Le Commissioni riunite Finanze e Attività produttive della Camera hanno deliberato lo svolgimento di un ciclo di audizioni informali nell’ambito dello Schema di decreto ministeriale recante regolamento in materia di requisiti di accesso, condizioni, criteri e modalità degli interventi del Patrimonio Destinato (Atto n.222, Relatori l’On. Massimo Ungaro del Gruppo IV e l’On. Serse Severini del Gruppo PD), con la richiesta di contributi scritti da parte dei soggetti interessati. Al riguardo, l’ANCE è intervenuta con un proprio documento di osservazioni e proposte (inviato anche alla Commissione Finanze del Senato).
In particolare, l’Associazione si è soffermata sui profili del testo riguardanti i soggetti beneficiari; i requisiti di accesso; le tipologie di interventi e dimensione degli interventi; le operazioni relative alla ristrutturazione di imprese, evidenziando per ciascun ambito criticità e proposte atte superarle.
In relazione, in particolare, alla dimensione degli interventi, viene rilevato che il vincolo contenuto al comma 4, lett. c) dell’art. 7, ovvero una soglia minima di 100 milioni di euro per le operazioni di partecipazione agli aumenti di capitale rischia concretamente di escludere un raggruppamento di imprese tra i 50 e 250 milioni di fatturato che potrebbero essere interessate allo strumento. Tale scelta appare in netto contrasto con la ratio della norma primaria (art. 27 del Dl Rilancio) che ha stabilito che al Patrimonio Destinato possono accedere le imprese al di sopra dei 50 milioni di fatturato.
Su questo punto si è anche espresso il Consiglio di Stato, come previsto dal DL Rilancio, che ha evidenziato come le soglie minime di cui al comma 4 dell’art. 7 siano “suscettibili di escludere dai benefici società non in grado di effettuare operazioni così rilevanti” e che “nella relazione illustrativa non sono forniti elementi sufficienti circa i criteri e le analisi utilizzati per la fissazione delle soglie in questione.
Inoltre, tale soglia minima non deriverebbe da alcun vincolo comunitario ma è stata adottata solamente per evitare che l’operatività dello strumento sia eccessivamente frammentata, tale da comportare un incremento di rischio per CDP. Al contrario, una soglia minima più contenuta, non solo consentirebbe di estendere l’intervento ad una platea più ampia di imprese di medie dimensioni, altrimenti esclusa, ma permetterebbe l’inclusione di un maggior numero di interventi di importo più limitato e, quindi, una maggiore diversificazione di portafoglio e, dunque, un minor rischio. Per queste ragioni, sarebbe dunque necessario rendere omogenea la soglia minima di intervento tra il regime di aiuto Temporary Framework e quello stabilito per gli interventi a mercato (art, 17 co. 4) a 25 milioni.
In allegato il Documento con il dettaglio della posizione ANCE consegnato agli atti della Commissione.
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