
Cosa fare per non arrestare la crescita? In che modo evitare di disperdere l’eredità del Pnrr? E, soprattutto, in che modo la programmazione degli investimenti in un mercato delle opere pubbliche aperto e competitivo può contribuire ad evitare un pericoloso ritorno al passato? E’ attorno a questi temi che si è sviluppato il convegno organizzato dall’Ance, nella sua sede nazionale in Via Guattani a Roma, con un titolo sintetico ma fortemente evocativo: “Obiettivo Domani”. I lavori sono stati aperti dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha riconosciuto il contributo “importantissimo” che le imprese del settore “stanno dando alla trasformazione e rigenerazione della città”.
Al centro del convegno, al quale hanno partecipato esponenti delle istituzioni, della politica, giuristi ed esperti, anche uno dei temi più caldi sul fronte delle costruzioni, quello del caro-materiali, che riguarda il 70% dei cantieri delle opere in corso (di cui un terzo dei cantieri Pnrr) che devono fare i conti con aumenti dei prezzi che vanno dal 30 fino, in alcuni casi, al 65%. “Le imprese devono ancora ricevere circa 1,7 miliardi di euro già certificati relativi all’ultimo trimestre 2024 e ai primi 5 mesi del 2025. Rispetto alle risorse stanziate, secondo i dati del ministero delle Infrastrutture, per coprire il calo materiali del 2024 e di tutto il 2025 mancano all’appello 2,265 miliardi”, spiega in apertura del convegno la presidente dell’Ance Federica Brancaccio ricordando, inoltre, che “la crescita del Paese è fortemente condizionata dal completamento delle opere del Pnrr, che per il 50% attiene al nostro settore. Se l’edilizia rallenta o si ferma, il Paese non cresce”.
C’è la necessità di rifinanziare a misura del mercato “i costi di realizzazione delle opere appaltate negli anni passati, che sono tutt’ora in esecuzione – ha sottolineato il vicepresidente di Ance Luigi Schiavo -. In molti casi i prezzi risultano ancora superiori del 30-40% rispetto a quelli di aggiudicazione. Si tratta di lavori che in assenza di interventi mirati rischiano di ritrovarsi in un vuoto di tutela”.
Dalle preoccupazioni alle azioni concrete. Nel corso del convegno l’Ance ha messo nero su bianco le sue proposte: stabilizzare fino alla fine dei lavori il meccanismo previsto per fronteggiare il caro-materiali; superare la totale esenzione dell’obbligo di esternalizzazione per i concessionari operanti nei settori speciali fissando una quota minima analoga a quella prevista per i settori ordinari con l’obiettivo di garantire apertura del mercato e parità di trattamento; attualizzare l’incidenza percentuale delle spese generali, garantire la reale aderenza dei prezzari ai valori di mercato e vietare la richiesta di opere aggiuntive in sede di offerta economicamente più vantaggiosa anche quando l’appalto è su Pfte; porre regole e limiti effettivi all’”all” in house e, infine, intervenire sul Cct, l’istituto fondamentale per la corretta esecuzione delle opere al fine di efficientarlo ancora di più.
Altro grande tema di discussione, quello della concorrenza negli appalti pubblici. Nel 2024 sono stati registrati circa 62.000 appalti di lavori pubblici per un valore di quasi 61 miliardi di euro. Il 90% degli appalti è stato assegnato senza un reale confronto concorrenziale per un valore di quasi 20 miliardi: il 52,4% tramite affidamenti diretti e il 35,2% con procedura negoziata senza bando. Solo il 7,8% degli appalti ha seguito una procedura aperta, evidenziando una limitata competizione nel settore. Un argomento affrontato dal presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, che ha sottolineato l’attività di “vigilanza collaborativa” della sua authority, evidenziando anche la necessità di utilizzare i prossimi mesi per “preparare un ecosistema in grado di guardare oltre al Pnrr”. Un orizzonte tracciato anche da Carlo Deodato, segretario generale presidenza Consiglio dei ministri, che ha ricordato l’importanza del capitolo del Pnrr dedicato alla riforma degli appalti pubblici.
Alla prima sessione dei lavori hanno preso parte, tra gli altri, Arturo Cancrini, Professore Università Tor Vergata e avocato Cancrini e Partners, Luigi Carbone, Presidente IV Sezione Consiglio di Stato, Paolo Grasso, Capo di Gabinetto del Vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini, Elena Griglio, Capo Ufficio legislativo Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Erica Mazzetti, Commissione Ambiente Camera dei deputati Gruppo FI, Massimo Milani, Commissione Ambiente Camera dei deputati Gruppo Fdl, Tilde Minasi, Capogruppo Lega in Commissione Ambiente Senato della Repubblica, Agostino Santillo Vicepresidente Commissione Ambiente Camera dei deputati Gruppo M5S, Francesco Sciaudone, Professore e avvocato Managing Partner GA Alliance Massimo Sessa, Presidente Consiglio Superiore Lavori Pubblici, Marco Simiani. Capogruppo PD in Commissione Ambiente Camera dei deputati e Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi Istituto Bruno Leoni. A concludere la prima parte del convegno l’intervento del viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi che ha sottolineato l’importanza dell’esperienza del Pnrr anche nella definizione del nuovo codice degli appalti. “L’edilizia usciva da un stagione di grande crisi, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha consentito al settore di superare l’emergenza. Ma non si può pensare che dal 2027 finisca tutto. Anche dopo il Pnrr dovremo puntare a realizzare ponti, strade e ferrovie…”.
Non meno interessante il dibattito pomeridiano, centrato soprattutto sul tema della concorrenza, con la partecipazione di Francesco Anglani, Avvocato partner BonelliErede, Galeazzo Bignami, Presidente Gruppo Fratelli d’ltalla Camera dei Deputati, Aldo Isi. Amministratore delegato Rete Ferroviaria Italiana, Vito Meli, Responsabile Dipartimento concorrenza ACCM, Vincenzo Nunziata, Presidente Aeroporti di Roma, Raffaella Paita, Presidente Gruppo Italia Viva Senato della Repubblica, Aristide Police, Professore Università Luiss e avvocato Police & Partners, Anna Romano, Professore e avvocato name partner Satta Romano & Associati.
Sessione mattutina
Sessione pomeridiana
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