[La Stampa – 09/01/2012 – di Rosaria Talarico]
Il presidente dei costruttori: “I ritardi nei pagamenti stanno uccidendo il mercato””
Buzzetti: “Il rigore ha ridotto del 40% la spesa pubblica””
Paolo Buzzetti, presidente dell`Ance (Associazione nazionale costruttori edili) cosa si aspetta dalle prossime mosse del governo in tema di infrastrutture?
«La situazione è difficilissima, in particolare per le imprese di costruzione. Il problema principale è quello dei ritardati pagamenti, che si ripercuote su tutta la filiera e sui privati. Inoltre la politica di rigore di Tremonti è stata un freno e non un incentivazione all`edilizia. In quattro anni abbiamo registrato il 40% in meno di impegni di spesa pubblica. Con il risultato di una riduzione degli investimenti e la chiusura del mercato».
Far ripartire le grandi opere è una soluzione?
«Non solo. Ci vogliono anche opere minori che innescano più rapidamente il circolo virtuoso di occupazione. Un miliardo investito in edilizia porta circa 17 mila occupati e ha un effetto moltiplicatore di tre miliardi. Un processo che sui progetti di piccola portata è ancora più veloce. Il ministro Profumo ci ha coinvolto per evitare che le scuole cadano sulle teste dei nostri figli. Ha sbloccato un pò di soldi pubblici e grazie al project financing interverranno anche i privati. Ha rimesso in moto la macchina».
La colpa è sempre di chi ha governato prima?
«Non dico questo. Ad esempio il governo Berlusconi aveva trovato due miliardi per ridurre il dissesto idrogeologico dovuto all`orografia dell` Italia. Noi abbiamo calcolato che ne servirebbero cinque per evitare altri disastri e i progetti sono già pronti a livello dei Comuni. Ma ci vorrebbe un piano che allenti il patto di stabilità, almeno per quanto riguarda alcune opere di emergenza. La capacità di fare dei piani l`abbiamo persa dal dopoguerra e dovremmo invece seguire l`esempio spagnolo, che ha varato un piano di emergenza di piccoli interventi con una regia statale».
Il problema forse è più di reperimento delle risorse finanziarie che di pianificazione.
«Questa è un pò una barzelletta. Non parliamo di grandi cifre. E i Comuni che hanno i soldi non li possono spendere in virtù di vincoli impossibili. Inoltre escludendo il project financing siamo ingabbiati in norme folli. Se lo si utilizza per le carceri perchè è impossibile trovare i soldi per scuole e dissesto idrogeologico? Certo anche le banche devono fare la loro parte in questo momento. La concessione di liquidità è essenziale anche se pure gli istituti di credito sono in difficoltà e sottoposti alle regole dell`Europa, che chiede rigore. Speriamo che il presidente Monti riesca a convincere la Banca europea a intervenire seriamente rompendo vincoli folli, allentando la burocrazia e dando liquidità alle banche. Altrimenti gli altri discorsi non reggono».
Lo sblocco dei finanziamenti per alcune grandi opere non conta?
«Assolutamente sì e ho molto apprezzato l`idea di coinvolgere la piccola e media impresa nella realizzazione delle grandi opere. Noi ci siamo battuti molto per questo. Serve poi una serie di semplificazioni per battere la burocrazia: è assurdo impiegare più tempo per aprire i cantieri che per realizzare l`opera. Ci vuole buon senso per riaccendere i motori della nostra industria e l`edilizia è fondamentale».
C`è l`investimento nella costruzione delle case popolari.
«L`housing sociale era un pacchetto costruito molto bene da Tremonti. Il problema è la solita lentezza italica e lo scarso dialogo tra Stato ed enti locali. Dopo la batosta sulla casa bisognerebbe avviare un programma di incentivazione fiscale per l`acquisto e la ristrutturazione della prima casa. Abbiamo un patrimonio edilizio vecchio di 50 anni che al 70% va ammodernato rifacendo l`impiantistica. C`è poi un altro punto.
Quale?
«L`apertura del mercato. L`Autorità di vigilanza sui Lavori pubblici ha calcolato che 28 miliardi l`anno sfuggono alla trasparenza della gara pubblica perchè sono a discrezione totale del soggetto. Si fanno troppe assegnazioni senza gara o in house e occorrerebbe aprire di più il mercato dei servizi pubblici locali o dei grandi concessionari. Con Autostrade abbiamo avviato un positivo discorso in questo senso».