,5 nel 2000). E se la ricchezza totale è più alta in Germania e Francia, rispettivamente a 13,4 e 14 trilioni di dollari, in realtà la ricchezza a livello pro capite consente all`Italia di surclassare Germania (163mila dollari), Regno Unito (197mila), Spagna (104mila), Canada (190mila), Stati Uniti (181mila). In Italia la ricchezza legata agli immobili pesa per i tre quinti rispetto dei due quinti derivanti da beni mobiliari. Una ricchezza, quella legata ad asset fisici, che nel decennio è fortemente aumentata: dal 2000 al 2011 la percentuale di italiani che controlla asset finanziari è scesa dal 47,3 al 37,8%, mentre contestualmente la percentuale di chi ha asset non finanziari (per la gran parte si tratta di immobili) è passata dal 52,7 al 62,2 per cento.
Sono alcune delle evidenze che emergono dall`ultimo rapporto sulla ricchezza nel mondo realizzato da Credit Suisse Research. Un monumentale studio condotto su 200 Paesi (Global Wealth Report), a cui hanno lavorato i massimi esperti mondiali in materia. Si tratta dell`unico report al mondo che ha un`analisi onnicomprensiva della ricchezza per 4,5 miliardi di individui con l`obiettivo di fornire anche una evoluzione della ricchezza dal 2000 al 2011 dando il dettaglio a livello Paese. Per l`Italia i dati sono relativamente completi e la fonte è Ocse insieme a Banca d`Italia. Trainata dal sostanziale contributo delle economie emergenti, da gennaio 2010 la ricchezza mondiale è aumentata del 14% arrivando a 231mila miliardi di dollari (era 203 mila miliardi).
La ricchezza pro capite registra in più di dieci anni un incremento del 9% (da 46.600 dollari del gennaio 2010 ai 51.000 dollari del giugno 2011). La crescita più sostenuta è stata appannaggio di America latina, Africa e Asia. Gli Stati Uniti, che negli ultimi 18 mesi hanno generato 4.600 miliardi di dollari, si sono distinti come principale fonte di ricchezza a livello mondiale. Anche questa ricerca evidenzia il contributo determinante alla crescita della ricchezza globale della regione Asia Pacific – soprattutto grazie ai capitali accumulati da Cina, Giappone, Australia e India – a cui va inoltre il merito di aver generato il 36% della ricchezza mondiale dal 2000 e il 54% dal 2010. Infatti i residenti in Europa controllano il 34% della ricchezza mondiale rispetto al 28% del Nord America e al 22% delle Aree Asia e Pacifico. Le nazioni più ricche con medie superiori ai 100mila dollari per adulto restano in Usa e Europa: al vertice troviamo Svizzera, Australia e Norvegia dove questa media supera i 300mila dollari.
In Italia c`è l`8% di coloro che hanno ricchezze superiori a 100mila dollari (7% in Uk e Germania, 6% in Francia, 16% in Giappone, 21% in Usa) e il 5% di coloro che hanno ricchezze complessive pari al milione di dollari (6% in Uk e Germania, 11% in Giappone, 34% in Usa, 4% Australia). L`Italia eccelle anche nella classifica dei debiti delle famiglie, avendo il più basso dato medio per adulto tra i paesi del G-7, pari a 24mila dollari, contro i 33mila dei tedeschi, i 41mila dei francesi, gli 88mila degli irlandesi, i 54mila degli inglesi, i 60mila di canadesi e 59mila degli americani. Ma la ricchezza delle famiglie è molto più concentrata di quanto non lo sia il reddito nelle fasce più abbienti della popolazione.