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‘Mantenere fermo il ruolo della contrattazione collettiva’ – Nonostante nel settore delle costruzioni il trattamento economico obbligatorio orario sia superiore a 10 euro, l’individuazione di una misura minima può “indebolire il potere negoziale delle parti sociali, non valorizzando le diverse qualifiche dei lavoratori né le peculiarità dei singoli settori”. Inoltre, “qualora tale salario minimo dovesse risultare inferiore al valore definito dalla contrattazione collettiva, le imprese che non applicano alcun contratto potrebbero presentare un’offerta più vantaggiosa, con la conseguente fuoriuscita dal mercato di tutte le imprese che fanno riferimento ai minimi contrattuali”. Lo ha sottolineato l’Ance in audizione Commissione Lavoro del Senato. L’Associazione dei costruttori “ritiene opportuno mantenere fermo il ruolo della contrattazione collettiva, per l’edilizia nazionale e territoriale, quale garanzia di proporzionalità e adeguatezza della retribuzione. Occorre, pertanto, intervenire per rendere obbligatoria l’applicazione dei contratti collettivi nazionali, e territoriali per l’edilizia, stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e strettamente connessi all’attività oggetto dell’appalto o della concessione svolta dall’impresa anche in maniera prevalente”.
Fonte Ansa
Salario minimo, ANCE: si rischia la fuga dai contratti collettivi
Rendere invece obbligatori i CCNL che evitano dumping salariale – L`introduzione del salario minimo rischia di innescare “una fuga incontrollata” dai contratti collettivi di lavoro “a danno delle imprese regolari e del complessivo impianto normativo contrattuale, al solo scopo di ridurre il costo del lavoro e creare forme di dumping salariale”. E’ quanto ha denunciato l’ANCE nel corso di un’audizione alla Commissione Lavoro del Senato. L’Associazione dei costruttori edili ha sottolineato che “in particolare nel settore dell`edilizia, le parti sociali nazionali comparativamente più rappresentative, con i contratti collettivi di categoria stipulati, garantiscono già ai lavoratori trattamenti economici coerenti e in linea con l`andamento economico e produttivo delle imprese che, comunque, soddisfano pienamente i valori riportati per il salario minimo” oltre che il “riconoscimento di tutte le relative tutele e prestazioni, anche in termini di formazione e sicurezza sul lavoro”. Per l’ANCE “occorre, pertanto, intervenire per rendere obbligatoria l`applicazione dei contratti collettivi nazionali, e territoriali per l`edilizia, stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e strettamente connessi all`attività oggetto dell`appalto o della concessione svolta dall`impresa anche in maniera prevalente”. Questo, secondo ANCE, “è il percorso da intraprendere per garantire certezza ed equità nei trattamenti economici e normativi per i lavoratori”.
Fonte Askanews
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