[Corriere della Sera – 01/12/2011 – di Alessandra Mangiarotti]
La crescita della middle class nel rapporto alla conferenza sul clima
2030, rendere sostenibili tre miliardi di consumatori
Lo studio McKinsey: l`Italia butta via troppa acqua
Tra meno di vent`anni, nel 2030, la middle class globale conterà tre miliardi di nuovi adepti. Nuovi consumatori, cresciuti rapidamente insieme alle economie in via di sviluppo, che potranno spendere di più e di più chiederanno al Pianeta: suolo, acqua, cibo, energia. Producendo parallelamente un maggior numero di emissioni di CO2. Cresceranno i consumatori. Crescerà la domanda di beni. Ma le risorse resteranno sempre le stesse (anche se il costo delle materie prime continuerà a salire come è successo negli ultimi dieci anni, record dai primi anni del Novecento). Da qui la sfida che il mondo dovrà affrontare nei prossimi decenni: soddisfare i bisogni della nuova classe media in modo sostenibile. Contenendo l`inquinamento globale ma insieme puntando su investimenti capaci di trasformare in opportunità di crescita la stessa battaglia per la sostenibilità. Investimenti che in Italia non possono non toccare settori carenti come quello dei rifiuti e dell`acqua pubblica.
Sta tutta qui la «teoria della sostenibilità secondo McKinsey», che in un rapporto presentato a Durban (“Resource revolution: meeting the world`s energy, materials, food and water needs“) ha messo in fila numeri e strategie della sfida. Partendo proprio da quei tre miliardi di nuovi consumatori. «Una sfida – spiega Alberto Marchi, director McKinsey – che per essere vinta richiede la combinazione di due fattori: l`espansione dell`offerta di risorse (con l`utilizzo sempre più efficiente di fattori scarsi come suolo, acqua, materie prime) e l`aumento di produttività nell`utilizzo di risorse scarse sia nei processi industriali sia che nei comportamenti dei consumatori».
McKinsey Global Institute ha stimato che per coprire la crescente domanda gli investimenti dovrebbero aumentare fino ad arrivare nel 2030 a una media annua di 3,5 trilioni di dollari (2 trilioni nel 2010). E che il 40% di questi investimenti dovrebbe essere legato alla necessità di coniugare crescita ed emissioni di CO2. Paesi ad alto sviluppo come Cina e India, più legati alla crescita «per sè» che sostenibile, genereranno gran parte dell`aumento dell`uso di risorse (e di emissioni). «Per Paesi sviluppati come l`Italia – afferma Alberto Marchi – l`aumento di investimenti indicherà invece l`opportunità economica collegata alla sfida della sostenibilità e il volano della crescita che può rappresentare». Da qui la ricerca di nuovi modelli per aumentare la produttività nell`uso delle risorse. Nel rapporto sono state individuate 15 aree di intervento che potrebbero portare a un risparmio del 75% delle risorse. Si parte dall`efficienza energetica
nell`edilizia: le nuove case non saranno ville ma grattacieli in grandi città. E si arriva alla riduzione dello spreco di cibo: nella seconda metà del decennio 44 milioni di persone diventeranno povere per l`aumento del costo degli alimenti. Si va dall`aumento della produttività delle grandi aziende agricole al miglioramento delle tecniche di irrigazione e alla riduzione degli sprechi di acqua pubblica.
«L`Italia è all`avanguardia su molte tematiche collegate alla sostenibilità – dice il director McKinsey -, dal settore siderurgico all`elettrico, uno dei più virtuosi in Europa in termini di emissioni». Merito dell`elevata incidenza di gas e rinnovabili (78% rispetto al 32 di Germania e 62 di Spagna). Quanto ad efficienza termoelettrica strappa un 46,8% rispetto al 44,1 del Regno Unito e al 33,3 della Francia. «Ma esiste una seconda faccia della medaglia, quella rappresentata dalle difficoltà nel sostenere una base di infrastrutture compatibile con una crescita economica sostenibile». Ecco il settore dell`acqua, con le sue risorse idriche concentrate al Nord e una domanda che cresce al Sud: «Le infrastrutture sono inadeguate per sopperire al bisogno nei centri urbani, il trattamento e la gestione degli effluenti sono regolarmente sotto gli standard europei». Una dato su tutti: molte aziende locali registrano perdite sulla rete idrica del 20%. Il settore dei rifiuti, poi: con quel 43% di immondizia italiana che ancora finisce in discarica rispetto allo «zero» tedesco e al 38% media Ue. Discorso a sè meritano le rinnovabili, se non altro per la loro «costosa» crescita. «Oggi – spiega Marchi – l`Italia è il paradiso del fotovoltaico, tutti stanno cercando di approfittare dei nostri incentivi per garantirsi una rendita che il consumatore italiano pagherà per i prossimi 20 anni». Il costo annuo degli incentivi ammonta a 6 miliardi di euro, nel 2017 potrebbe arrivare a 11. «Occorre fare attenzione a non impiegare risorse scarse in tecnologie che a breve potrebbero divenire fuori mercato».
In allegato, la nota di sintesi della ricerca McKinsey
5059-Nota di sintesi della ricerca McKinsey.pdfApri