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Riforma del diritto fallimentare - Il CDM approva il DdL delega - Il commento dell'ANCE

Archivio, Fiscalità e incentivi

Riforma del diritto fallimentare – Il Governo approva il Disegno di Legge delega

11 Febbraio 2016
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Il 10 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge delega relativo alla riforma delle discipline della crisi d’impresa e dell’insolvenza (cd. “riforma del diritto fallimentare”).
 
Come noto, l’approvazione del Provvedimento da parte del Governo giunge a valle dei lavori della Commissione di esperti (“Commissione Rordorf”), che ha individuato i contenuti dello Schema di Legge delega per la riforma delle procedure concorsuali e degli istituti collegati alle crisi d’impresa[1].
 
Il DdL dovrà ora iniziare l’iter parlamentare, che precederà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’entrata in vigore del Provvedimento.
 
In merito, si evidenzia che, trattandosi di una legge delega, a questa seguiranno uno o più Decreti Legislativi che conterranno la riforma vera e propria del diritto fallimentare che, si ricorda, è oggi disciplinato dal R.D. n.267/1942.
 
Peraltro, l’annunciata revisione delle procedure d’insolvenza si affianca alle misure già adottate nei mesi scorsi con il Decreto Legge 27 giugno 2015, n.83 recante “Misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria”, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2015, n.132.
 
Nello specifico, nel DdL vengono enunciati i principi generali della riforma, quali:
  • la razionalizzazione e semplificazione dei procedimenti previsti dalla legge fallimentare (R.D. 267/1942), anche in vista della stesura di un nuovo testo legislativo sulla materia;
  • l’individuazione di misure idonee ad incentivare l’emersione dalla crisi;
  • l’incentivazione dell’istituto del concordato preventivo con continuità aziendale rispetto al concordato liquidatorio;
  • la ridefinizione delle regole relative ai crediti prededucibili, al trattamento dei creditori privilegiati, nonché alla suddivisione dei creditori in classi;
  • la previsione di un sistema sanzionatorio in caso di comportamento scorretto del creditore che abbia contribuito all’aggravamento della situazione debitoria;
  • l’individuazione di soluzioni dirette al mantenimento della continuità aziendale;
  • l’estensione dell’applicabilità dell’istituto dell’esdebitazione (già previsto per gli imprenditori individuali) anche alle società;
  • la revisione della disciplina relativa all’amministrazione straordinaria, applicabile anche alle grandi imprese in crisi;
  • l’opportunità di introdurre una specifica disciplina nazionale relativa all’insolvenza dei gruppi d’imprese.
Al riguardo, nel condividere, in linea generale, l’approfondimento, nel DdL delega, del concetto di “insolvenza” in contrapposizione al tradizionale “fallimento”, si auspica che, al di là di aggiornamenti meramente terminologici, l’annunciata riforma prenda in considerazione anche le cause che la generano.
 
In sostanza, si ritiene indispensabile che venga codificata a livello normativo la differenza fra insolvenza dovuta alla crisi (ossia a condizioni oggettive e sfavorevoli di mercato), e quella prodottasi a seguito della mala gestione dell’attività da parte degli amministratori.
 
In tal modo, verrebbero definite con maggiore chiarezza le ipotesi di responsabilità degli amministratori, che sarebbero perseguiti solo in caso di effettivi e comprovati comportamenti illeciti, con la completa esclusione da qualsiasi addebito nel caso in cui, invece, il dissesto dell’impresa sia causato da fattori economici e non dipenda da “leggerezze” nella gestione patrimoniale dell’impresa.
 
Un altro tema che, per l’ANCE, appare prioritario, e che dovrebbe trovare spazio in sede di attuazione della delega riguarda la necessità di ridimensionare la pretesa dello Stato, tanto più necessaria ove questa si manifesti, con modalità spesso vessatorie, nei confronti dei soggetti che si trovano, a causa della crisi, in una condizione di obiettiva difficoltà a mantenere quella continuità aziendale che costituisce il presupposto per l’esercizio di qualsiasi attività.
 
Ci si riferisce, in particolare, a molteplici profili, quali l’urgenza di rivedere ed eliminare i privilegi relativi ai crediti erariali, nonché l’attenuazione della responsabilità penale per i contribuenti “virtuosi” che, in buona fede, non riescano a far fronte al pagamento delle imposte a causa di circostanze oggettive legate alla crisi economica.
 
Da ultimo, nella riforma del diritto fallimentare dovrà essere affrontata anche l’ulteriore questione legata all’aumento delle “procedure di allerta”, ossia degli istituti che dovrebbero consentire all’impresa in crisi di affrontare lo stato di insolvenza in via preventiva rispetto all’intervento dell’autorità giudiziaria.
 
L’ANCE non mancherà di monitorare l’andamento della riforma al fine di intraprendere le opportune iniziative presso le competenti Sedi istituzionali per risolvere, sotto il profilo normativo, le criticità collegate all’insolvenza d’impresa evidenziate dal sistema associativo, anche in seno al gruppo di lavoro “crisi aziendali”, coordinato dal Vicepresidente Giuliano Campana.

 


[1] La cd. “Commissione Rordorf”, istituita con il Decreto del Ministro della Giustizia 28 gennaio 2015, ha concluso la propria attività il 31 dicembre 2015.
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