Si è svolta l’11 novembre u.s., presso l’Aula della Camera dei Deputati, l’informativa urgente del Governo sugli intendimenti in ordine all’eventuale realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, nel suo intervento, dopo aver illustrato le questioni riguardanti il ponte sullo Stretto, ha poi sviluppato una riflessione più ampia, evidenziando come la realizzazione delle grandi opere si innesti in una politica necessaria di infrastrutturazione complessiva e generale del Paese.
Per quanto riguarda il ponte sullo Stretto, ha confermato che il Governo non ha allocato nuove risorse per la sua realizzazione, né in questo momento lo ha inserito tra le opere strategiche da realizzare, sulle quali è stata fatta anche un’operazione di razionalizzazione, volta a concentrare le risorse rispetto alle priorità del Paese, che ha portato a ritenere che cento grandi opere non siano una priorità.
Il Ministro ha, quindi, annunciato che si prospettano due grandi sfide per l’azione del Governo: il completamento, in raccordo con l’Europa, dei nove corridoi europei che appartengano alle reti ten-T core network e lo sviluppo del collegamento tra queste reti e i nodi, per valorizzare sempre più l’integrazione infrastrutturale del Paese. A queste grandi sfide si aggiunge, poi, la manutenzione straordinaria del territorio, che deve essere considerata la massima preoccupazione del Paese.
Il Ministro Lupi ha osservato come la questione delle risorse e del non mettere in competizione i due obiettivi, necessari e indispensabili, delle grandi opere e di quelle piccole e medie, connesse alla manutenzione straordinaria del territorio, “costituiscano il dovere di una politica che, in un disegno complessivo e strategico, sa darsi delle priorità, ma è capace di guardare al futuro, perché la politica infrastrutturale di un Paese è una politica che necessariamente deve guardare al futuro”.
Al riguardo, ha precisato che il Governo è impegnato a realizzare alcune priorità legate alla destinazione delle risorse italiane ed europee per l’effettiva realizzazione dei nove corridoi europei, di cui quattro attraversano il nostro Paese: dal 2014 al 2020, 250 miliardi di euro devono essere messi a disposizione dai Paesi e dall’Europa per realizzare i nove corridoi. ”Abbiamo chiesto a tre coordinatori dei corridoi, come Commissione europea e come Consiglio dei Ministri d’Europa dei trasporti, di analizzare, all’interno di questi nove corridoi, anche le priorità delle opere che possono essere immediatamente disponibili” e, nella riunione del Consiglio dei Ministri d’Europa dei trasporti del 3 dicembre, verrà predisposta una relazione al Presidente della Commissione Juncker sull’investimento aggiuntivo di 300 miliardi di euro per la crescita e lo sviluppo dell’Europa, in cui sarà compreso anche l’aspetto infrastrutturale.
Inoltre, con riferimento al disegno strategico della dotazione infrastrutturale del Paese e all’asse delle grandi opere, il Ministro ha illustrato le priorità su cui il Governo sta concentrando le risorse, anche nella legge di stabilità, che riguardano, in particolare:
– la realizzazione definitiva del corridoio del Mediterraneo e, quindi, dell’asse alta velocità e alta capacità Torino-Lione, che è stata riconfermata come opera strategica per l’Europa e su cui l’Italia e la Francia presenteranno congiuntamente all’Europa nel febbraio-marzo del prossimo anno la richiesta di cofinanziamento;
– la realizzazione conclusiva del tratto alta velocità Treviglio-Brescia, Brescia-Verona, Verona-Padova, fino a Venezia e a Trieste, su cui si sono concentrate anche le risorse stanziate nella programmazione, al fine di cantierizzare l’opera ed accelerarne la realizzazione;
– il terzo valico, l’altro grande corridoio su cui l’Italia è impegnata all’interno dell’Europa, che collega Rotterdam e Genova;
– la prosecuzione dell’alta velocità lungo la costa tirrenica, a partire dalla progettazione del collegamento che da Napoli arrivi fino a Reggio Calabria, in quanto “è vero che le grandi infrastrutture vanno dove c’è la domanda, ma le grandi infrastrutture sono anche provocatori di sviluppo di domanda. Pertanto, abbiamo la necessità di collegare, con l’Alta velocità, l’Alta capacità o l’accelerazione degli attuali quadruplicamento o raddoppiamento, l’intero tratto del Paese, al nord come al sud”;
– la realizzazione di un asse ritenuto fondamentale, quale il collegamento con la ferrovia che va dal Tirreno all’Adriatico, la Napoli-Bari, su cui il Governo si è impegnato con la legge «sblocca Italia»;
– vi è poi il quadruplicamento e l’accelerazione della dorsale adriatica, cioè della ferrovia che va da Lecce e Bari fino a Bologna e che poi risale per andare a ricollegarsi, su cui è stato elaborato un chiaro disegno di dotazione infrastrutturale;
– infine, per la prima volta, è stata ripresa in mano l’accelerazione del raddoppio dell’asse ferroviario siciliano, che va da Messina a Catania e a Palermo.
Il Ministro Lupi ha ribadito che, contemporaneamente alla realizzazione di tale disegno infrastrutturale, il Governo dovrà impegnarsi anche sul fronte della manutenzione straordinaria del territorio e degli investimenti riguardo al rischio di dissesto idrogeologico, affinché vengano affrontati in Italia come in Europa. “Oggi l’Europa, escluso il Piano Juncker, ha destinato 26 miliardi di euro per la realizzazione della dotazione infrastrutturale, per il periodo 2014-2020; i primi 11 miliardi sono stati messi a bando tra i Paesi e l’Italia parteciperà, per i quattro corridoi che le spettano, a prendere quota di tali risorse. Ma è evidente che il tema delle risorse per la realizzazione delle grandi opere, ma anche delle risorse che ogni singolo Paese deve destinare in particolare alla manutenzione straordinaria di un territorio, è un tema che in Europa deve essere posto. Infatti, per intervenire sulla manutenzione straordinaria di un territorio, per recuperare anni di ritardo, occorrono poi ovviamente risorse e risorse ingenti”.
Concludendo, il Ministro ha evidenziato, in particolare, l’opportunità di discutere di un disegno complessivo, che veda il confronto tra Parlamento e Governo, tra istituzioni e ceti produttivi e sociali, per comprendere in che modo le infrastrutture possano continuare a dare un contributo determinante per la crescita del Paese.